16 Dicembre 2014 08:45

L’incredibile Espadon! So british…

Espadon blog BlakeMortimer
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L’avete letto Il bastone di Plutarco, da poco uscito? Se la risposta è sì, siete pronti per “tornare” al Segreto dell’Espadon che ne è la cronologica prosecuzione, anche se è stato pubblicato nel 1946 (ed è stato il primo episodio della longeva serie delle avventure di Blake e Mortimer). Già, perché è proprio con quel pesce spada volante che, sulla neonata rivista Tintin, l’amico e prezioso collaboratore di Hergé (nonché cantante lirico) Edgar Pierre Jacobs, inconsapevolmente dava il via a quello che sarebbe diventato un classico della letteratura francofona belga. L’Espadon, di cui avete visto i primi progetti ne Il Bastone di Plutarco, è decisamente un congegno fuori del comune. L’autore lo definiva trifibio: parte da una base sottomarina, può essere telecomandato o pilotato, può gettarsi sull’obiettivo dal cielo e poi rituffarsi in acqua, può attaccare sulla superfice come un fuori bordo, o manovrare come un sottomarino. D’altronde, come scoprirete leggendo gli albi, per risolvere la “terza guerra mondiale”, ci voleva per forza qualcosa di assolutamente speciale e all’altezza delle terribili armi messe in campo dal folle imperatore tibetano Basam-Damdu. In questo misto di ucronia e fantascienza, si è nel pieno della comprensibilissima paranoia post bellica, ma, in realtà, eravamo semplicemente nel solco del precedente fumetto di Jacobs, le Rayon U.

Rayon U italiano
Il Raggio U, edizione italiana Comic Art.

In effetti avrebbe dovuto esserne la seconda parte, dal titolo Le Rayon U Fulgurant, un’avventura di quelle (in Italia lo sappiamo bene) che coprivano il vuoto lasciato dalla fantascienza statunitense, quella di Flash Gordon, che era incappata nella censura fascista.
E proprio il legame con il “fumetto di regime” (per quanto fosse solo la versione locale delle storie americane) pubblicato sulla rivista Bravo! (che usciva durante l’occupazione nazista del Belgio), costrinse Jacobs a cambiare diverse cosette e soprattutto titolo e personaggi, per evitare finire nel mirino della giustizia post guerra. Il suo editore, Jean Meuwissen, alla Liberazione venne accusato, il 6 agosto 1945, di “propaganda a favore del nemico” e condannato a morte tramite fucilazione dal Consiglio di Guerra di Bruxelles l’11 dicembre 1946. Insomma, Jacobs aveva i suoi bei motivi per preoccuparsi e trovare alternative narrative. 

espadon english
L’Espadon in versione britannica.

Alla ricerca di nomi nuovi, il professor Philip Mortimer avrebbe potuto chiamarsi Manderton e il suo amico Francis Blake avrebbe potuto essere il colonnello Dreck. Ma questo è il meno. La cosa più curiosa, forse, è che il racconto di questa ucronica terza guerra mondiale vede protagonista assoluta la Gran Bretagna. Le grandi capitali sono distrutte dalla mostruosa macchina da guerra tibetana e solo i britannici possono guidare la Resistenza… Scelta curiosa (impensabile, forse, oggidì) in parte dettata dall’anglofonia di Jacobs, che si giustificò così: “I personaggi inglesi si adattano meglio alle situazioni insolite, bizzarre, strane. E poi, c’è il famoso humour britannico, che sdrammatizza e fa superare più agevolmente i momenti drammatici o troppo tesi.” Bizzarra la giustificazione, forse.

Excelsior 353
Il pericolo giallo!

Quanto alla scelta del mostruoso nemico globale, l’impero tibetano (quantomeno improbabile, oggi) rientra in quel filone del “pericolo giallo” in voga dalla fine del XIX secolo. Non è per niente strano, purtroppo, che quando le cose vanno male si cerchi un colpevole il più diverso possibile da noi. Psicologia patetica, quanto pericolosa, questa sì, che pone le basi a ogni tipo di nefasto (e inutile) razzismo. Qui era però solo un artifizio narrativo, mentre i terrificanti missili di Basam-Damdu erano un richiamo fin troppo evidente (e vicinissimo nella memoria collettiva) alle V2 tedesche, pur se colorate tutte di rosso, invece di essere a scacchi. La scacchiera tornerà, invece, decisamente più tardi, ma nel razzo lunare di Tintin, che, ad anni di distanza dalla fine della vera guerra mondiale, può finalmente trasformare quell’immagine di morte in un positivo traguardo scientifico. Ma questa, come suol dirsi, è davvero un’altra storia.

Espadon integrale
I missili tibetani che ricordavano le V2.