5 Ottobre 2021 18:53

La terza via di Nestor Makhno

Una delle falsificazioni storiche più insidiose è quella che racconta i contrasti del passato – dagli intrighi alle guerre – in modo manicheo, riducendoli allo scontro di due forze, senza il minimo spazio per altre posizioni. La realtà è diversa, perché avere un nemico comune non significa sempre combatterlo per gli stessi motivi e con gli stessi obiettivi. Il vincitore – quello che falsificherà la storia – finisce spesso per replicare i metodi autoritari dello sconfitto. Lo aveva capito un terzo attore come Nestor Makhno, che guidò il movimento anarchico durante la rivoluzione russa. La sua storia ha il fascino delle storie brevi, generose, sincere, condannate alla sconfitta ma destinate a lasciare una testimonianza importante. Nei suoi scritti l’anarchico ucraino usa anche termini che possono generare degli equivoci, come comunismo e soviet, ma in un’accezione completamente diversa da quella dei bolscevichi. Il contrasto fra anarchici e comunisti si basa su differenze sostanziali: Makhno capisce presto che Lenin vuole abbattere il sistema zarista per instaurarne un altro non meno oppressivo e soffocante.

Tanto è vero che quando entra in contatto con gli anarchici spagnoli li mette in guardia: “Che la calamità comunista-bolscevica russa non possa prendere piede sul suolo rivoluzionario di Spagna!”Nestor Makhno e il suo movimento di contadini anarchici vengono tratteggiati in modo eccellente nell’albo Le vent des libertaires, che Les Humanoïdes Associés propone in versione integrale, era già stata pubblicata in due albi, nel 2019 e nel 2020.

Opera evocativa e potente, Les vents des libertaires è stata realizzata da Philippe Thirault (soggetto e sceneggiatura) e da Roberto Zaghi (disegni): Al primo si devono numerose serie interessanti, fra le quali “La fille du Yukon” (tre volumi, Dupuis, 2005-2007) e “Retour sur Belzagor” (2 volumi, Les Humanoïdes Associés, 2017). Roberto Zaghi è ben noto agli appassionati italiani per la sua collaborazione con l’editore Bonelli, per il quale ha realizzato storie di Julia, Nathan Never e altri personaggi.

La gamma cromatica, giocata prevalentemente sui toni caldi del marrone, del rosso e del grigio, si sposa perfettamente con i toni aspri e drammatici della storia. Una storia romanzata, come chiarisce l’articolo finale che correda il volume, dove Yves Frémion (autore di vari libri sui movimenti rivoluzionari) sintetizza la biografia di Makhno. Questa attenzione filologica conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che la nona arte ha compiuto un salto di qualità importante. Questo bel volume è uscito pochi mesi prima che la benemerita casa editrice riportasse in vita “Métal Hurlant”. Ma in realtà la leggendaria rivista fondata nel 1974 da Dionnet, Druillet, Farkas e Moebius non era mai morta davvero.