3 Febbraio 2020 10:42

Aperitoon di Gennaio. Guardando a Klaus e al futuro con poesia.

Giovedì 17 gennaio a Torino nel locale “Blah Blah” nella centralissima Via Po si è tenuta l’Aperitoon. L’ormai consolidato e atteso evento mensile che riunisce gli appassionati e i professionisti del cinema d’animazione. A presentarlo e organizzarlo è sempre Emiliano Fasano con l’indispensabile aiuto di Andrea Pagliardi.

Questa era la prima Aperitoon dell’anno, quindi si è fatto il punto di ciò che è accaduto nell’animazione negli ultimi periodi, in particolare il fenomeno “Klaus”, il film d’animazione europeo prodotto da Netflix e tra i candidati all’Oscar che sta facendo riconsiderare ai grandi studios l’uso dell’animazione a disegni animati nelle produzioni dei lungometraggi.

Anche per parlare di questo Emiliano Fasano invita sul palco il primo ospite della serata, Cecilia Petrucci, ex studentessa del CSC che ha lavorato a “Klaus” nella realizzazione dei fondali, specializzandosi in quelli boschivi, tanto che ¾ di quelli presenti nel film sono opera sua e la sua fama nel fare paesaggi di boschi di betulle sta crescendo.

Il motivo che l’ha spinta a andare a lavorare a Klaus è stata la voglia di provare come fosse lavorare all’animazione all’estero. In Italia ha lavorato come freelance, ha fatto illustrazioni e fumetti e ha studiato alla Event Horizon School, dove successivamente ha insegnato. Dice che fare l’insegnante le piace perché non è come stare davanti a un computer per otto ore al giorno senza vedere nessuno.

Lavorare a Madrid è stato bello. Racconta che sia lei che gli altri assunti hanno dovuto seguire un corso di due mesi per imparare a realizzare disegni nello stile del film e lei, che voleva tanto disegnare le case a punta tipiche del villaggio, ha realizzato un solo fondale con una casa e poi solo boschi e alberi.

A questo punto Emiliano Fasano chiama sul palco Giulia Bellonato, diplomata al CSC e coinvolta nella realizzazione di “Klaus” con il compito di fare il cleen up, ovvero ripassare e completare le animazioni realizzate da altri rendendole chiare, pulite e pronte per la colorazione. Anche lei è andata a lavorare allo SPA Studio perché voleva capire come fosse trovarsi dentro una produzione importante in un grande studio e conoscere sul serio l’industria produttiva dell’animazione.

 

L’esperienza ha consentito a lei e a Cecilia di incontrare dei veri supereroi dell’animazione. Veterani di studi come la Disney o la Dreamworks che hanno lavorato a film leggendari con cui si andava tranquillamente a prendere il caffè tra colleghi e a cui potevi chiedere di raccontare come fosse lavorare in quegli studi o a quel particolare film. Un’ esperienza unica.

Parlando della nomination all’Oscar le due erano connesse alla diretta dallo studio e hanno esultato insieme ai colleghi appena saputo che il loro film era tra i nominati. È stata una piacevole sorpresa anche la nomination del lungometraggio animato francese “I lost my body”, un ottimo risultato per gli studi indipendenti.

L’utilità della nomination nel diffondere la fama di un film è indubbia e il successo che Klaus sta riscuotendo sta innescando una rivalutazione dell’animazione a disegno animato per i lungometraggi.

Altro fattore positivo è l’aumento del lavoro che gli studi stanno mandando fuori dalle loro mura, permettendo agli animatori di lavorare a casa e spedire tutto via web. Questo è un lato che Giulia Bellonato apprezza molto perché non è sempre facile vivere nelle stesse città dove si produce o semplicemente non si può o non si vuole lasciare la propria casa. Un modo di fare che anche solo cinque anni fa non era vista bene dagli studios.

Le due ci tengono molto a ricordare che Sergio Pablos non ha voluto fare il suo film per far tornare l’animazione 2D, ma per farla progredire. Sperano che il successo che il film sta riscuotendo possa permettere allo “SPA Studio” di continuare a realizzare nuovi film o progetti.

Giulia Bellonato continua a lavorare, il momento favorevole all’animazione 2D per il cinema offre possibilità interessanti e ha sentito di una produzione in Canada… ma ancora deve decidersi.

Cecilia Petrucci ha avuto diverse richieste di collaborazione, anche a progetti che le sono piacciuti tanto. Ma ha preso un impegno con la BAO Pubbliscing per la realizzazione di un romanzo a fumetti e quest’anno lo passerà a disegnare e scrivere questa storia nel cassetto ormai da anni.

