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Ogni volta che parlo di Enrique Breccia, cioè un sacco, mi sento spesso rispondere che non è bravo quanto suo padre, Alberto Breccia. Questo è vero, perché pochissimi sono stati bravi quanto il vecchio Breccia, e la maggior parte di loro è morta. Ma Enrique è il miglior fumettista che puoi trovare alle sue condizioni. Ecco un uomo che da decenni svolge non solo un lavoro di qualità, ma diversi tipi di lavoro di qualità: non è facilmente definibile nello stile o nell’approccio…
… C’è qualcosa da dire sull’apprezzamento europeo per questo genere, sul loro infinito interesse per gli Stati Uniti non come luogo concreto ma come idea: la terra della libertà e delle opportunità, dove un uomo può essere un uomo. Inoltre, non solo puoi possedere una pistola, ma ci si aspetta che la usi. L’Occidente manifesta gli Stati Uniti come l’antitesi dell’Europa come idea culturale: qualcosa che può essere deriso, ma allo stesso tempo desiderato. Sto pensando ora a Tintin in America, il classico di Hergé ambientato nella Chicago degli anni ’30, che coglie la prima opportunità di abbandonare la civiltà e avventurarsi fuori città, dove apparentemente il XIX secolo è ancora in pieno svolgimento…
… Tintin in America è anche un buon indicatore del modo in cui l’occidente europeo affronta la razza. Una pagina particolarmente ingegnosa (vedi sopra) condensa in poche ore la scoperta del petrolio in una riserva, lo sgombero dei nativi da parte del governo e la cancellazione della loro memoria culturale. Un pezzo di satira tagliente… annullato se si considera quanto stereotipicamente quegli stessi nativi siano ritratti nel resto della storia: sciocchi ingenui facilmente portati fuori strada, perennemente un secolo indietro rispetto ai tempi. È facile condannare il razzismo americano, ma più difficile dare profondità ai personaggi dei nativi americani…
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