18 Gennaio 2015 17:00

Si fa presto a dire pirla

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“Qualcuno ha cercato di impedire questo convegno con insulti e minacce nei miei confronti in primo luogo ma da ministro dell’Interno mai fatto condizionare, figuratevi se mi facevo condizionare da quattro pirla“, ha detto.“  – così il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ha democraticamente spiegato in qual guisa considera le voci contrarie allo stile della sua amministrazione, nella fattispecie riguardo al discusso e discutibile convegno ‘in difesa della Famiglia’(sic!) cui la Regione ha concesso anche il logo dell’Expo, ovvero di quella importante vetrina che tra non molto permetterà al resto del mondo di verificare il livello raggiunto dalla civiltà nostrana. Il fatto che i responsabili di Expo non fossero molto d’accordo a impataccare il loro marchio su un evento così autoreferenziale e ambiguo nei contenuti, e che il sindaco di Milano, Pisapia, avesse espresso pareri notevolmente contrari, non ha certo dissuaso il governatùr a proseguire imperterrito, prestandosi pure per chiudere i lavori.

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Alcuni stralci degli illuminati (e illuminanti) interventi dei relatori al convegno li potete leggere qui: dagli ameni luoghi comuni del ‘sociologo’ Introvigne, alle fumose pseudoverità ‘scientifiche’ del sedicente ‘Progetto Pioneer’ (altro guazzabuglio di banalità ritrite, propinate con quei toni pacati e suadenti che si usano con chi non ha la minima idea dell’argomento però ama ascoltare gli ‘espertoni’); dal ‘crociato’ Adinolfi, che tra citazioni pop a casaccio fa un bel po’ di promozione al suo programmatico libro ‘Voglio la mamma‘ (vero e proprio manifesto dell’italianità media perennemente avvinghiata alla  sottana di turno) fino alla ‘macchietta’ Miriano, la quale si è data in pasto al pubblico caricandosi sulle spalle – ma con ‘autoironia! – tutto il campionario del maschilismo veteroreazionario spacciato qui per prova inconfutabile che il posto delle donne è a casa, poiché ‘l’accudimento è femmina‘, ovvero l’argomentazione suprema con cui si continua a difendere una società maschilista e discriminatoria.

Haziel%20vignettaMirabile la cerchiobottistica chiosa, utile a scrollar via sospetti di presunta omofobia: “Il primo nemico delle famiglie non sono i gay: è il fisco“. – nemico pubblico n’1, l’Agenzia delle Entrate, accontenta tutti e fa sembrare che si stia parlando seriamente della realtà: applausi garantiti.

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Spazio per una discussione? Siamo dalle parti del Cioni Mario: “Pole la famiglia esser diversa da quella ‘Naturale’? NO. Si apra il dibattito.”

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A scanso di malintesi, il presidentissimo ha aggiunto: “Ne organizzeremo un altro”, stavolta in pieno Expo. Che tutti sappiano! – “Sono molto contento che si sia svolto questo che e’ piu’ di un convegno, e’ un punto di partenza… Qualcuno se l’e’ fatta sotto per una telefonata arrivata da Roma, io sono andato avanti. Qui oggi ho capito che vogliamo nutrire i nostri valori, e nutrire i valori e’ il tema di Expo.“ – bene, almeno ci siamo chiariti.

Ora, far capire a un leghista che la discriminazione, l’omofobia e l’autoritarismo unilaterale sono forse considerati virtù soltanto in quegli pseudostati ‘canaglia’ che ‘tramano ai danni dell’Occidente’, e contro cui in questi giorni il suo Segretario sta sputando veleno a piena ugola, capite bene che risulterebbe uno sforzo inutile. Così come far notare al signor Maroni e alla sua Giunta che non sono i sovrani assoluti di Milano e dintorni, bensì semplici amministratori tenuti a dar voce anche a coloro che non si rispecchiano nei loro cosiddetti ‘valori’; negare un contradditorio, come è stato fatto anche durante il convegno allontanando bruscamente un giovane che aveva posto domande scomode ma leggitime, non costituisce un atto di coraggioso decisionismo: è un sopruso.

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Non si pretende la rettitudine e il rispetto per le istituzioni di una Emma Bonino, ma se per costoro, facendo propria la famosa ‘regola del Marchese del Grillo’ (io so io e voi non siete un c…o), governare risulta soltanto un privilegio e le proprie linee guida di partito (oltre alle alleanze politico-ideologiche) l’unico metro di giudizio, allora non c’è da stupirsi che il sistematico disprezzo delle istanze altrui diventi un atteggiamento da ostentare come simbolo di coerenza e vigore: chi non ricorda i volitivi ‘ombrelli’ del capostipite Umberto?

Niente di male, dunque, definire ‘quattro pirla’ duemila persone, tra partiti di centrosinistra, associazioni lgtb, sindacati e semplici cittadini che non si rispecchiano nell’andi alla ‘me ne frego!‘ dell’amministrazione leghista: anzi, che tutta la Lombardia (per cominciare?) diventi un ‘califfato padano’, popolato da ferventi ‘sentinelle’ e militanti votati alla Causa e alla Fede (in quest’ordine), e cara grazie se si può ancora circolare senza la sciarpa del Milan o dell’Atalanta sulla camicia verde d’ordinanza! Si scherza, ovviamente, come del resto fanno spesso fini umoristi quali Calderoli e Borghezio suscitando notevole ilarità nel resto del mondo… oppure no?

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Comunque Le crediamo, governatore, Lei non è tipo da farsi condizionare dalle nostre sprovvedute obiezioni: dei suoi veri referenti si può dire tutto, tranne che siano dei pirla.  [Eric Rittatore]

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