31 Maggio 2017 08:01

Arrivano i Picaros! Li trovi in edicola

Tintin torna in Sud America e lo fa per un ottimo motivo. Siamo ormai negli anni settanta del secolo scorso e Tintin rinuncia infine ai suoi pantaloni decisamente datati, per indossare dei normalissimi jeans, come i suoi lettori. Questa è l’ultima storia finita da Hergé, per cui non si può dire come il personaggio avrebbe potuto evolversi ulteriormente, anche dal punto di vista estetico.

Ci son voluti ben 8 lunghi anni, dalla precedente avventura, per vedere questa, che appare sul settimanale Tintin il 16 settembre 1975, e il 6 gennaio 1976, mentre la pre-pubblicazione su Tintin è ancora in corso, le rotative già stampano l’albo cartonato per le librerie.

Nel frattempo gli Studi Hergé non sono veramente rimasti con le mani in mano. Hanno lavorato ad altro (molto, molto altro). Ma, certo, quel che tutti volevano fare era una nuova avventura di Tintin…

Storia dalla lunghissima gestazione: una prima bozza è degli anni sessanta (allora si parlava di Bigotudos), ambientata subito dopo l’episodio dei Gioielli della Castafiore. Nel 1965 i collaboratori di Hergé, esasperati dalla lunga sosta nell’uscita di una nuova avventura, realizzano un pagina “finta” e la fanno pubblicare da un giornale svizzero, quasi a sollecitare Hergé sottintendendo che loro sono pronti a lavorare. Invece l’autore, piccato, abbandona (momentaneamente ) il progetto sudamericano e si dedica a Volo 714 per Sydney.
Va detto che, col passare degli anni, Hergé ha sempre meno voglia di dedicare tempo ed energie ai fumetti: vuole sempre più vivere la vita, fare quello che non ha mai potuto fare prima, quando passava tutto il giorno a lavorare. Come dargli torto?

Hergé riprende a lavorare sul progetto dei Bigotudos (ora Picaros) nel 1971, ma non prima di un bel mesetto di vacanze settembrine in Abruzzo con Fanny. Quindi si diverte a scavare ancora nella psicologia dei suoi personaggi, a demitizzarli, e infine persino a svelare per la prima volta il nome proprio del capitano Haddock.

Questo racconto si svolge durante il festoso carnevale di Rio e dintorni… ma Hergé aveva preparato un vignetta d’apertura decisamente estiva! Le coloriste, però, se ne sono accorte e la scena è stata cambiata prima dell’uscita, come puoi vedere nel volume.

Quanto alla piramide che vedi anche in copertina, è basata su quella, famosissima, di Chichén Itzá, nella penisola dello Yucatan in Messico.

La pessimistica (e realistica, purtroppo) analisi politica di Hergé in questa avventura (sintetizzata in due vignette, a pagina 11 e 62) è un prezioso suggerimento, per i giovani lettori…

Quanto alle frasi degli Arumbaya, anche stavolta sono perfettamente traducibili… conoscendo un po’ di marollien, o almeno una briciola di olandese e un pelino di francese. Per dire, l’interiezione “Opa! Opa!” viene dal francese “Hop!” e, nel caso specifico, vuol dire “fatti un goccetto, su!”.


Come al solito, qualche estratto dalla corposa corrispondenza con la redazione, quando lavoravo alla aderenza filologica della nuova edizione italiana:

Ciao Gianfranco,
Ho appena terminato l’editing della traduzione per Tintin e i Picaros. So che ti aspettavi Volo 714, ma il nostro traduttore si è confuso e ha consegnato prima questa storia. Ma nel nostro volume 8 rispetteremo l’ordine corretto.
Nel frattempo, ho tre domande per te, mi fai sapere che ne pensi?
P.15
Esponja è diventato Espanza. L’adattamento mi sembra molto buono, fa molto ridere, ma vorrei accertarmi che non ci siano problemi a cambiare il nome.
P.24
Sponsz è diventato Spankz. Ho fatto una ricerca nel PDF del volume 3 (che conteneva Lo scettro di Ottokar), ma non ho trovato corrispondenze né con Sponsz né con Spankz. È perché non si dice mai il nome del personaggio, o perché me lo sono perso io? Mi fai sapere se è ok o se dobbiamo ripristinare il nome originale?
P.62
L’originale ““Santheodoriens, je vous ai compris” è diventato “Obbedisco!”.
Il traduttore specifica che nell’originale si fa riferimento  a un celebre discorso tenuto da De Gaulle ad Algeri nel 1962, sul problema dell’Algeria francese. Mi fa notare che, giustamente, se per un francese, è una frase notissima, per un lettore italiano può non avere riferimenti immediati (io ne sono un esempio: senza una ricerca su Wikipedia non avrei colto il rimando). L’adattamento italiano che riprende il celebre (per noi) messaggio di Garibaldi – si presta bene, perché breve e ‘adattabile’ alla situazione tragicomica. Che ne pensi? Io sono per tenere l’adattamento, ma voglio conoscere il tuo parere, ovviamente.

Risposte:

Ok. Ordunque:
– Sponsz – Esponja: il cognome borduro Sponsz deriva in realtà dal Marollien – il suo pseudonimo Esponja dallo spagnolo – tutt’e due vogliono dire SPUGNA. E’ intenzionale da parte di Hergé. Avrai ora notato che nel Girasole ho chiesto di tenere Sponsz (invece di Spankz) non solo per la sonorità bordura, quanto perché il colonnello si chiama “spugna”, per via del suo gradimento dello champagne e degli alcolici in genere. Non è grasso, per cui Espanza, per quanto buffo di per sé, non c’entra nulla. Sponsz lo si troverà citato (in un articolo di giornale citato dalla Castafiore) anche nei Gioielli della Castafiore (pagina 28). Teniamoli come nell’originale, Sponsz e Esponja. Viceversa andrebbe cambiato in 3 albi, ma con un nome che significhi spugna in Borduro e in Spagnolo… Sponsz c’è nell’Affare Girasole, nei Picaros e viene citato, come dicevo, nei Gioielli della Castafiore.
– Sì, Obbedisco è perfetto. Non è esattamente equivalente, giacché la situazione era proprio diversa (vedi http://fr.wikipedia.org/wiki/Je_vous_ai_compris ), ma va proprio bene. In effetti la frase di De Gaulle era ambigua e bastardotta, mentre “Obbedisco” in bocca ai Dupondt in quel contesto fa proprio ridere.


Fonte: http://fr.tintin.com/albums/show/id/23/page/0/0/tintin-et-les-picaros

Fonte: https://www.afnews.info/wordpress/tag/tintinedicola/

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