5 Dicembre 2014 21:00

Sssst … lasciamoli guardare.

Dove siamo? Potrebbe trattarsi di Annecy, o di qualche altro festival cinematografico dedicato ai giovani nel Vecchio o nel Nuovo Continente …

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… e invece siamo in Qatar, all’Ajyal Youth Film Festival organizzato dal Doha Film Institute, organizzazione culturale indipendente e no-profit fondata da Sheikha Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al-Thani che, tra le altre cose, ha finanziato il film d’animazione prodotto da Salma Hayek e tratto dal poema di Kahlil Gibran, ‘The Prophet la cui proiezione speciale chiuderà domani la seconda edizione della manifestazione. Nel ricco programma anche ‘Song of the Sea’ di Tomm Moore e ‘Princess Kaguya’ di Isao Takahata.

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Ajyal in arabo significa ‘generazioni‘, e pare proprio questo essere il senso di questo festoso happening in cui pubblico e giurati di tutte le età si scambiano spesso di posto e di ruolo, mentre giovani locali e provenienti da altre parti del mondo fraternizzano grazie alla magia del cinema, un linguaggio che riesce a unire come pochi altri quando si libera dai lacciuoli dell’ideologia e del fanatismo. Del resto, non è sempre stato così?

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Si possono incontrare interessanti e (ebbene sì) divertenti interlocutori in ogni dove, se si mettono da parte per un po’ gli ipse dixit e le pastoie mentali di cui ci carichiamo quotidianamente: ce lo insegnava già un mite quanto integerrimo avvocato dell’Alabama il quale aveva capito che le vere rivoluzioni si fanno un passo alla volta, con tenacia e coraggio ma anche, e meno male, con un  sorriso.

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Generalmente, i bambini dai modelli ‘adulti’ che li circondano imparano l’esatto contrario, ovvero che il prossimo non esiste, gli altri sono tutti ‘estranei’, ‘stranieri’ nel senso più alienante del termine, e che homo homini lupus e bisogna diffidare sempre e quando possibile attaccare per primi … salvo però intrupparsi a sfilare per qualche ‘buona causa’ purché collettiva e approvata dalla propria comunità. Insomma, i bambini imparano presto a essere ipocriti, aggressivi, diffidenti e prevenuti come spesso gli dimostriamo di essere noi nel quotidiano: li ‘addestriamo’ così, dunque perché poi scandalizzarsene?

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Ma quando possono essere semplicemente se stessi, non è bellissimo vederli sorridere? Non è splendido l’incanto con cui si abbandonano alla magia dello schermo e delle immagini, perlomeno quando gli si propone cinema di qualità e non la solita zuppa liofilizzata che mira a trasformarli in polli d’allevamento? Non sarebbe più giusto discutere  finalmente con loro che cosa desiderano vedere, senza più censori e numi tutelari che si arrogano “a fin di bene” (brrr…) il diritto di decidere ciò che vada o non vada bene per loro, spesso senza la minima cognizione di causa? A me pare proprio che ne valga la pena, di nutrirli di bellezza e di cultura, ma anche di leggerezza, in dosi massicce …  e al diavolo le diete!

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Dunque, lasciamoli divertire … insieme.

[Lo so, sto diventando mielosamente retorico. Si invecchia.]