14 Novembre 2020 17:34

Il Fumetto è Cultura? No, dice Franceschini. Sì, dice Franceschini.

Abbi pazienza. Ma… Questi due titoli (cito una fonte, ma anche altri giornali hanno proposto cose simili), a un giorno di distanza, mi fanno uno strano effetto. Non bello.

I fumetti? Per Franceschini non sono cultura” e sui social giù insulti a Dario Franceschini (e tutte le altre cose che il popolo bue della rete fa quando prende di mira qualcuno, personalmente di persona).

Poi, come niente fosse: “Intervista a Dario Franceschini – Il Fumetto è Arte. Così salveremo il WOW“…

Cosa se ne dovrebbe dedurre? Che se si fosse telefonato subito (tipo una settimana fa, per dire) al Ministro Franceschini (non al ministero), tutto sarebbe stato chiarito senza bisogno di scatenare flame war e insulti della rete?
Oppure che Frasceschini fino a ieri pensava che il fumetto fosse una solenne cavolata e nella notte ha avuto l’apparizione di Hugo Pratt?

Ma… che vedo?… Franceschini che dice “Fumetto, animazione e illustrazione sono eccellenze italiane“:

Allora niente sogno notturno… Franceschini sostiene da tempi non sospetti (ho preso il primo articolo che ho trovato in rete, questo è del 2017) che il Fumetto è Arte, quindi Cultura, anzi un’Eccellenza Italiana.

Allora? Cosa si deve dedurre?

Scusa se faccio domande, ma io, nonostante l’età (o forse proprio per questo) ho sempre bisogno di imparare qualcosa di più, sul giornalismo e anche sulla diplomazia. E forse anche banalmente sui rapporti interpersonali…

3 risposte a “Il Fumetto è Cultura? No, dice Franceschini. Sì, dice Franceschini.”

  1. Hai perfettamente ragione, Gianfranco. Talvolta ci si domanda se i ministri, il governo, gli uomini che ai vari livelli gestiscono la Cosa Pubblica siano schizofrenici: oggi una cosa, domani l’opposto. Non voglio generalizzare, ma entro nel caso specifico (che coinvolge direttamente me e la Fondazione e il museo che rappresento).
    A un decreto che giustamente sembrava voler aiutare i luoghi di cultura con le caratteristiche del nostro WOW (e pensa che la segnalazione ci era giunta da funzionari pubblici che ci conoscono) abbiamo partecipato compilando diligentemente la richiesta, rispondendo a ogni punto e allegando la documentazione richiesta. A sorpresa ci è arrivata una PEC che ci comunicava il pre-respingimento. Ho subito telefonato all’ufficio che l’aveva inviata (una Direzione Generale del ministero) per scoprire che il responsabile del procedimento e firmatario della PEC già non era più in quell’ufficio. La nuova funzionaria non ne sapeva nulla, ma invitava a rispondere via PEC inviando altra documentazione che potesse servire a modificare la decisione. Fatto e spedito, spiegando e documentando in modo più preciso che WOW Spazio Fumetto è da quasi dieci anni un’unità operativa della Fondazione Franco Fossati, ente culturale senza scopi di lucro riconosciuto già da prima, con DPR, dalla Regione Lombardia, delegata a questo dallo Stato Italiano. Come risposta ci è arrivato il definitivo respingimento: la lettera che i giornali hanno pubblicato, con quelle espressioni inaccettabili.
    Abbiamo ritelefonato alla DG del ministero, senza riuscire a parlare con il funzionario fantasma (che aveva firmato anche la nuova PEC senza essere più nell’ufficio) ma solo con altri funzionari, peraltro gentilissimi, che “si erano limitati ad applicare le disposizioni del gabinetto del ministro come erano scritte nel decreto”.
    Inviammo subito alla DG anche l’articolo de “Il Giorno” che ruppe per primo il ghiaccio, ma non avemmo risposta. A questo punto, mentre cercavamo un contatto diretto con il ministro (che purtroppo non avevamo), la notizia e mie interviste sono uscite per cinque giorni su televisionie qiornali, rimbalzando nei social, raccogliendo lo sdegno e alvolta (hai ragione, Giancarlo) commenti al limite dell’insulto, rivolti alla macchina burocratica e al ministro. Ci sono voluti 5 giorni perché tutto questo rumore arrivasse finalmente alla camera di Dario Franceschini, che subito mi chiamò (chiedendo il mio numero all’ufficio stampa) per scusarsi. Aveva infatti così scoperto che lo spirito del decreto era stato tradito da un’interpretazione restrittiva da parte di chi, nei suoi uffici, aveva fisicamente stilato il decreto.
    Questa la storia. Credo che riveli molti problemi, organizzativi e burocratici, molto vecchi. Credo anche che lo scollamento della realtà culturale di chi opera nei territori da chi li amministra – a tutti i livelli – sia enorme. Chi siede ai tavoli di lavoro? Perché non esistono confronti pubblici su queste scelte PRIMA che diventino bandi, decreti o addirittura leggi?
    Sono domande che tante realtà eccellenti ci stanno ponendo in questi giorni, chiedendoci di organizzarci tra di noi, unendo voci e forze. Vedremo.

    1. Ma ci pongono anche l’altro quesito: perché quando c’è un problema, si cerca subito un nemico da uccidere (meglio se amico)? Era evidente fin dall’inizio che si trattava di una interpretazione restrittiva sicuramente non conforme al pensiero del Ministro Franceschini. Perché, dunque, attaccare direttamente il Ministro? Per far diventare nemici gli amici, o perché ormai la prima cosa che si fa è cercare un nemico da uccidere? Lo trovo insopportabile (oltre che disastrosamente controproducente). IMVHO.
      Qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Franceschini (anche se ormai il danno di immagine nei suoi confronti è fatto, almeno in rete).

      1. Io gli ho risposto immediatamente:
        “La ringrazio di cuore! Con il nostro ufficio stampa stiamo vedendo di raggiungere tutti i nostri contatti, anche sui social, con questa buona notizia. Con l’augurio che questo incidente diventi l’inizio di un buon rapporto collaborativo!”
        e avevo già indicato, fin dall’inizio, in un “anonimo burocrate” il colpevole del pasticciaccio.
        Purtroppo a una rivendicazione (di dignità per il Fumetto, di diritto per WOW) si è sommata una diffusa tensione, creata dai mille ingranaggi sbagliati della macchina pubblica, che cerca sfogo quasi automaticamente verso il capo, ritenuto responsabile di tutto. Peraltro ci si aspetta – legittimamente – che il capo aggiusti l’ingranaggio. Ignorare il problema di fondo porta a brutte situazioni (che qualcuno può anche cavalcare nel modo peggiore).

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