afNews 30 Settembre 2023 12:59

E in cartella i salami di Jacovitti

Per anni sono entrato in casa di amici in Via Albornoz a Roma, verso l’Aurelia. Per anni mi sono sentito dire “Guarda che due case più sotto abita Jacovitti!”. Per anni mi sono chiesto quando mi fossi deciso a suonare quel campanello. Per anni ho poi passato il tempo ad accusarmi dell’eccesso di discrezione. E così non lo incontrai mai di persona. Poi, ideando e curando la mostra Nuvole Parlanti in Fabriano nel 1996, ebbi modo di farlo intervistare da una amica giornalista e di parlarci finalmente per telefono: non volle venire all’inaugurazione, con la scusa/battutaccia che la carta di Fabriano gli spuntava i pennini… e non è che poi avesse tutti i torti eh, perché i nostri cartai hanno sempre usato abbastanza carbonato di calcio nella pasta per dare un bianco più bianco. Io per anni ho usato la Schoeller, quando la Schoeller era ancora buona; oggi, necessità economico/industriali hanno abbassato anche il livello di questo ottimo substrato storico purtroppo.

Ora, esattamente un anno dopo la mia mostra, mentre tornava a casa dopo la spesa mattutina, Jac si sentì male, e cadde per terra esanime vicino all’ingresso del suo appartamento. Era scomparso il più grande fumettista comico italiano e non solo, dallo spirito burlesco e irriverente, poetico e mistico allo stesso tempo, birbante nato che aveva passato tutta la vita sulla carta a tracciare personaggi con un segno estremamente personale, riempendo di lische e salami dotati di piedi ogni piccolo spazio bianco che avesse rischiato di rimanere tale.

 

Il DiarioVitt

Ma prima che io iniziassi a disegnare fumetti, Jac Lisca di pesce aveva dimorato tra le pagine del mio DiarioVitt ai tempi della Scuola media. Tutti pensavamo che quel “Vitt” stesse per Jacovitti, tanto il volumetto scolastico era caratterizzato dalle sue vignette esilaranti. Invece la parola stava a ricordare che quel diario era sorto all’interno della redazione del giornale per ragazzi che si divideva il successo tra il giovanissimo pubblico italiano insieme al Corriere dei Piccoli: Vitt stava per Il Vittorioso, rivista edita dall’Editrice A.V.E. tra le cui pagine il genio di Jac traspariva da vignette paradossali, surreali, macabre, fantastiche. La prima cosa che facevi quando compravi un DiarioVitt era quello di leggerti le vignette che caratterizzavano quasi ogni pagina, e le continuavi a rileggere mille e mille volte e a riderci sopra anche quando prendevi 4 invece che 6. Perché le vignette di Jac erano un inno alla vita, ti facevano viaggiare in un mondo altro dove scomparivano i tuoi problemi di ragazzo/studente del primo dopoguerra. Perché chi vinceva era la fantasia, l’immaginazione senza confini, il sogno, attraverso i suoi personaggi, Pippo Pertica e Palla, Jac Mandolino, Coccobill e tanti altri.

 

La banda di matti

Jacovitti era nato a Termoli il 19 marzo del 1923, e da tempo lo si va festeggiando in tutta Italia. Ma a causa del mestiere di suo padre (ferroviere) viaggiò per varie regioni italiane, fu anche a Macerata, Firenze… fino ad arrivare a Roma dove lo accolse a braccia aperte Il Vittorioso. Lì incontrerà una grande e bella famiglia di illustratori, scrittori e fumettisti, storia che ormai conosciamo tutti, lì non la smetterà di fare scherzi oltre che disegnarli sulle pagine del giornale. Ricordo solo quella volta che il mitico direttore Domenico (Menico) Volpi portò in visita al giornale la promessa sposa. Jacovitti le fece trovare un enorme ragno disegnato su una porta a vetri, creando non poco spavento alla timida giovane che non si aspettava di trovare una banda di matti nel luogo di lavoro del marito. Marito che io ho avuto e ho la fortuna ancora di avere come amico, ormai da tanti anni, per cui mi sono state raccontate tante cose di quel periodo… solo se decidessi – e trovassi il tempo – di scriverne il libro. Menico Volpi, che è sopravvissuto a quasi tutti i suoi disegnatori/scrittori, il 28 ottobre compirà 98 anni, due in meno di quanti ne avrebbe compiuti il suo disegnatore principale Benito Jacovitti. Menico ha parecchi acciacchi, alcuni anche gravi, la vista estremamente compromessa per uno scrittore come lui è la cosa peggiore che potesse succedergli. Ma è ancora lì, lucido mentalmente, testimone della più bella stagione di giornali educativi per la gioventù, quando i ragazzi leggevano ancora i giornali appunto. Un giorno, che spero sia ancora lontano, se ne andrà, per raggiungere la banda di matti che, pur con le ali, sta ancora disegnando vignette avventurose e comiche, e sarà l’ultimo saluto di una stagione bellissima che non si è più ripetuta. Con a capo, ovviamente, Jac Benito Franco Giuseppe Jacovitti.

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