afNews 19 Marzo 2022 12:53

RED (Pixar), il panda della discordia: una recensione di Alice Buscaldi

Da qualche giorno è disponibile su Disney + l’ultimo film di casa Disney/Pixar RED”. Il film segna il debutto alla regia in un lungometraggio dell’animatrice sino- canadese Domee Shi, facendone la prima donna ad aver diretto prima un corto (“Bao”, 2018, che ha vinto l’Oscar 2019 di categoria) e poi un feature nella veste di regista unica per la Pixar.

Se la maggioranza degli spettatori ha apprezzato il film per la sua metafora sulla vita di un’adolescente in lotta con la pubertà, le implicazioni culturali e la sua tendenza a trasformarsi (nella fattispecie, in un gigantesco panda rosso!) quando sopraffatta dalle emozioni, la pellicola ha fatto storcere il naso ad altri, soprattutto agli assai “sensibili” genitori.

Le critiche sono rivolte alla protagonista, la tredicenne sino-canadese Mei, la quale, per il suo vivere appieno il proprio – naturale – “trasformarsi” da bambina ad adulta, è stata additata quale esempio diseducativo da parte di una fetta di genitori che la considera un potenziale incitamento alla disobbedienza parentale e un cattivo modello di auto-rappresentazione estetica. La pellicola è stata definita da alcuni spettatori “inappropriata” per il pubblico a cui è rivolto (bambini e adulti) e addirittura ”scioccante” per la quantità di (presunte) allusioni sessuali in essa contenute.

Leggendo tali critiche, personalmente non posso esimermi dal pensare (come ormai da anni in verità) a come la Casa del Topo abbia – anche suo malgrado – contribuito a una pesante “targhettizzazione” dell’industria dell’Animazione finendo col relegarla – anche nella percezione del pubblico mainstream – ad ambito esclusivo del pubblico infantile,  appannaggio di un format puramente prescolare, con limitatissime –  e “controllate” – possibilità di poter “esplorare” tematiche diverse da quella, “tradizionale”, della principessa “salvata” dal principe azzurro.

E’ “accettabile” che ad un primo sguardo il film possa essere apparso ad alcuni “sopra le righe”, ma resta il fatto che il tema affrontato in “RED” è, di fatto, un soggetto “naturale” ed “umano” che in alcun modo intende essere innalzato a “secondi fini” occulti: il fatto di vedere la protagonista come archetipo della disobbedienza a causa della scelte indipendenti operate seguendo quelle che sono le sue emozioni, sensazioni fisiche e paure appare, a mio avviso, come un modo di delegittimare quella che è, a tutti gli effetti, quel periodo di cambiamento, caos ed autodeterminazione che è proprio della pubertà.

 

Il film mira a “normalizzare” l’avvento del ciclo mestruale, e quel tipo di “evoluzione” che può far sentire le ragazze molto più sicure e accettate durante l’adolescenza: l’ho trovata un’efficace metafora per spiegare ai giovanissimi (ma non solo) cosa vuol dire vivere questa fase della vita in compagnia di un gigantesco panda rosso quale cicerone che condivide tutte le nostre mozioni – rabbia, paranoia, depressione – traducendole in un linguaggio accessibile e divertente.

A livello artistico, ho molto apprezzato lo stile orientaleggiante delle animazioni e delle scelte stilistiche ispirate al mondo dei cosplayers, infarcito di espressioni “kawaii”; molto carina anche la scelta della regista di ambientare la storia nella Toronto dei primi anni Duemila, con tutti i riferimenti che ne conseguono: oggetti di uso comune come il Tamagotchi (un cult tra gli anni ’90 e l’inizio del Nuovo Millennio) e pesante influenza degli anime dell’epoca (da Sailor Moon a Ranma ½).

Per concludere, che il film possa essere – soggettivamente – apprezzato o meno, la trama riesce a mettere in luce quel tipo di difficoltà che gli esseri umani spesso affrontano durante l’adolescenza, fornendo, a mio avviso, una solida base di conversazione su questo e altri argomenti connessi…  a patto di uscire da un atteggiamento puramente censorio adottando un’assai più utile prospettiva fertilmente dialettica.

Alice Buscaldi (da Annecy)

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