4 Aprile 2015 09:00

Scopriamo i ‘libri proibiti’ de Lo Stampatello

Logo_StampatelloIn questo periodo si è (s)parlato spesso della cosiddetta ‘minaccia’ costituita da una fantomatica ‘ideologia gender’ la quale, secondo chi ne segnala (a voce piuttosto alta) le subdole manovre, tramerebbe nell’ombra per ‘sostituirsi all’educazione legittimamente impartita dai genitori’ (o di chi fa le veci di questi ultimi) e ‘pervertire’ alla radice la ‘naturale’ indole dei minori, che subirebbero spaventose mutazioni psicofisiche anche soltanto sentendo parlare di ‘differenze di genere’ o, peggio, di ‘varianti della sessualità’. ‘Cavalli di troia’ di questo proditorio attacco (a quanto pare sostenuto da poteri occulti che ci vorrebbero trasformare tutti in ‘transumani‘(!), secondo l’originale definizione coniata da Mons. Bagnasco) sarebbero, come di consueto, i libri. Questi incorreggibili, scontrosi, ostinati portatori di grane e turbolenze che da sempre risultano indigeste alle disciplinate ‘sentinelle’ dell’Ordine e dell’Immutabilità. A meno che non li abbiano scritti loro, ovviamente. Qualche giorno fa, a Milano, alcuni arzilli esponenti di quella nobile Tradizione che tanti benefici ha portato al nostro Paese in passato, avevano deciso di organizzare un bel falò pubblico utilizzando quei testi che – discolacci! – non rientravano nella loro concezione di Giusto e di Bene; credevano, forse, di trovarsi a Berlino negli anni ’30, oppure erano ben consci di essere nell’Italia di questi ultimi anni, ma sta di fatto che questa volta gli è stato impedito (anche se la versione ‘ufficiale’ è che loro volessero solo ‘informare’, mica ‘infornare’: disguido lessicale) . Perché nemmeno in questo scassato paese i prepotenti possono sempre fare quel che gli pare. Non è questa la democrazia. Ma se si legge solo ‘Mein Kampf’ o i diari di Mussolini, o ci si limita a ripetere a macchinetta slogan preparati da altri, non lo si potrà mai capire. E del resto, forse nemmeno lo si vuole.

Molti dei libri nella lista destinata al ‘rogo purificatore’ sono pubblicati dalla casa editrice Lo Stampatello di Milano, gestita da Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi, coppia nella vita oltre che negli affari, che abbiamo incontrato alla Children’s Book Fair di Bologna. Nei video linkati ai loro nomi spiegano assai meglio di me la ‘mission’ de Lo Stampatello e gli (assurdi, a parer mio) ostracismi incontrati nella loro esperienza umana e professionale.

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Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi

Ma di cosa parlano questi libri ‘maledetti’? Qualcuno di coloro che si sono affrettati a metterli all’indice, si sarà mai preso la briga di leggerne uno?

Bene, affronteremo noi l’indicibile rischio e apriremo una ad una le opere incriminate, a costo di mettere a repentaglio la nostra preziosa e immutabile ‘Natura’!

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Perché hai due mamme?Perché hai due papà?(Francesca Pardi, ill. di Annalisa Sanmartino e Giulia Torelli): il primo è il libro da cui è nato Lo Stampatello, ovvero la storia di come due persone come tante si incontrano, si innamorano e decidono di mettere su una famiglia numerosa, e visto che gli rimanevano tempo e forze a sufficienza pensarono pure di aprire una casa editrice: insomma, niente di scandaloso seppur vi siano alcune scene scabrose come questa:

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 e altre financo ‘insostenibili’ per la nostra ‘cultura’:

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Storia di famiglie qualunque, che si vogliono bene e pensano anzitutto al benessere dei propri figli: come chiunque altro, giusto? O il diritto di ‘tutelare’ la prole è esclusivo appannaggio di una categoria? Certo che no. Giusto?

