14 Dicembre 2015 09:30

Roma “capitale” del cinema: è un inizio? Speruma bin

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vignetta di Andrea Pazienza tratta dal web

“L’Unesco ha proclamato oggi (per chi legge, venerdì 11 dicembre, n.d.G.) Roma ‘città creativa’ del cinema. Il prestigioso riconoscimento internazionale è stato annunciato ufficialmente a Parigi e consente a Roma di fare il suo ingresso, insieme a Parma proclamata città creativa per la gastronomia, nel network con finora 69 città di 32 Paesi, tra cui Bologna per la musica…” [notizia integrale qui: http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/12/11/news/unesco_roma_proclamata_citta_creativa_del_cinema-129253987/?ref=fb&refresh_ce ]

Bè, se smettessero per un momento di spruzzarsi addosso lo champagne e di fare la “ola”, i nostri prestigiosi ed entusiasti “addetti alla cultura” (copyright Franco Battiato) potrebbero forse interrogarsi un minimo sul fatto che nel network delle “elette” compaiano soltanto (o forse dovremmo dire: “addirittura”?) altre 4 (quattro!) città italiane, oltre alla neoeletta capitale: Bologna (per la musica), Fabriano (folk art e artigianato), Torino (design) e Parma (gastronomia, ovviamente).

Spiego meglio: se oltre ad appuntarci una stelletta sulla ormai consunta marsina questi riconoscimenti servissero davvero a qualche cosa, io penso che la prima dovrebbe essere di farci interrogare su quanto effettivo investimento questo Paese abbia negli ultimi decenni dedicato alla cultura e ai suoi potenziali sbocchi economici e professionali. Chiacchiere a parte, la mia esperienza lavorativa nel settore, versante biblioteche, mi spinge ad dubitare dell’effettiva opportunità di tanti festeggiamenti, considerato che non piazziamo neanche una bandierina in campo letterario o nelle discipline artistiche multimediali. A mio modesto avviso, per una nazione che vanta un passato intellettuale come il nostro e, malgrado tutto, continua a dimostrarsi eccellente nella produzione di idee, tale assenza in settori basilari è il segno palese della mancanza di una programmazione e, soprattutto, di fiducia reale nella cultura come motore propulsivo del Paese.

Rarissime le sinergie o i piani a lungo termine, non esistono efficaci politiche “educative” per abituare il cittadino a fruire del proprio patrimonio artistico, le risorse (e le finanze) si disperdono fra troppe “parrocchiette” e dietro alle mode del momento: non è così che “si fa” cultura.

Le parole sono una cosa, ma i fatti descrivono (purtroppo) un’altra realtà.

Speruma bin.