Torino Comics: Autori, Diritti, Francia, Cinema e molto altro in sintesi

Lingotto FiereDall'inviato Gianpaolo Bombara: Come ormai consuetudine (ne è stato festeggiato il decennale l’anno scorso), anche quest’anno il Salone Mostra Mercato Torino Comics ha riaperto, per la seconda volta, i Vittorio Pavesio Lara Croft Silvia Shonbattenti nella prestigiosa nuova sede del Lingotto Fiere di Torino. Il tutto è avvenuto dal 1° al 3 aprile scorsi. L’ottima organizzazione di Vittorio Pavesio prevedeva anche per questa edizione numerosi incontri, mostre tematiche ed iniziative riguardanti il media Fumetto. A cominciare dallo spostamento in un padiglione del Lingotto più grande, che ha portato giovamento nella distribuzione dei vari stand, evitando che ci fosse intasamento negli ampi corridoi di passaggio (tranne domenica pomeriggio, che ha visto la cosplayerssfilata dei cosplayers creare una vera diga tra la parte riservata agli stands e l’area delle Sale Incontri e Mostre). Oltre a ciò, sono stati riservati degli ulteriori spazi sia per quanto riguarda la proiezione (quasi continuativa) di molti cartoni animati di produzione mondiale, tra cui parecchie chicche inedite, sia per i vari giocatori (anzi, players) dei giochi di ruolo (pardon… role games). Su tutto questo, chi scrive ha potuto essere presente all’interno del Lingotto solamente sabato e parte della domenica pomeriggio. In ogni caso, ecco il ricavato di quelle intense giornate. Il primo, importante, incontro di sabato, è stato quello dedicato alla DSCN1056.jpgstampa a fumetti in Francia dal dopoguerra ad oggi. In effetti, il programma prevedeva un campo di analisi più ristretto, ma il principale ospite di questo incontro, Claude Moliterni, ne ha tratto un discorso più ampio. Gli altri intervenuti alla tavola rotonda, sono Claude Moliternistati Luca Boschi, Gianfranco Goria e Luigi F. Bona. Il critico ed esperto Luca Boschi ha introdotto un breve discorso su quanto la Mostra di Angoulême (vero termometro del settore) abbia rappresentato anche quest’anno. Cose come l’avanzata di editori ed autori asiatici (soprattutto giapponesi) nel mercato francofono, o lo spazio che viene dedicato ad autori che da noi sarebbero considerati “di nicchia”, oppure che è stato finalmente dato risalto anche all’ambito disneyano (di solito guardato con sospetto da francesi e belgi) con mostre di Don Rosa e Giorgio Cavazzano. DSCN1062.JPGMoliterni ha quindi presentato un excursus delle principali testate che, dal primo dopoguerra, hanno iniziato ad apparire in Francia; perlopiù sotto la sua diretta direzione o collaborazione. Inutile dire che, al momento di parlare delle copie prodotte dalle varie testate, non si sono potuti reggere i confronti con quanto abbiamo vissuto in Italia nello stesso periodo, se pensiamo che un settimanale come “Pif Gadget” era arrivato a vendere (alla settimana) 4.000.000 di copie! Pensiamo solo che nel mercato editoriale francese, ad esempio, sono stati pubblicati 224 albi nel solo gennaio scorso, e che ci sono ormai 2 o 3 festival dedicati al Fumetto a settimana. Abbiamo quindi ammirato (anche con le immagini che ci aveva portato) le varie versioni di “Pilote”, così come di tutti gli altri settimanali, mensili e speciali dell’epoca. Siamo perciò passati da “Spirou”, “Les Pieds Nickelés Magazine”, il “Pilote” della gestione René Goscinny (in cui cominciano ad apparire pagine d’informazione, sulla falsariga del MAD americano), l’”Echo des Savanes”, “Charlie” (copia precisa del “Linus” nostrano), “Pogo” (in Italia “Eureka”), “Le Canard Sauvage”, “Mormoil”, la strepitosa “Metal Hurlant” (il primo numero ebbe un successo enorme), “Lucky Luke” (che venne poi chiusa dallo stesso Goscinny perché vendeva “solo” 98.000 copie contro le 800.000 degli albi monografici del suo personaggio!), “Vecu”, “Spot BD”, “Bo Doï” (la cui origine del nome resta ignota anche a Moliterni), “Tintin”, “Ah!Nanà”, “Circus”, “Corto” (ispirata alla nostra “Corto Maltese”) e molte altre ancora. Da rimarcare come molti degli autori che aprirono queste nuove riviste (molte delle quali di vita editoriale più o meno effimera), furono transfughi della rivista “Pilote”, che quindi si può porre come palestra di molti artisti e nuovi editori. A seguito dell’intervento di Moliterni, Luigi F. Bona ha fatto un parallelo di quanto abbia significato negli anni per i lettori e gli autori nostrani il fumetto francofono. Cominciando con