Nerofumo di Peroni come Tintin in Congo?
Mentre la polemica britannica (di cui abbiamo parlato su afNews) sul razzismo dell'albo Tintin in Congo ottiene come risultato il boom delle vendite di quell'episodio nella terra di Albione, (là pubblicato solo per i collezionisti nel 2005 con tanto di nota che spiega correttamente il contesto di questo episodio del 1931 tra i peggiori della serie in quanto fa parte di quelli "commissionati" dall'abate Wallez al giovanissimo e ingenuo Hergé per sostenere una campagna di indottrinamento infantile nella visione ultra-cattolica, colonialista, paternalista, razzista ecc. tragicamente in voga nell'Europa ante seconda guerra mondiale e non ha nulla da spartire con quelli realizzati in seguito da un Hergé più maturo e finalmente libero dall'influenza diretta dell'abate), noi riceviamo l'albetto PM presenta Nerofumo by Perogatt, anch'esso ambientato in Africa. Cosa hanno in comune? La professionalità degli autori, cerrtamente. Ma anche il fatto che in entrambi gli albi gli africani sono rappresentati "con la pelle nera e i labbroni rossi"... Ma allora, se Carlo Peroni (Perogatt, uno dei più prolifici tra i grandi cartoonist storici italiani) avesse pubblicato questa simpatica raccolta delle avventure umoristiche del piccolo Nerofumo in Gran Bretagna, anche questo fumetto per bambini sarebbe finito sotto le mire della censura e spostato in libreria nella sezione per soli adulti? I Missionari Comboniani, editori del fumetto, sarebbero stati accusati di razzismo, colonialismo ecc.? Per farvi un'opinione vi basta leggere l'albo Tintin in Congo (magari a sbafo in una grossa libreria) e comprare il volumetto di Nerofumo (ve la cavate con 4 euro) magari a Rimini nel festival di Cartoon Club dove i Comboniani hanno una mostra dedicata alla storica rivista Il Piccolo Missionario, che, nell'asfittico panorama delle riviste a fumetti (o anche solo con fumetti) per bambini in Italia, è una delle pochissime rimaste. Giusto per la cronaca, abbiamo monitorato le testate giornalistiche africane in cerca di commenti sulla vicenda di Titnin in Congo, albo che l'editore licenziatario in Gran Bretagna aveva rifiutato di pubblicare per anni "per il suo carattere colonialista, le violenze inflitte agli animali e la presenza nella storia di missionari cattolici". Nel Congo, invece, si è sempre venduto senza alcun problema, mostrando più buon senso e elasticità mentale dei loro fratelli bianchi della commissione britannica per l'equità razziale. Anzi, là si trova molto divertente vedere i bianchi che, in quella storia, fanno così tante figure da babbei.

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Giovedì, 19/7/2007
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