Una delle eccezionali opportunità che la View Conference di Torino fornisce a chi la frequenta, è quella di poter incontrare personaggi di spessore e levatura assoluta quali, nel caso di martedì sera, il pioniere della computer graphic e della “realtà virtuale” (tema portante di questa edizione di View), professor Donald P. Greenberg; da noi ribattezzato, approfittando della sua squisita gentilezza e del suo spiccato senso dell’umorismo, “Doctor VR” (Virtual Reality, of course).
La sua “lectio magistralis” ha chiuso i lavori della prima giornata ufficiale (in realtà lunedì si era già beneficiato di un gustoso “aperitivo” con alcuni workshop, tra cui uno dello stesso Greenberg) in modo assolutamente degno, dopo che l’argomento “realtà virtuale” era già stato declinato sotto molteplici prospettive da relatori brillanti ed efficaci quali il ricercatore del MIT Pratik Shaha e la CEO e co-fondatrice di Baobab Studios Maureen Fan, ai quali dedicheremo dei post appositi.

Cosa serve (ancora) per rendere “reale” la realtà “virtuale”? Ma la vera domanda è: ha ancora senso una tale dicotomia?
Piccolo excursus storico: dall’invenzione del telefono all’avvento del web, ogni santa volta la reazione di buona parte del “Mondo Civile” è stata analoga a quella della celebre coppia della China Martini: “dura minga-non dura-non può durare”.

“Dura minga!-Non dura!-Non può durare!”

“Dura minga!-Non dura!-Non può durare!”
Ebbene, il salto che negli ultimi 25 anni hanno fatto le tecnologie digitali è ormai un confine, uno spartiacque che le nuove generazioni si sono lasciate alle spalle senza ripensamenti: mentre noi della “vecchia guardia” continuiamo a prenderci il digestivo il mondo ha già imboccato la Quarta Dimensione!

Dal “rivoluzionario” Sketchpad di Ivan Sutherland (1963)…




Per saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Saccade
… e arrivare ai giorni nostri, immersi in una realtà sempre meno “virtuale” e sempre più parte integrante delle nostre esistenze…
Il futuro è già contenuto in noi, in quell’apparato perfetto e misterioso che è il nostro organismo; si tratta ancora di acquisire “gli occhi” e gli strumenti adeguati per poter fruire appieno delle sue infinite possibilità: attualmente usiamo il 5% del nostro potenziale, direi che possiamo fare meglio… o no?
Grazie mille, professor Greenberg… per il suo lavoro, per i tanti eccellenti professionisti che ha forgiato con il Suo insegnamento, per l’instancabile curiosità ed entusiasmo, per l’esempio di una mente e un’anima che vogliono continuare a vedere cosa si nasconde dietro la prossima curva… e, soprattutto, grazie per la sua gentilezza.
Thanks so much!


