Sto leggendo il nuovo albo (in digitale) della classicissima serie Blake et Mortimer e il pensiero viene intenzionalmente portato alle V1 naziste che bombardavano Londra nella mostruosa Seconda Guerra Mondiale. In effetti la storia è ambientata in quel periodo della nostra Storia (1944, per la precisione), pur se nella leggermente ucronica variante della serie a fumetti.
Già, perché i nostri eroi so british vivono in una sorta di storia parallela alla nostra, identica quasi in tutto, se non fosse per le varianti inserite, subito dopo la Guerra (quella vera), ipotizzando una sorta di “terza guerra mondiale” nel 1946. Poi quella finisce (nel racconto) e l’universo di Blake e Mortimer si riunisce al nostro (con tanto di Beatles e tutto il resto). Varianti lievemente ucroniche non del tutto intenzionali, in fondo, giacché, all’epoca, il creatore Jacobs viveva il mondo del fumetto con estrema professionalità tecnica e narrativa, ma con la piacevole leggerezza che erano soliti usare gli autori del secolo scorso, quando ancora si sentivano dei bravi artigiani (prima che il mercato del fumetto li elevasse a Star della Letteratura e dell’Arte, provocando disastri non solo psicologici). Insomma le varianti c’erano, ma erano limitate “al momento” (e potevano allegramente essere contraddette subito dopo); non facevano parte di una strategia complessiva, come invece si usa fare oggidì costruendo mondi interi a tavolino prima ancora di disegnare una pagina. Ciò potrebbe far scattare il meccanismo nostalgico della serie “era meglio una volta”, ma in realtà non importa nulla: quel che conta è che l’autore si diverta (provi gusto nel fare il proprio lavoro al meglio) e riesca a far arrivare al lettore qualcosa che vale davvero la pena. Il resto sono solo chiacchiere (per giunta senza distintivo).
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