la rivoluzione di “Linus”, che inizio a farci conoscere (prima del genere, come idea), fumetti di tutto il mondo. Anche grandi autori come Hugo Pratt, non ebbero però vita facile nel nostro Paese; Pratt fu infatti costretto a pubblicare il suo Corto Maltese dapprima in Francia e solo DSCN0971.jpgsuccessivamente, a successo raggiunto, anche in Italia. Questo sarebbe un lungo discorso che ha interessato anche molti dei nostri autori di fumetto umoristico, che negli anni passati hanno sempre goduto di una maggiore attenzione e fama in Francia che da noi. Moliterni ha poi concluso la tavola rotonda ricordando come sino al ’57 non vi fossero condizioni di lavoro e trattamento sindacale per gli artisti. Solo da quell’anno, infatti, si incominciò a riconoscere ai vari disegnatori, un trattamento parificato a quello di tutti gli impiegati. Fu un periodo “d’oro” (che durò sino al 1989) in cui, oltre ad essere stipendiati, gli autori godevano anche della pensione, dell’indennità di disoccupazione e di altri benefici sociali. Dopo il 1989, si tornò purtroppo a condizioni lavorative pressoché simili a quelle di prima del ’57 e sparì anche il sindacato dei fumettisti; ma di recente si sono di nuovo recuperati alcuni diritti pensionistici e di assistenza mutualistica. Per inciso, da noi non si è ancora visto nulla del genere in tutti questi anni [almeno fino all'avvento del sindacato SILF, col quale le cose, come si è letto su afNews, stanno rapidamente cambiando. NdR]. Ha chiuso la tavola rotonda, un pensiero di Luigi F. Bona, che ricordava l’importanza, per i giovani autori, delle riviste che pubblicavano i fumetti ad episodi; fenomeno ormai quasi scomparso nel nostro paese. Quello con Moliterni non è stato l’unico convegno importante della giornata. Nel primo pomeriggio, dopo che Enrico Fornaroli e Stefano Munarini ci hanno ragguagliato sulle ultime novità che la Panini Comics aveva intenzione di produrre (come, finalmente, l’intera serie a fumetti di Leji Matsumoto “Galaxy Express 999”, oppure i volumi cronologici dei Peanuts di Schulz ripresi in tutto e per tutto dall’edizione Fantagraphics), è stata la volta della tavola rotonda su Cinema e Fumetto. Tra gli intervenuti, Vittorio Giardino ha espresso il suo amore per un certo tipo di cinema e per quello che ha significato per lui. Luigi F. Bona ha invece perorato la causa del fumetto rispetto al cinema nato, in effetti, successivamente. Interessante anche la testimonianza (ed i vari interventi al riguardo) del rapporto tra sceneggiatori di fumetto e cinema italiano, con l’intervento estemporaneo di Sergio Bonelli che, dalla sala, ha ricordato alcuni aneddoti sul disinteresse dei produttori cinematografici per gli autori (e sceneggiatori) di fumetti nostrani. Ancora Stefano Della Casa ed Oscar Cosulich hanno espresso più in generale lo strano rapporto esistente tra i due media, e di come si siano entrambi influenzati moltissimo in tutta la loro storia. A chiudere la tavola rotonda, Luca Boschi ha infine ricordato come anche il cinema d’animazione abbia avuto un’importanza spesso maggiore dell’equivalente a fumetti, citando ad esempio il lavoro svolto da Floyd Gottfredson sul suo Mickey Mouse che venne modificato dall’immagine che ne veniva data nello stesso periodo nei cortometraggi. Sempre nel pomeriggio di sabato, un altro grande evento si è svolto nella “Sala Rossa” dedicata allo scomparso Will Eisner: l’incontro col grande maestro argentino Juan GimenezJuan Gimenez. Questi, ci ha raccontato la sua vita artistica partendo proprio da quando, a 16 anni, iniziò a disegnare professionalmente (cioè ricevendo un compenso) ed i suoi primi ispiratori furono Solano Lopez ed Hugo Pratt, che in quegli anni pubblicava in Argentina. Ha ricordato come, arrivando da un’attività di tornitore, fu sempre molto legato ai macchinari. Tanto che la sua preoccupazione maggiore, in tutto quello che disegna, è sempre quella che i meccanismi “funzionino”, almeno in via teorica. Per lungo periodo smise poi di disegnare fumetti, ma fece solo produzione pubblicitaria e frequentò anche un istituto di disegno meccanico. Dopo ben 15 anni, riprese a creare fumetti perché restò colpito dalle grandi opere francesi dell’epoca. Molto dovette cambiare del proprio stile per adeguarsi a quello attuale. Erano però Juan Gimenezpiccoli lavoretti, in cui non era neppure identificato il suo nome. Il primo lavoro in cui iniziò a farsi conoscere