Scaringi: Un quartiere per i fumetti
Tra il mondo delle “nuvolette” e quello della “bande dessinée”, come i francesi chiamano i fumetti, c’è una distanza infinitamente superiore a quella che separa Roma da Parigi. In Francia il fumetto gode ottima salute, gli autori più famosi (italiani inclusi) entrano nelle più prestigiose istituzioni culturali, gli albi si stampano e si vendono in decine di migliaia di copie e sono recensiti nelle pagine dedicate alle novità letterarie. In Italia invece è tutto diverso: le vendite sono in calo, testate famose chiudono o riducono la periodicità, i migliori autori riescono a farsi pubblicare le loro storie in Francia, e non sempre in Italia, tanto che molti (Giardino o Manara) hanno reso concreto il vecchio detto “Nemo propheta in patria”, ma la maggior parte per vivere deve dedicarsi alla grafica pubblicitaria, che forse permette guadagni decorosi ma inaridisce la creatività. Forse è per questo che i grandi oggi scomparsi non hanno ancora trovato degni eredi. Ma in questo panorama piuttosto grigio qualche fiammella ogni tanto s’intravede, come quella che mercoledì 19 ottobre 2005 si è accesa a Roma nel nuovo comprensorio di Torrino Mezzocamino che sorge al di là dell’EUR, in una zona di grande sviluppo urbanistico, protesa verso il mare. Lì Walter Veltroni, sindaco di Roma noto per amare “tutto ciò che fa spettacolo”, ha scoperto una serie di targhe toponomastiche dedicate a un gruppo di grandi disegnatori, purtroppo scomparsi da tempo. Il quartiere diventa così una sorta di piccola enciclopedia del fumetto, un tangibile omaggio ad autori che hanno fatto sognare milioni di lettori grandi e piccoli, e hanno lasciato un segno indelebile della loro arte in centinaia di albi e giornaletti. Si passa così da viale Gianluigi Bonelli a largo Benito Jacovitti, da piazza Andrea Pazienza a largo Guido Buzzelli, da viale Hugo Pratt a largo Walter Molino, tanto per citare alcuni degli autori che vengono ricordati. Dire chi sono e cosa hanno fatto è pleonastico: tutti sanno che papà Bonelli ha inventato Tex, il personaggio più longevo del nostro fumetto, ma ha anche scritto decine di altre storie, quasi tutte collocate in un West di fantasia ma realistico. Jacovitti ha legato il suo nome a Cocco Bill (ancora un cow boy), ma ha anche creato un’infinità di storie e di personaggi di straordinaria comicità. Walter Molino non è stato solo l’erede di Beltrame sulle copertine della “Domenica del Corriere”, ma anche un originale narratore di storie western (ha ideato quel vecchio brontolone di Kit Carson dieci anni prima della nascita di Tex) e un pungente vignettista. Andrea Pazienza è fra gli autori più amati dai giovani dei quali ha interpretato negli anni Settanta sogni e inquietudini. Hugo Pratt è il papà di Corto Maltese e tanti altri personaggi non meno popolari, mentre Guido Buzzelli è stato un disegnatore brillante e amaro, autore di storie grottesche (dalla Rivolta dei Racchi ad HP, e tante altre) nelle quali riversava tutto il suo disincantato umorismo e nelle quali amava inserirsi (come faceva Hitchcock nei suoi film) in rapide comparsate o in ruoli da protagonista (o quasi). Oggi che un esercito di ignoti disegnatori imbratta i muri delle città, treni, autobus e monumenti, forse non sarebbe irriverente se qualcuno disegnasse, sulla targa di Buzzelli, un piccolo ritratto, quasi sempre in nero, dell’artista romano. [Carlo Scaringi]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Domenica, 23/10/2005
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