Finito con Klaus Emiliano Fasano chiama sul palco un grande amico di Aperitoon, Vincenzo Gioanola. Già in una occasioni passata aveva spiegato come realizzare delle GIF animate che rendono tridimensionali quadri e illustrazioni classiche e interrogato da Fasano ha raccontato quanto quelle Gif abbiano avuto successo tra gli utenti di Facebook.

Lui è una di quelle persone che passa le giornate davanti allo schermo di un computer a lavorare, durante le pause, invece di fare le parole crociate, realizza cose come quelle Gif, che sostiene non richiedano molto tempo, per poi postarle su Facebook. La cosa è andata bene per un po’, finché una Gif tratta da un’illustrazione di Gustave Dorè per la Divina commedia arrivò ad avere 100.000 condivisioni. Da lì seguirono migliaia di richieste d’amicizia, tanto che pensò a un guasto del server.

Riprendendo i discorsi fatti dalle due animatrici precedentemente sul palco spiega che loro sono le animatrici vere con la tecnica giusta, lui è un animatore non convenzionale. L’unica cosa che gli piace è far muovere le cose, ma anche lui ha fatto una serie animata. Lo dice con vivo orgoglio.

Racconta che c’era una volta questa ricca signora americana che voleva realizzare una serie animata positiva su proprio soggetto. Così si rivolse a uno studio indiano per sviluppare il suo sogno, ma il risultato non le piacque. Ridiede l’incarico a uno studio negli USA, ma anche questa volta il risultato non la convinceva. Per qualche motivo qualcuno le parlò di lui e colpita dal suo lavoro gli propose di fare la serie. Lui ha voluto provare e in un anno ha realizzato la serie in dieci episodi “AO Kids”. I personaggi e gli ambienti erano già stati decisi in precedenza dallo studio indiano, quindi il suo lavoro è stato “soltanto” di animare tutto. I personaggi sono molto semplici e nel disegno non ci sono nemmeno ombre o sfumature e pensando a “Klaus” è proprio un’altra cosa. Ma la serie è piaciuta all’autrice, che sta tentando di venderla ai vari canali.

Mostra un episodio: Un gruppo di otto Bambini di ogni etnia e varie forme è una grande famiglia che vive in una casa albero con la mamma. La serie ha una grande semplicità ed è molto carina e segue le vicende di questi bambini che devono imparare come vivere felici insieme mettendo da parte egoismo e capricci.

Vincenzo Gioanola presenta il suo ultimo cortometraggio Sono un poeta, cara”. Dipinto a mano su pellicola 35mm e ritoccato con Photoshop il cortometraggio mette in animazione una poesia del suo amico poeta Guido Catalano, che viene invitato sul palco per raccontare la sua versione dei fatti.

Lui e Gioanola si conoscono da vent’anni, quando lui aveva iniziato a recitare le sue composizioni nel locale che l’altro frequentava. Circa 19 anni fa Gioanola gli disse che voleva fare un cortometraggio tratto da una sua poesia e lui accettò subito. Andarono a registrare la poesia in camera da letto (Gioanola assicura che il luogo fu scelto esclusivamente perché silenzioso, non per secondi fini) e lui cominciò a lavorarci, tra le tante altre cose. Sono passati anni, Guido Catalano dice di non ricordare nulla di quando avvenne la registrazione e col passare del tempo Gioanola ha dovuto aggiungere la barba al Guido Catalano disegnato nella prima parte della pellicola, ma adesso il cortometraggio è pronto.

Il corto ha come protagonista il poeta che elenca a una donna, con cui aveva una relazione, vari momenti di questa e il perché sia finita. Un tema triste che il tratto irriverente di Gioanola rende buffo, parodistico e appassionante. La musica, realizzata anch’essa dall’animatore, incalza e accompagna bene l’azione mentre la continua invenzione di modi di illustrare il testo in modo divertente non stanca mai. Situazioni estreme illustrate con scene comiche fulminanti e argute. Un corto molto valido che ha divertito l’intera sala e portato Emiliano Fasano a domandargli se ha intenzione di mandarlo a dei festival, specialmente il festival di Animavi”, che si occupa del rapporto tra cinema d’animazione e arte poetica.