fu quindi “Asso di Picche”, per i testi di Ricardo Barreiro, dove riversò (malgrado la difficoltà di reperire la documentazione) tutto il suo amore per gli aerei. Dopo altri lavori (spesso fatti trovandosi in giro per l’Europa), venne la volta de “La Città”, sempre in coppia con Barreiro. Quindi passò al colore con “La Stella Nera”. Il film “Heavy Metal”, cui lui collaborò alla realizzazione, gli diede alfine la notorietà per lavorare anche con altri editori. Fu in quegli anni che capì come il colore (che all’epoca interessava solo le otto pagine centrali degli inserti a fumetti) fosse la sua strada. Da ormai 10 anni collabora con lo sceneggiatore Alejandro Jodorowsky, in quella che si può considerare una costola della sua opera più conosciuta, quell’”Incal” creato in collaborazione con Moebius. Ne “La Casta dei Metabaroni”, Gimenez sta riversando tutta la sua arte, producendo volume dopo volume un capolavoro del genere. Pur rifiutando all’inizio il tipo di fantascienza che lo sceneggiatore gli proponeva, nel tempo Gimenez riuscì a raggiungere con questi un accordo in cui lui avrebbe “ridimensionato” con la sua razionalità le fantasie di Jodorowsky, creando più che la semplice somma delle Giampiero Leodue professionalità. A chiusura della giornata di sabato, abbiamo assistito alle previste premiazioni. Alla presenza dell’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Giampiero Leo, e con la minacciosa presenza della 501italica star wars501 Legione Italica Star Wars (che ha preso possesso della Sala Rossa subito prima della premiazione), sono passati a ritirare il premio i giovani illustratori premiati dall’Accademia Pictor per il loro concorso sul tema “Il Soldatino di Piombo”. Successivamente, altri giovani sono stati premiati per le opere del concorso a fumetti “Pietro Miccia”, giunto quest’anno all’ennesima edizione. In aggiunta, Sergio Zaniboni ha personalmente consegnato il premio alla carriera a DSCN1376.jpgFranco Paludetti (entrambi storici disegnatori di Diabolik). Diversamente da altre iniziative similari, il Salone ha anche voluto riconoscere un premio a quei siti Internet (uno italiano e l’altro straniero) che, meritoriamente, svolgono opera di diffusione del media fumetto. La giornata di domenica, per certi versi meno ricca di eventi rilevanti, ha però visto almeno due importanti incontri: quello, se vogliamo, minore sulla presentazione della nuova testata bonelliana “Brad Barron”, e quello più importante per tutti gli addetti ai lavori, sui Diritti dell’Autore e sulla situazione attuale del nuovo disegno di legge specifico per le opere a fumetti. Il primo di questi incontri (premiato dal largo afflusso di spettatori, contrariamente ad altri, anche notevoli, convegni visti il giorno precedente), vedeva Tito Faraci raccontare quello che ci aspetta nella sua nuova miniserie (18 numeri, senza possibilità di prosecuzione) di ambientazione Ivo Milazzofantascientifica, ma non solo, nell’America anni ’50. Bisogna riconoscere che la curiosità creatasi intorno a quest’iniziativa è risultata alta. Di interesse diverso, l’incontro sul diritto d’autore nelle opere a fumetti, in cui Marco CattaneoMarco Cattaneo (segretario organizzativo del sindacato SILF/SLC/CGIL) ed Ivo Milazzo (autore e Presidente dell’Associazione Fumettarte), hanno spiegato il disegno di legge di modifica ad una legislazione che risale addirittura al 22 aprile 1941 (la numero 633), e già presentato in Parlamento ed al vaglio in questi giorni (ma sembra che novità al riguardo ce ne siano già). Secondo Ivo Milazzo, sembra che buona parte del problema debba essere accreditato al fatto che ancora nessuno abbia definito con chiarezza cosa sia il medium Fumetto. Marco Cattaneo Paolo AllaraLa risposta è tutt’altro che semplice, ma il sindacato e l’Associazione Fumettarte (creata “ad hoc” da un nutrito gruppo di autori) ci sta provando. Molti degli autori presenti agli incontri, si sono potuti anche ritrovare come ospiti ai relativi stand, dove sono stati sommersi dalle richieste del pubblico che affollava il Salone. In definitiva, ci è parsa un’edizione di tutto rispetto che nulla ha ormai da invidiare a manifestazioni più blasonate: sia come afflusso di pubblico che come iniziative presentate. Ci rivediamo a Torino Comics 2006. [Gianpaolo Bombara]

Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Venerdì, 8/4/2005
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