Esiste su internet una piccola e lodevole congregazione a livello planetario di notevoli esperti di fumetto (“comics scholars”) che discutono, anche per settimane di fila, di argomenti che (com’è logico aspettarsi per ogni discussione “scientifica”) possono non interessare per nulla ai normali lettori di fumetti (“comics readers”). L’argomento del momento, tuttavia, un qualche interesse per la stampa generalista potrebbe averlo, giacché si tratta della vexata questio “graphic novel”: dove, come, quando 
e perché è nato questo termine, e chi lo ha tirato fuori? Lo scopo di quel termine era (ed è) solo una brillante trovata di marketing (di successo) per far accedere i fumetti al tempio delle librerie? Se “novel” vuol dire “romanzo”, il giornalismo
a fumetti di Joe Sacco & co. può lo stesso essere chiamato “graphic novel” (romanzo grafico), o necessita di altra etichetta? E, soprattutto, perché non chiamarli semplicemente “fumetti”? Se necessario, romanzo a fumetti, racconto a 
fumetti, biografia a fumetti, inchiesta giornalistica a fumetti ecc… Uno degli illustri esperti della citata congregazione, ha raccontato che, quando tiene lezioni sul fumetto, inizia tenendo in mano un albo a fumetti di Superman (o simile) per poi dire: “Questo 
comic book non è (sempre) comico e non è nemmeno un libro”. Analoghe discussioni si intrecciano periodicamente sull’altra vexata questio storica, mai definitivamente risolta: le origini del fumetto – dove, come, quando, perché, chi. Se, nonostante tutto, la curiosità scientifica vi assalisse, potrebbe bastarvi inserire in un motore di ricerca le magiche paroline “graphic novel” o “origini del fumetto” o similari. Tuttavia, ignorarle completamente non inficia minimamente il piacere della lettura di un buon fumetto. A Natale potete regalarne tranquillamente, senza problemi di sorta, e buona lettura!
