1 Giugno 2011 06:41

La strana guerra del Prode Anselmo

Pompei-ProdeAnselmoNel 1856 lo scrittore e patriota Giuseppe Visconti Venosta per aiutare uno studente alle prese con un tema sulle Crociate improvvisò una filastrocca che non piacque all’insegnante, ma che è passata alla storia come uno dei più validi esempi di quella cultura popolare che nel corso dei secoli aveva unificato il nostro Paese, molto prima delle manovre dei politicanti e del coraggioso sacrificio di molti patrioti. Quella che scrisse il lombardo Visconti Venosta narrava le gesta eroicomiche del Prode Anselmo in partenza per la Palestina: “Mise l’elmo sulla testa per non farsi troppo mal, e partì, la lancia in resta, a cavallo d’un caval” e poi: “La cravatta in fer battuto e in ottone avea il gilè, lui viaggiava inver seduto, ma il cavallo andava a piè”. Una strofa dopo l’altra, una rima dopo l’altra scopriamo le poco eroiche imprese del nostro eroe, sempre atteso a casa. “Passa un giorno, passa l’altro, mai non torna il nostro Anselmo”, come dice il tormentone della filastrocca. La storiella era tanto divertente da meritare, nel 1931, una versione disegnata apparsa sul Corriere dei Piccoli. Le vignette erano opera per lo più di Mario Pompei (1903-1958), uno dei maggiori illustratori del Novecento ed erano commentate dalle solite strofette in rima ispirate ai versi originali: scopriamo, per esempio, che “allorché s’annotta”, Anselmo si affretta “per tornar dalla sua Isotta”, mentre non manca mai il solito tormentone (“Passa un giorno, passa l’altro…”) che introduce le vignette che Pompei ha disegnato avendo forse presente l’immagine di Marmittone, perché il suo Anselmo è l’esatto opposto del soldato virile, muscoloso e volitivo che voleva il regime. vispateresa1Oltre a Pompei, le storielle sono state disegnate da Corrado Sarri, Livio Apolloni e altri. Dieci anni prima, sempre sul Corrierino, era invece comparsa la Vispa Teresa, la bambina protagonista di una celebre filastrocca scritta a metà dell’Ottocento da Luigi Sailer (1825-1885) e poi rinfrescata qua e là da Trilussa, celebre poeta romanesco. La storia della bambina che cattura una farfalletta e “tutta giuliva, stringendola viva, gridava a distesa, l’ho presa l’ho presa”, ha stimolato la curiosità di Sergio Tofano, attore famoso ma anche creatore del Signor Bonaventura, che ne ha fatto una versione disegnata, un po’ fanciullesca ma indubbiamente divertente. Nel dopoguerra, tra il 1947 e il 1953, la Vispa Teresa ha dato il nome a un settimanale per bambine, che ospitava testi e disegni di Olga Visentini, Camillo Zuffi, Ferdinando Tacconi, Carlo Jacono, Francesco Bignotti, Carlo Peroni, Leo Cimpellin e altri noti autori di fumetti di quel periodo. Ma l’epoca delle filastrocche e dei giornalini un po’ melensi stava ormai per essere spazzata via dalla televisione e dai problemi di un’esistenza dove c’era sempre mano spazio per la fantasia e i sogni. (Articolo di Carlo Scaringi).