Mandare questo corto a è una cosa talmente naturale da fare che anche Guido catalano gli chiede perché non lo abbia fatto. Dopo qualche insistenza (e con aria un po’ imbarazzata) Gioanola ammette di aver fatto vedere il corto a Simone Massi (organizzatore del festival) e dopo avergli chiesto se poteva mandarlo a Animavi, l’autore di Urbino gli rispose dicendogli “Ne riparleremo” e ancora sta aspettando di riparlarne… Guido Catalano non è stato molto contento di sentire questa storia e ha annotato mentalmente Simone Massi nel suo libro dei nemici. Mentre Emiliano Fasano, molto più conciliante, ha detto sorridendo che si trattava sicuramente di un malinteso e avrebbe chiarito la situazione con Simone Massi. Chi scrive spera che questa sia solo una svista, perché il cortometraggio merita davvero di essere fatto vedere il più possibile.

Sale sul palco Riccardo Antonio Silvio Antonino di Robin Studio. Già venuto in passato per parlare dei lavori dello studio è tornato per raccontare i progressi fatti con il progetto “Reverie Dawnfall”, la serie animata in CGI ambientata in una futura, acida e cyberpunk società totalitaria.

La serie procede, ma come ogni studio per poter andare avanti con i progetti personali devono prima realizzare lavori per i privati, allungando così i tempi di produzione. Ma grazie a un quartetto di studenti eccezionali del politecnico composto da: Ilaria Ginepro, Stefania Abate, Giacomo Balma e Andrea Lorusso hanno potuto continuare il progetto, divenuto per i quattro parte della loro tesi di laurea.

Viene mostrato una prima versione di un trailer a cui stanno lavorando.

Il trailer mostra la protagonista in fuga, personaggi ricercati che si nascondono privi di speranza nelle parti scure di una megalopoli futura, claustrofobica e inquinata. La fuga da questa realtà, però, sembra in qualche modo possibile. Ma sarà reale o unicamente mentale?

Segue una dettagliata spiegazione della loro pipeline per il progetto. Non essendo loro animatori hanno realizzato le scene con i personaggi usando delle tute per la Motion Capture e degli attori che hanno recitato le parti. Tutto il mondo 3D e i personaggi sono stati fatti utilizzando l’ultima versione di Blender e sperimentando con le sue nuove funzioni, aggiungendone di proprie per la gestione dell’immagine.

Nonostante non sia finito il trailer mostra grandi potenzialità e abilità nella creazione del mondo in cui tutto si svolge. L’atmosfera è piena di pericolo e indifferenza. Lo stile grafico particolareggiato è più simile a quello delle illustrazioni e dei fumetti anni ’80 piuttosto che alla CGI contemporanea più vista e usata, soprattutto nei videogames.

Per ottenere questo risultato si sono ispirandosi a tante cose, tra cui i contorni frastagliati più artistici che la Mad Entertainment ha usato per i personaggi in “Gatta cenerentola”.

Loro sono fermamente decisi a portare avanti il progetto, devono trovare animatori e fondi. Per questo stanno pensando di aprire un account su Patreon, metodo di sostegno tramite donazioni mensili privo degli inconvenienti che adesso ha Kikstarter, in cui l’autopromozione dei vari progetti, tra pubblicità etc. sta arrivando a costare più dell’obbiettivo da raggiungere.

Stanno anche cercando produttori, sia in Italia che all’estero, disposti a finanziarli. Garantiscono serietà e una grande storia.

Con l’augurio di rivederli in un futuro prossimo per sapere come si stia sviluppando il progetto Emiliano Fasano saluta il gruppo e da il via all’ultima parte dell’Aperitoon, una grande discussione riguardanti gli Oscar. Oltre ai già citati lungometraggi la domanda che interessa di più è: “A chi verrà assegnato quello per il cortometraggio?”.

Quest’anno i titoli scelti sono davvero interessanti. Solo uno è prodotto da una major (La Sony con Hair Love) mentre gli altri sono di artisti indipendenti, inoltre tre su cinque sono realizzati in Stop Motion. Quasi come se il riconoscimento crescente a “Missing Link” della LAIKA abbia ispirato maggiore interesse verso questa forma d’animazione.

Sarà un corto in Stop Motion a aggiudicarsi l’Oscar per il miglior cortometraggio? Negli anni sono stati ben pochi i corti in questa tecnica che hanno vinto la statuetta. Che possa essere una di quelle occasioni?

Salutando tutti Emiliano Fasano invita il numeroso pubblico a tornare l’undici Febbraio per la prossima Aperitoon. Stesso posto, stessa ora. Sempre grandi sogni e grande cinema d’animazione.