afNews 14 Ottobre 2023 09:30

Double Line e Hikari Edizioni presentano “Inu Oh” del regista Masaaki Yuasa.

Da giovedì 12 è stato distribuito nei cinema in Italia il lungometraggio animato “Inu Oh” realizzato nel 2021 dal regista giapponese Masaaki Yuasa.

Responsabile della distribuzione è stata la casa di distribuzione Double Line, in associazione con la casa editrice Hikari.

Il lungometraggio racconta la storia di Inu Oh, cantante, autore e ballerino del XIV secolo realmente esistito ma di cui non sono rimasti testi, nonostante venga citato dalle fonti antiche come tra i più noti e importanti del periodo. Questa mancanza di fonti ha consentita al regista di giocare con la fantasia. Rendendo Inu Oh e il suo amico musicista Tomoari delle vere Rock Stars in grado di fare concerti che infiammavano le masse. Con effetti speciali, coreografie oniriche e esibizioni dove l’uso della mimica corpora estrema e il coinvolgimento del pubblico era importante quanto nei concerti da stadio contemporanei.

Alla proiezione avvenuta nel Cinema Massimo di Torino il film è stato introdotto da un saluto al pubblico spedito dal regista e seguito da un dibattito per presentare il regista e raccontare l’intricata situazione storica in cui i fatti del film sono ambientati.

Questo dibattito ha coinvolto gli esperti Stefano Gariglio, Alessandra Richetto, Juanita Apràez, Francesco Nicodemo e Davide Tarò.

Alessandra Richetto racconta chi sia Masaaki Yuasa. Dai suoi esordi come animatore per la serie animata Crayon Shin Chan”, amatissima in Giappone e di genere comico demenziale, di cui divenne anche regista.

A questa serie deve il suo stile di disegno inusuale e molto personale che lo rendono facilmente riconoscibile. Ha realizzato lungometraggi molto originali, come “Lou e la città delle sirene vincitore come miglior lungometraggio al festival di Annecy 2017 e serie animate che hanno avuto un successo internazionale clamoroso. Come “Ping Pong”, tratta dal manga realizzata dal suo amico e collaboratore Taiyo Matsumoto, o “Devilman Crybaby”, dal leggendario manga di Go Nagai. Film e serie che ha prodotto con lo studio Science SARU, da lui fondato e in grado di collaborare con studi di tutto il mondo per produrre animazione.

Dopo la discussione sul regista si è passata a quella sull’uso della musica fatta da Juanita Apràez, direttrice del festival Seeyousound, dedicato alla musica nei film. Per lei questo film rappresenta in pieno ciò che Fela Kuti, il celebre fondatore dell’Afrobeat, intendeva con la sua frase “Music is the Weapon”. Nel film la musica diventa un mezzo per il combattimento sociale e porta la reazione violenta di chi questo potere lo detiene. Il regista ha voluto espressamente mostrare i due protagonisti del film come rock star per sottolineare che sono dei ribelli, usare la musica tradizionale non avrebbe potuto dare la stessa impressione. Lei si dice molto colpita da quanto Masaaki Yuasa sia stato in grado di mettere insieme generi musicali molto differenti tra loro riuscendo a usarli per dare un messaggio coerente e unico.

Paragona la morte di uno dei protagonisti del film a quella del musicista cileno Victor Jara, ucciso subito dopo il colpo di stato di Pinochet e ricorda quanto ancora oggi i musicisti vengano temuti dal potere parlando dell’arresto, avvenuto pochi giorni fa, del cantante e politico ugandese Bobi Wine.

Segue Francesco Nicodemo, che da un’esauriente spiegazione del complesso periodo storico in cui i fatti si svolgono. Spiegazione importante perché tutta la vicenda tocca questi fatti e parla di oggetti rituali molto noti in Giappone, ma pressoché ignoti negli altri paesi. Mostrando il notevole lavoro di ricerca storica dietro al film e dietro al libro che lo ha ispirato.

L’ultimo intervento è stato fatto da Davide Tarò, che ha analizzato la struttura del racconto evidenziandone l’eccezionale originalità nel ricostruire la vita di un personaggio storico di cui si sono perse le opere, inventandosi una storia alternativa. Parla di questo come un procedimento di ucronia. Una realtà che non è la nostra ma poteva esserlo. Un concetto molto usato nella fantascienza e nello studio della storia e che porta a fare film come questo, dove nel Giappone del XIV° secolo c’è gente che danza Hip hop.

Parla del saggio da cui è stato tratto il film, scritto dallo scrittore Hideo Furukawa e con la copertina realizzata dal succitato Taiyo Matsumoto, che ha curato il character design del film. Ammira l’importanza dell’essere fluido dei personaggi del film. Cosa che c’è anche nella scelta delle voci, visto che in originale il personaggio di Inu Oh è doppiato da Avu-chan. Cantante gender fluid che non sopporta chi classifica la gente in categorie.

Per chiudere l’articolo, penso sia giusto ricordare che l’adattamento del film è stato fatto dalla versione originale giapponese e non da una traduzione inglese o francese e che il saggio da cui è stato tratto il film lo si può trovare tradotto in francese.

Le edizioni Hikari sarebbero felici di poter usare l’uscita del film nelle sale come spinta per pubblicare un’edizione italiana del libro. Ma finora tutti i tentativi di prendere contatti con gli editori giapponesi non sono andati a buon fine, anche se resta ancora la speranza che un giorno possano decidersi di rispondere.

Si consiglia davvero la visione di questo bel film d’animazione a tutti.

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