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Una giornata speciale (Amaltea, ill. di Giulia Orecchia): l’adozione è un tema controverso (tanto per cambiare) in Italia, e anche di recente si è ritenuto ‘non consigliabile’ allargare tale possibilità alle coppie gay, ammettendo (seppur con reticenza) che “il contesto italiano non è favorevole” a questo tipo di soluzione e, se anche passasse una normativa favorevole, gli enti preposti “non riterrebbero comunque opportuno appoggiare istanze in contrasto con il sentire comune”; tradotto: “dato che non abbiamo il coraggio di educare la società alla convivenza civile, non possiamo nemmeno permetterci di approvare norme che forse migliorerebbero la vita di tanti minori in difficoltà ma ci porrebbero in contrasto con quella parte del Paese cui in effetti facciamo riferimento”. Insomma, si sta di fatto abbandonando l’Italia alla sua componente peggiore: complimenti. La delicatezza e la poesia di questo libro quasi stona con la resa codarda e opportunista delle Istituzioni di fronte alla deriva sociale che rischia di inghiottirci senza appello. Peccato.

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Una mamma e basta (Francesca Pardi, ill. di Ursula Bucher): per decenni ci siamo sorbiti storie lacrimevoli e vittimiste di ‘povere’ donne rimaste sole con figli a carico, riscattate immancabilmente dall’amore di uomini salvifici ed egocentrici fra le cui braccia esse si gettavano grate e ansiose di tornare al proprio ruolo domestico precostituito. E invece Camilla e la sua mamma si divertono un mondo, loro due sole con il cane Gimmy, alla faccia di chi ancora crede che in casa sia soltanto il ‘pater‘ a portare i pantaloni!

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Io e lei (Marinella Barigazzi, ill. di Peter H. Reynolds): Reynolds è uno dei più apprezzati illustratori viventi, e soltanto per le splendide immagini che regala a questo libro varrebbe la pena leggerlo; ma anche la storia è coinvolgente e delicata, con un sottofondo romantico che giusto un’estrema prevenzione potrebbe considerare scabroso: l’amicizia vera è anche attrazione reciproca. E’ curioso come una società che definisce ‘libertà di espressione’ i siparietti pseudo-saffici di talune rappresentanti del cosiddetto star-system, reagisca inorridita di fronte a due bambine che si tengono per mano. Se fossero dei maschi, poi, non ne parliamo… ma a parte queste piccole miserie, ‘Io e lei’ è un libro bellissimo, da leggere.

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La dichiarazione dei diritti dei maschi e delle femmine (Elisabeth Brami, ill. di Estelle Billon-Spagnol): lascerei anzitutto parlare le immagini.

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Se non vi siete sentiti scandalizzati o offesi da queste immagini, se la vostra virilità o sensibilità, o chi per essi, non vi hanno fatto subito correre a denunciare l’oltraggio al più vicino presidio ‘vigi-gender’ (sic!), potreste contribuire come me alla campagna di fundraising per la pubblicazione italiana di questi due fondamentali albi sostenuti anche da Amnesty International (sempre che non riteniate quest’ultima complice della macchinazione globale legata alle ‘lobbies gay’!).

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Bum, baby, bum bum! (Margaret Mahy, ill. di Margaret Chamberlain): a parte che l’ha scritto Margaret Mahy, che è come dire una delle divinità tutelari di ogni buon bibliotecario, ma come si fa a non amare questa mamma ‘rock’ e la sua intraprendente marmocchia? Diseducativo? Liberatorio, semmai!

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La principessa salvata dai libri (Wendy Meddour, ill. di Rebecca Ashdown): una moderna principessa che vuole fare la bibliotecaria, invece che languire a palazzo, o far carriera in televisione… perché “al di là della sua bellezza e dei suoi lunghi capelli, quello che veramente le piace sono i libri belli!” – capito, principi? Adeguatevi!

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Margherita a piedi nudi – M. e la maestra serpente – M. e la bambola Lelè (Emanuela Nava, ill. di Desideria Guicciardini): questa bimba fantasiosa, vivace e originale, al rosa preferisce i mille colori dell’arcobaleno e non ha paura di affrontare e sconfiggere le proprie e altrui paure, che siano quella di uscire in strada scalzi, una maestra ‘cattivissima’ o la memoria che sfugge… ricordandoci che la libertà è un valore (e un gioco) che si impara da piccoli.

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Come ti capiamo, Piccolo Uovo: quaggiù è un tale manicomio!

