Il comportamento scriteriato di Zio Paperone (quello di Carl Barks del 1957, nella terra degli Indiani Pigmei) è ancora lo stesso (egoista e stupido) di troppi esseri umani sul pianeta Terra. Talmente tanti che stiamo, sempre più rapidamente (e per nostra colpa), andando come dei cretini verso un’estinzione prematura della nostra stessa specie (e non solo).
Cerchiamo sempre le Meraviglie della Natura, perché ne abbiamo profondamente e inesorabilmente bisogno per vivere, per stare bene, per essere felici, ma contemporaneamente le distruggiamo, le consumiamo, le roviniamo, pur sapendo che così annichiliamo anzitutto noi stessi, i nostri corpi, il nostro spirito, il nostro futuro.
I paperi di Barks per me sono “i Paperi”, “quelli veri”. Opinione personale, ovviamente. Però quelli li sento vivi, vitali, realmente persone, con sentimenti, pregi e difetti. Lo Zio Paperone di Barks riesce a essere, in svariate occasioni, uno spregevole, disgustoso, ma autentico, capitalista, interessato al profitto tanto da poter passare sopra ogni altra cosa, e Barks lo usa per fare la sua satira sociale (ad usum bambini e non solo) senza peli sulla lingua, come fa quando dileggia, senza freni, il movimento degli Scout, impersonato dalle Giovani Marmotte, con le fissazioni insensate per le medaglie, i premi, la pretesa di sapere sempre tutto.
No, non siamo i padroni della Terra, proprio no. Gli Indiani Pigmei della citata avventura di Barks glielo ricordano severamente, e il monito vale, ancora, purtroppo, anche per noi. Alcune religioni sentenziarono il contrario, cioè che il mondo è al nostro servizio, uso e consumo. Ovviamente chi scrisse certe cose, pro domo sua, disse delle pericolosissime idiozie, fra le tante altre di cui, nel tempo, abbiamo costellato, per motivi più o meno nobili, le cosiddette Sacre Scritture (attribuendole, per ovvi motivi, alla Divinità di turno).
La Natura invece ci conferma quotidianamente che la Terra non è al nostro servizio. Che noi abbiamo bisogno della Natura e non il contrario, che, anzi, talvolta (vedi i virus, tristemente tanto di moda al momento) la Natura, volendo romanzare, sembra fare di tutto per eliminarci, quasi potesse considerarci una minaccia globale per il pianeta di cui viviamo, che ci ha dato vita. Una minaccia basata da un lato su una (forse) eccessiva presenza degli esseri umani (siamo ormai quasi 8 miliardi), dall’altro dalla nostra stupida tendenza alla distruzione, al consumo sfrenato delle risorse limitate (altro che riciclo), alla egoistica mancanza di visione prospettica, alla vergognosa mancanza di rispetto per le forme che la vita assume (tutte, non solo gli umani, non solo gli animali: tutte, anche quelle che noi consideriamo non senzienti) e che sono, tutte, cibo reciproco le une per le altre, in armonia, portando la vita, il DNA, un poco più in là, un altro poco più avanti…
Avrai letto sui social di afNews.info, il caso riportato dalla stampa sui Nativi Americani che, coi proventi del loro Casinò, stanno finalmente ricomprando le terre avite (loro strappate, in modi legali e illegali, dagli invasori europei), per mantenerle allo stato naturale, conservarle, e viverci in armonia come facevano le loro tribù tanti anni fa: click qui per l’articolo completo.
Gli Indiani Pigmei della storia di Barks, usarono un altro stratagemma, ben più “brusco”, per convincere Zio Paperone a rendere alla Terra, la terra comprata senza il permesso “del Sole e della Luna”, così che i piccoli nativi potessero continuare a proteggerla e a viverci in armonia e rispetto.
Chi vive in Italia dovrebbe essere molto sensibile a questi stimoli. Noi abbiamo avuto l’immeritata fortuna di vivere (talora nascere) in una penisola, dal clima eccezionale, lanciata nel mezzo di un mare specialissimo come il Mediterraneo, disseminata di natura dalla bellezza affascinante, da nord a sud (isole comprese), e di una stratificazione di svariate culture e arti, potenziate dall’assoluta diversità delle genti che ci hanno vissuto insieme, scambiando nei secoli umanità, cibo, conoscenze, qualità. L’Italia (qui intesa anzitutto proprio come espressione geografica) è un patrimonio immenso, un museo senza mura, un parco naturale che mescola continuamente ambienti umani e ambienti creati dagli eventi della Terra. Lo scempio che vi perpetriamo è inaccettabile, pericolosissimo, vomitevole. Noi dovremmo essere i custodi del meglio che chi è venuto prima di noi ha prodotto in armonia e di ciò vi ha trovato, fatto dagli uomini e dalla natura, non i consumatori-distruttori di meraviglie irripetibili.
Da quanti decenni lo diciamo, come voci nel deserto, che gli umani devono comportarsi come si deve verso la Terra?
Barks più volte ha esposto, attraverso il fumetto, il proprio pensiero ecologista, negli anni 50 e 60, e la propria spietata critica ai disastrosi difetti della società statunitense. Si era ancora lontani dall’appiattimento “politicamente corretto” degli anni seguenti, operato senza sosta da altri autori, per rendere i fumetti Disney “non divisivi” (come diremmo oggi). Sempre buonini buonini, sorridenti e, di conseguenza, falsi, ma penosamente innocui. Carl Barks, invece, riusciva (come tanti altri eccezionali Autori di fumetti) a evitare l’ipocrisia, attenendosi alla verità, raccontandola come la sentiva (con sincerità, quindi) e con eccezionale capacità narrativa, divertendo e stimolando comunque sentimenti positivi, migliori comportamenti e l’uso razionale e critico del cervello.
Quindi si può fare.
Così come si può, e si deve, rispettare la Natura: per giunta, potrebbe aggiungere il Paperone capitalista con una analisi più razionale e scientifica, è proprio nel nostro principale interesse.
Qualche dato in più su Uncle Scrooge 18, in cui apparve per la prima volta questo racconto, lo trovi qui:
Mi si perdonino le scansioni non perfette. :-)
E, qui di seguito, qualche suggerimento di lettura…