8 Dicembre 2015 17:00

Anteprime Sotto18: “Adama”, il ragazzo che varcò la soglia

Sabato 5 dicembre, nell’ambito del Festival Sotto18 di Torino, nella sala 1 del cinema Massimo si è tenuta  l’anteprima italiana del lungometraggio animato francese Adama.

Emiliano Fasano, segretario Generale di ASIFA Italia, nonché assistente alla Direzione e curatore della programmazione di Sottodiciotto Film Festival, ha introdotto la visione di questo bel film diretto da Simon Rouby tirando per l’occasione anche un po’ le orecchie alla distribuzione italiana, decisamente latitante rispetto al resto del mondo: ma è forse una novità? Il Sotto18 fa da tempo un’opera meritoria, proponendo opere escluse dal circuito regolare dei cinema generalista a un pubblico di famiglie (ma non solo) che altrimenti non avrebbe altro modo di ammirarli altrove. Non di rado questi passaggi portano fortuna ai beneficiati: Yellow Bird di Christian De Vita, visto nella scorsa edizione, ha infatti trovato un distributore e finalmente, seppur soltanto in DVD, potremo vederlo anche noi.

Fasano ha elogiato lo stile “pittorico” di Adama e la volontà degli autori di raccontare la cultura e la storia dell’Africa (lo spunto in questo caso viene da un episodio non molto noto della Prima Guerra Mondiale, ovvero l’arruolamento di soldati provenienti dalle colonie nell’esercito di fanteria francese e utilizzati in prima linea).

Il lungometraggio di Simon Rouby, il primo da lui realizzato, ha vinto il Best of Fest Award al Chicago International Children’s Film Festival, ed è già stato selezionato nei principali festival internazionali, tra cui Annecy, Montréal, Ottawa, San Sébastian, Haïfa, Vancouver, Busan, Dakar, Varsavia, Namur e Bucarest.

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Tecnicamente, il film è un misto di animazione con la sabbia, effetti speciali, 2D e 3D e riprese dal vero che non sempre appaiono perfettamente armonizzati tra loro, ma nell’insieme l’amalgama è riuscito e trova il suo apice nelle emozionanti sequenze ambientate nella Valle Nascosta in cui vivono Adama e la sua famiglia, e durante la terribile battaglia di Verdun sul fronte occidentale.

Adama ha 12 anni, vive felice nel suo villaggio in Africa Occidentale situato in una fertile valle nascosta da alte falesie che la proteggono dai venti provenienti dal vicino Oceano e, soprattutto, dal contatto con i temuti “Nassaras“, termine con cui nel dialetto di alcuni popoli locali, vengono chiamati gli stranieri dalla pelle bianca. Essi dominano il mondo esterno, in cui allignano spiriti malvagi che corrompono l’anima degli esseri umani e li rendono schiavi della cupidigia e della guerra, e ai giovani del villaggio è di fatto proibito oltrepassare il confine, spaziale e metaforico, che li condurrebbe fuori dal loro mondo protetto esponendoli alla mercé dei reclutatori al soldo delle armate nassaras, bramose di carne da cannone da trasportare oltremare sui campi di battaglia su cui si sta svolgendo l’immane carneficina della Grande Guerra. Il luccicare del denaro è una lusinga irresistibile per i più grandicelli, che si sentono già uomini senza possederne né l’esperienza né la saggezza; tra questi, anche il fratello maggiore di Adama, Samba, il quale dopo aver fallito il rito di iniziazione che lo avrebbe fatto accogliere nella comunità degli adulti, decide di fuggire per arruolarsi nei corpi speciali dell’esercito francese spingendo lo stesso Adama a corrergli dietro e, seguendo le sue orme, oltrepassare il confine fra il “suo” mondo e quello, ignoto, degli “spietati” Nassaras.

Questa la premessa di quello che si rivelerà un viaggio avventuroso e iniziatico, in cui il giovane protagonista percorrerà una sua personale odissea che lo condurrà lontanissimo da casa, sperimentando egoismi e crudeltà del mondo sconvolto dal conflitto globale, ma anche inaspettate solidarietà e compassione da parte degli imperscrutabili “bianchi”, imparando che per quanto si possa essere sperduti, “la via della salvezza è celata in ogni luogo“.

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Questa è la grande lezione che gli insegnano alcuni amici incontrati lungo la via, come il soldato Djo (che lo aiuta a imbarcarsi clandestinamente dopo aver saputo della già avvenuta partenza del fratello), il “gavroche” parigino Maximin (che lo protegge dall’ostilità dei coetanei francesi) e, soprattutto, il “fool” Abdou, vero e proprio “deus ex machina” della storia.

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Abdou appare all’inizio come un vagabondo vigliacco e un po’ suonato, coinvolto suo malgrado nelle peripezie di Adama; ma in realtà egli è un griot, un custode della tradizione orale e, come capiremo in seguito, anche di quella “soglia” oltre la quale solo il ricordo delle proprie radici può impedire la dissoluzione di se stessi nel vortice dell’orrore e della violenza imperanti ovunque.

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Come si può “tornare indietro”, una volta giunti in una landa dantesca in cui gli uomini non sono più tali e la nebbia mortale dei gas venefici ha ormai preso il posto dell’aria che respiriamo? In che modo due anime disperse, lontanissime da tutto ciò che conoscono e amano, potranno in mezzo a un simile inferno “ritrovare la strada di casa”? Il finale del film è in proposito, a mio modesto avviso, volutamente sibillino: ci sono vari modi di “fare ritorno”, e se migliaia di giovani rimasero laggiù, a impastare per sempre con le loro spoglie la terra bruciata di Verdun, ad Adama e Samba verrà apparentemente concesso di rivedere sani e salvi la propria casa, oltrepassando di nuovo la soglia proprio nel momento della “rinascita”, quando le messi sono mature per il raccolto.

Sogno o realtà?

Come insegna il saggio/folle Abdou: “in ogni dove c’è una porta, un passaggio”, ma dove esso conduca, non è dato di saperlo… e una volta superato il confine, nulla sarà mai più come prima.

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http://www.sottodiciottofilmfestival.it/scheda-film-adama/

http://www.sottodiciottofilmfestival.it/5990-2/

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