Piccolo Uovo: nessuno è perfetto – Maschio o femmina? – Chi è il più ricco del reame? / Francesca Pardi, ill. di Altan – miglior libro da 0 a 6 anni al premio Andersen 2012: non poteva mancare la ‘pietra dello scandalo’, ovvero probabilmente l’unico libro della lista preso in mano dai contestatori, forse anche attirati dal nome di Altan che qui riprende lo stile apparentemente ‘innocuo’ della Pimpa per dar vita agli intelligenti e agili testi di Francesca Pardi, autrice tra l’altro di numerose storie dello Stampatello. Quei facinorosi dilettanti del premio Andersen (ma che ne sapranno loro di letteratura per l’infanzia?! Di certo non quanto l’assessorato alla cultura lombardo che ha praticamente ‘bandito‘ questi libri dal territorio) hanno ritenuto (orrore!) che questa serie di avventure incentrate sull’ovetto che valuta bene tutte le opzioni prima di gettarsi nel vortice dell’esistenza, non invita gli infanti a trasformarsi in ‘transumani’ bensì si limiterebbe a insegnare loro che se la vita può rivelarsi spesso una sòla, di certo l’esistenza possibile di un essere umano non è mai una sola. Scherzi a parte, i censori hanno concentrato gli strali esclusivamente sui due capitoli incentrati sulla varietà genitoriali e sulle differenze di genere, ma in ‘Piccolo Uovo’ si parla anche di ‘diverse abilità’ e di disparità finanziarie (quest’ultimo argomento, almeno, dovrebbe piacere al Papa): insomma, di problematiche globali che nell’anno dell’Expo andrebbero affrontate, e non spinte sotto il tappeto con fastidio. A meno che non si sia troppo occupati a mangiare, in ogni senso.

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Il grande grosso libro: delle emozioni, delle famiglie, Verde (Mary Hoffman, ill. di Ros Asquith) – Benvenuti in famiglia (Mary Hoffman, ill. di Ros Asquith): sottotitolo di quest’ultimo, “in qualunque modo ci siate arrivati“. Ecco, il punto incontestabile della faccenda è che mentre le ‘Sentinelle’ e i ‘Vigili’ negano a priori la possibilità di qualsiasi variante alla loro visione della realtà, nei libri de Lo Stampatello l’ottica è assolutamente inclusiva: non viene ‘negata’ la famiglia eterosessuale, né si riduce la sessualità a quella gay, e viene tranquillamente spiegato che a far nascere i figli, biologicamente, sono le femmine della specie umana: non viene negata la scienza, soltanto non si definisce ‘naturale‘ una sola espressione della nostra vita sociale ed emotiva che invece, a prescindere dal bisogno di assolutizzare che ci è, quello sì!, innato, ha sperimentato nel corso dei secoli numerose varianti.

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Anzi, se qualcosa di ‘naturale’ emerge da questi utilissimi testi è l’affetto che lega i membri delle varie, affiatatissime, famiglie ‘arcobaleno’, un termine che non intende affatto dividere bensì unire. Utopia?

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Il mio primo giorno in Italia (e mi scappa la cacca,,,) (Maria Silvia e Raffaele Fiengo, ill. di AntonGionata Ferrari): è la vera storia del nonno di Maria Silvia, migrante di ritorno (ricordiamoci di quanto abbiamo viaggiato, per bisogno e necessità, prima di giudicare chi oggi è costretto a fare lo stesso), che come ogni bambino alle prese con urgenze ‘interiori’ non negoziabili rischia di perdersi l’emozione del sospirato ‘ritorno a casa’. Nella stessa collana uscirà anche ‘Lanterne a Milano’ di Shao Shang Chu. Certo, per qualcuno anche questi, al di là della retorica celebrativa, sono ‘argomenti scomodi’… e non dubitiamo che qualcun altro troverà ‘scurrile’ il riferimento scatologico nel titolo!

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Gool! (Caio Vilela, testi di Sean Taylor): e non ci facciamo mancare nemmeno il pallone! Ma questo è quello vero, è la ‘pallastrada’ di Benni, sono le ginocchia e i gomiti sanguinanti dopo una giornata di parate impossibili, è il Maracanà oppure Wembley eretti nella piazzetta sotto casa o nel bel mezzo della Savana, il mistero di un gioco capace davvero di unire i bambini di tutto il mondo e di farli sognare di essere, almeno per una volta, ‘campioni del mondo’. Non è un caso che negli ultimi vent’anni abbiano affiancato dei procuratori anche ai giocatori più piccoli: un modo per vampirizzare i loro sogni e venderli ad adulti nostalgici relegati davanti alla tv. Ma la magia del calcio da strada non morirà mai: lontano dai riflettori e dall’isteria folle della masse idrofobe, un gruppo di campioni continuerà a sfidarsi in partite eterne e indimenticabili, invisibili a tutti a meno che non si conosca la parola magica che schiude l’accesso al ‘campo dei sogni’: “passaaaa!!!”

