24 Marzo 2010 01:27

Intervista al regista del Piccolo Nicolas e di Asterix

image005Riceviamo da Alphabet City: Conferenza stampa il piccolo Nicolas: Intervista a Laurent TirardQual è il segreto della longevità di Nicolas? Il segreto del successo di Nicolas è soprattutto dovuto al talento dei suoi autori, Goscinny e Sempé e la loro capacità di farci ricordare la nostra infanzia. Nicolas è fatto sicuramente per i bambini, ma non solo, perché anche gli adulti si riconoscono nelle avventure di Nicolas.Nelle storie del piccolo Nicolas c’ è sicuramente tanta poesia, ma anche tanta ironia, non c’è quello sguardo benevolente che si ha nel guardare i bambini dall’alto in basso, ma la storia viene raccontata mettendosi allo stesso livello. È stato difficile lavorare con tanti bambini? Ho deciso di prendere un cast di bambini che non avevano mai avuto esperienze nel mondo dello spettacolo, perché facendo il casting ne ho visionati alcuni che avevano già lavorato nel cinema o a teatro e li trovavo poco spontanei, troppo meccanici. Sicuramente è difficile lavorare con bambini di quest’età, perché i bambini riescono a restare concentrati al massimo quatto ore, è stato come costruire un modello della torre Eiffel con i fiammiferi, ma il risultato finale è davvero magico per la loro spontaneità. Ci parli dell’ambientazione di Nicolas… La domanda che ci siamo posti è stata se era il caso di adattare il film all’età contemporanea e abbiamo capito che gran parte del fascino del piccolo Nicolas è proprio nell’ambientazione, un’epoca in cui non c’è violenza, non c’è criminalità e tutto era molto più copertina_libro_legstabile, dalla società alla famiglia. Il pubblico degli anni cinquanta trovava già nostalgiche le storie di Nicolas, ma la cosa fondamentale è che non si trattava di una nostalgia del periodo ma dell’infanzia vissuta in un mondo da favola in cui tutto è perfetto per i bambini. Gli anni Cinquanta si prestavano perché era un periodo successivo alla guerra in cui tutti erano pieni di speranza per il futuro. Come mai avete scelto di partire e chiudere con la foto di classe? Ci sono state molte ragioni per cui abbiamo scelto la foto di classe come apertura e chiusura del film. Il primo motivo è che la prima storia era quella, la foto di classe e mi è sembrato simbolicamente molto importante. E poi perché tenere fermi dei bambini è possibile solo in una foto. Inoltre mi sembrava importante mostrare il cambiamento di Nicolas all’interno delle sue avventure, dall’aspetto serioso dell’apertura a quello sorridente e fiducioso del finale. Sicruamente la mie intenzione era che volevo fare un film che non mentisse, trattando anche un argomento allarmante per un bambino e la cosa peggiore per Nicolas era perdere quello stato da imperatore e ho costruito la storia sulla paura che arrivasse un fratellino o una sorellina e quest’argomento non è presente nelle storie di Nicolas che sono brevi, quindi avevamo bisogno di qualcosa che tenesse insieme la storia e che fosse anche universale. La saga di Nicolas potrebbe diventare una serie alla Antoine Doinel per bambini… Il piccolo Nicolas è l’antitesi di Antoine Doinel. La forza de I 400 colpi è che Truffaut nicolasmostra la realtà dell’infanzia, il piccolo nicolas è invece ambientato in un mondo ideale e ovattato. Fare una saga di Nicolas sarebbe bello, c’è senz’altro il materiale, il problema è che fare un altro film significherebbe ricominciare tutto dall’inizio, perché lui e i suoi compagni hanno sempre nove anni, e l’idea di affrontare un altro film del genere non è facile e anche il pubblico potrebbe non apprezzare questi cambiamenti, preferiamo pensare che abbiamo fatto qualcosa di magico che ha maggiore importanza proprio perché unica. Cosa le manca di più dell’infanzia? La motivazione principale del fare questo film è stata proprio la nostalgia dell’infanzia e ciò che mi manca di più dell’infanzia è quella consapevolezza che tutto è possibile, mentre oggi purtroppo so che non è così. Nel film recita anche suo figlio. Come mai ha deciso di inserirlo nel film? Sì, è mio figlio, ed è stato lui a voler recitare nel film, non è stata una mia decisione. Lui voleva partecipare al film e io gli ho dato lo stesso monologo che avevo dato a tutti gli altri bambini che avrebbero fatto il provino. Lui inizialmente ha guardato il testo e ha detto “No, è troppo lungo, non voglio farlo”.AsterixOro Va bene, ho detto io, ma quando la sera tornavo a casa a vedere le cassette dei bambini provinati, alla fine ha deciso di volerlo fare e ha imparato il monologo a memoria. Non l’ho provinato io, ovviamente, ma è stato preso per un piccolo ruolo per cui è stato molto bravo. Devo dire che sono stato contento che il ruolo fosse piccolo, perché sono stato anche severo con lui sul set, ma allo stesso sono stato felice di aver lavorato con lui, perché credo sia stata un’esperienza assai formativa per lui e anche per me come padre. Nicolas riuscirebbe a resistere alla volgarità del nostro tempo? Sono sicuro che anche oggi ci sono bambini come i personaggi del film e quando abbiamo fatto vedere il film nelle scuole i bambini si sono immedesimati in loro, quindi credo che anche oggi Nicolas e i suoi amici troverebbero il loro spazio. Ci conferma che sarà il regista del prossimo Asterix? Sì farò il prossimo Asterix e i britanni e sono stato scelto perché lavorando al Piccolo Nicolas ho incontrato Anne Goscinny, la figlia di René, e lei era molto scontenta dell’ultimo Asterix, era affranta, e un giorno mi ha detto che avrebbe voluto che fossi io a dirigere il successivo film di Asterix e io ovviamente alla fine ho accettato. Per quanto riguarda il cast, la stampa francese ha fatto molti nomi senza chiedermi nulla, ma se devo essere sincero vorrei prima vedere la sceneggiatura, ma tendenzialmente vorrei cambiare, sia il tono che gli attori. Non so se ci riuscirò, ma tendenzialmente vorrei cambiare.