Di solito mi piace contestualizzare i pezzi che scrivo e, non essendo gennaio, non dovrei ricordare che il 24 di quel mese (ma, ops, ci stiamo avviando verso di lui piano piano) cade la ricorrenza della deposizione ad Annecy di Francesco di Sales (dove era stato vescovo), il Santo patrono dei giornalisti. Ma non basta, guarda caso l’ultimo giorno dello stesso mese è dedicato al suo più noto e importante discepolo Giovanni Bosco, colui che creò la Famiglia Salesiana, dedita all’educazione spirituale e culturale dei giovani.
Per anni ho collaborato professionalmente con le edizioni salesiane, in primis con la Elledici di Torino, un luogo di fiaba per chi si interessi di pubblicazioni per ragazzi, dalla letteratura al fumetto, dalla storia alle riviste per il tempo libero. Per i miei interessi quello è stato un luogo di vera serenità dove ho potuto scoprire le tantissime pubblicazioni che il mondo francofono dedica da sempre al mondo dei ragazzi, e spesso con un grande uso dell’illustrazione e del fumetto. Anche per questo mi sono interessato alle edizioni milanesi ReNoir che alcuni anni fa hanno pubblicato per la prima volta in italiano una pietra miliare della storia del fumetto: il Don Bosco del grande autore belga Jijé (Jijé, Don Bosco, ed. ReNoir/NonaArte, pp. 120, €. 16,90 – oggi credo solo su Amazon), tradotto in quasi tutte le lingue, probabilmente il fumetto religioso più venduto di tutti i tempi, scritto e disegnato negli anni Quaranta.
Il volume contiene anche la storia dell’autore e del fumetto in questione, ed è corredato da note erudite e bibliografiche. Grazie ai tempi in cui venne ideato, è veramente politicamente “scorretto”. Le biografie più recenti, infatti (graphic novels compresi), sono piuttosto restie a rivelare chi c’era dietro agli attentati (numerosi e reiterati) alla vita di Don Bosco, ma Jijé non ebbe alcuno scrupolo nel raccontarlo. Sorprende vedere un Santo con una pistola in mano o mentre agita in aria una sedia per difendersi dai banditi, compie acrobazie da funambolo, lava i piatti, gioca, cammina sul lungomare di Nizza con la stessa naturalezza con cui incontra papi, ministri e scrittori. Eppure questa è cosa normale nel territorio del fumetto, narrazione pura che appena può evade dagli stretti confini dell’immagine devozionale, ripetitiva e rassicurante, riformula biografie di grande impatto popolare, non prive di aspirazioni educative e di efficacia devozionale.
La pubblicazione uscì inizialmente a puntate nell’aprile 1941 sul settimanale belga Spirou delle edizioni Dupuis, e il successo fu immediato. La monumentale biografia in 99 tavole era uno dei primi fumetti realistici disegnati in Europa, in un contesto dominato da strisce umoristiche e, soprattutto in Belgio, dalla serie semirealistica Tintin del mitico cartoonist cattolico Hergé.
La grande diffusione in tutto il mondo spinse Jijè a compiere un viaggio in Italia nei primi anni Cinquanta per visitare i luoghi di Don Bosco. Ne scaturì una seconda versione della storia, ampliata fino a 106 tavole e ridisegnata integralmente. Il suo successo sta nel fatto che costituisce una biografia “laica” che privilegia i tratti risoluti e virili del Santo. Non trascura gli aspetti mistici e spirituali, nemmeno i numerosi miracoli, ma racconta in modo chiaro i tempi politici nei quali Don Bosco visse e operò, i suoi incontri-scontri con Rattazzi, Cavour, i massoni e i valdesi, le randellate che distribuiva per difendersi dalle aggressioni, i colpi d’arma da fuoco di cui fu bersaglio. Questa originale biografia per immagini ricostruisce in modo asciutto e accattivante tutto questo, tanto che gli stessi salesiani dovettero testimoniare che la sua lettura aveva prodotto non poche vocazioni tra i giovani. Il Don Bosco di Jijé ci ricorda anche che i cattolici furono i primissimi in Europa a comprendere le potenzialità del fumetto per la diffusione di idee e messaggi, tanto che i più grandi maestri di quest’arte, da Goscinny & Uderzo, passando per tutti gli altri, anche italiani, si sono formati su riviste dirette da sacerdoti o da laici di ispirazione cattolica, basti ricordare i nostri Il Giornalino e Il Vittorioso.