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Leyla nel mezzo (Sarah Garland): che dire? Anche i moderni ‘crociati’ che spargono morte e distruzione in giro per il mondo si giustificano e fanno proseliti sostenendo di agire per ‘vendicare i bambini uccisi’ dagli eserciti ‘infedeli’. Bambini con cui non hanno praticamente nulla da spartire, ma che sfruttano anche da morti come alibi per crimini che spesso colpiscono proprio il mondo dell’infanzia, da sempre vittima del brutale egoismo di ‘adulti’ che sostengono pure di volerlo ‘proteggere’. In questa piccola ‘graphic novel’, Leyla soffre per tutte le terribili prove che attendono i profughi dalla propria terra, e le supera grazie all’aiuto di nuovi amici, imparando così che il mondo sa essere assai crudele ma anche generoso e amichevole; e che odiare non è per forza l’unica via percorribile. Una lezione sempre utile, ed attualissima. Soprattutto dalle nostre parti.

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Due nidi (Laurence Anholt, ill. di Jim Coplestone): a volte non basta nemmeno volersi ancora bene, la convivenza diventa comunque impossibile e separarsi è inevitabile: è doloroso, sempre, e ancora di più quando ci sono figli di mezzo. In questo poetico e toccante albo dalle splendide illustrazioni l’uccellino protagonista imparerà che, malgrado i suoi genitori non siano più una coppia, non smetteranno mai di essere la ‘sua’ famiglia e che, con un po’ di buona volontà, è possibile tentare comunque di ‘vivere felici e contenti’, rimanendo ‘insieme’ a prescindere dalla fine di un rapporto. Altro tema di grande attualità, vista l’alta percentuale di separazioni e divorzi riscontrata in questo nostro paese così ‘tradizionalista’.

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Qual è il segreto di papà? (Francesca Pardi, ill. di Desideria Guicciardini) – Il matrimonio dello zio (Maria Silvia Fiengo, ill. di Sara Not): in un paese in cui l’omosessualità è ancora l’offesa peggiore il senso comune sembra ritenere inopportuno mettere a conoscenza i figli della realtà affettiva e materiale vissuta dai loro genitori. Ecco un testo che suggerisce di offrire ai propri figli, con leggerezza e amore, la verità su se stessi.” – in una parola: sincerità.

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Ecco, il problema è che troppi bambini sentono dire dai grandi che ‘non si può’. Senza spiegazioni, non si può e basta.

Ma certi ‘adulti’ si ricordano ancora ‘perché‘ non si può? O forse non gli interessa più saperlo?

In tutta onestà: vi sembrano questi libri ‘pericolosi’ o ispirati da un’ottica ‘deviante’? Libri da mettere all’Indice? Libri da vietare ai bambini? Libri che minaccerebbero il nostro modo di vivere? Onestamente.

Certe prese di posizione dovrebbero essere consapevoli, non dettate dall’Alto, o peggio dalla paura.

Invece di far finta di leggere, per negare questo diritto ad altri, fatevi un favore, Sentinelle: aprite questi bellissimi albi e godeteveli con i vostri figli, assaporando la meravigliosa varietà di questo vasto e incredibile mondo.

Non ve ne pentirete!

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 (p.s.: mi scuso con i titoli e gli autori non citati, per essi rimando al catalogo completo; a dirla tutta, ci sono più veri scrittori e artisti in questo piccolo repertorio che in tutta la scuderia ‘anti-gender’. Se vogliamo parlare di credibilità, valuterei anche questo aspetto, en passant.)

Una risposta a “Scopriamo i ‘libri proibiti’ de Lo Stampatello”

  1. Eh, ho sentito parlare della Transumanza, da qualche terrestre… ma non riguardava una sorta di migrazione delle greggi?… Mah… ;-)

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