Castelli animati: un decennale riuscito

Nella suggestiva cornice dei colli romani, a Genzano, con la proiezione di tutti i film vincitori delle passate edizioni, domenica 4 dicembre 2005, si è concluso il 10. Festival de 'I Castelli animati'; tale sorta di autocelebrazione è apparsa il degno spartiacque tra il lustro lasciato alle spalle (che ha visto riconoscere  la manifestazione tra i sette migliori festival d'Europa) e un futuro che nei piani degli organizzatori vorrebbe essere ancora più propositivo e stimolante. Auspicando, però, che il Festival non perda nel tempo la sua peculiare atmosfera giocosa e familiare, la quale lungi dal risultare fastidiosa contribuisce invece ad abbattere l'imbarazzo tra gli ospiti e il pubblico, creando i presupposti per siparietti gustosi come quello in cui  il regista e sudioso italoamericano  John Canemaker rivelava con orgoglio di chiamarsi in realtà Giovanni Cannizzaro per poi fingere di riconoscere in una sua giovane omonima in platea la cugina a lungo cercata. Proprio Canemaker è stato, col giapponese Isao Takahata, il grande protagonista degli incontri di quest'anno, al punto da coadiuvare spesso il poliedrico Luca Raffaelli nella conduzione: oltre ai propri lavori (il complesso 'The Moon and the Son: an imagined conversation', del 2004, ha ricevuto il premio Fabrizio Bellocchio per i contenuti sociali) ha introdotto la visione di alcuni splendidi documentari sul lavoro di Walt Disney (spesso mettendo in risalto l'egocentrismo creativo di quest'ultimo) e raccontato la propria esperienza a contatto con vere e proprie leggende dell'animazione americana. Takahata, dal canto suo, ha ricevuto il premio alla carriera dalle mani del collega Peter Lord (fondatore della Aardaman e qui per presentare un brano dello spassosissimo 'Wallace & Gromit: the curse of the Were Rabbit') e si è visto tributare dal pubblico una spontanea 'standing ovation' dopo la proiezione del suo 'I miei vicini Yamada'(1999); unica nota stonata, la traduzione alquanto approssimativa ha penalizzato non poco la comprensione delle sue 'lezioni di regia'. Oltre al nostro Gianluigi Toccafondo (il quale purtroppo non ha potuto trattenersi fino al termine del Festival, ma ha saputo comunque lasciare il segno) e al non sempre comprensibile (almeno per chi scrive) Paul Bush (ammirevole comunque per l'incessante ricerca creativa), hanno impressionato la malinconica poesia di Borge Ring, una sorta di Disney che non ha paura di mostrare i drammi della vita e soprattutto non ha la pretesa di risolverli : anche nella ritrosia mostrata durante l'intervista (tentata) da Raffaelli ha saputo sfoggiare un'ironia bonaria ma inflessibile. L'Assemblea dei soci di Asifa Italia, oltre a confermare purtroppo l'attuale stato di (auto?)isolamento in cui vive l'animazione italiana, ha visto nascere finalmente qualche spunto di discussione che si spera non resti lettera bianca: infatti, solo un'azione unitaria tra i professionisti del settore consentirebbe all'appello che il presidente Francesco Testa e i suoi intendono rivolgere alle istituzioni (sul sito www.asifaitalia.org  )di risultare efficace. Purtroppo, perchè ciò avvenga occorrerebbe che i lavoratori si sentissero maggiormente tutelati dalle loro associazioni, le quali attualmnte possono contare su pochissimi aiuti e sostenitori: il classico circolo vizioso. A tale proposito, l'inglese Daniel Greaves, con la sua Tandem Films, ci ha fatto ricordare quando anche in Italia la pubblicità serviva per alimentare la creatività: i suoi esilaranti cortometraggi (premio Oscar per 'Manipulation' nel 1992) nascono infatti da idee escogitate su commissione, relative a spot commerciali: è la riprova che in un contesto maggiormente recettivo e lungimirante è ancora possibile coniugare l'originalità all'efficacia mediatica, senza tralasciare una sorta di 'educazione subliminale' dello spettatore che, dopo aver acquistato il prodotto,  magari avrà anche voglia di rivedere i 'cartoni animati' relativi ad esso. Suona familiare? Anche a noi...

Un ultimo ricordo dedicato a Renzo Kinoshita, creatore del Festival di Hiroshima scomparso nel 1997 e rappresentato a Genzano dalla moglie Sayoko, attuale direttore dell'importante manifestazione nipponica. Alla sua attività di regista e animatore è stata dedicata una retrospettiva che dal corto 'Made in Japan' (premiato a New York nel 1972) al terribile 'Pica Don'(il nome che i sopravvissuti di Hiroshima diedero alla bomba atomica) del '78 ha testimoniato come per Kinoshita l'animazione costituisse il mezzo per adempiere a una vera e propria missione: testimoniare la fine di un mondo e la nascita di un futuro incerto ma non privo di speranza.

Articolo di Eric Rittatore (se non altrimenti indicato) - Martedì, 6/12/2005
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