22 Luglio 2020 07:56

Questi libri li dovresti leggere! Dal Premio Fossati…

Il Premio Franco Fossati (intitolato al caro amico giornalista ed esperto di fumetti, cui è anche intitolata l’omonima Fondazione che cura il relativo Museo a Milano) è quello che esamina la saggistica italiana sul mondo del fumetto e decreta ogni anno, da decenni, dei vincitori degni di tanto prestigio. Il giurato dell’Anonima Fumetti, Nico Vassallo, mi ha fatto avere i suoi commenti ai testi sottoposti ad analisi, tra i quali sono stati scelti i vincitori. Li condivide con te, grazie, perché ti stimolino a leggerli davvero, questi bei tomi! Non c’è solo tanto da imparare, ma anche da divertirsi.
Così il Premio, oltre a dare lustro a editore e autore vincitori, rende un servizio anche in termini di promozione della lettura.
E ora la parola a Vassallo.


Dino Battaglia

La perfezione del grigio tra sacro e profano

A cura di Piero Alligo

Autori vari

Edizioni Lo Scarabeo, 2019

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Anche grazie alla supervisione artistica di Vincenzo Mollica, eccellenti esperti di fumetto hanno aperto un “cantiere di recupero della memoria” sull’esperienza artistica di un monumento come Dino Battaglia. Meglio, “un genio”, come scrive nell’incipit proprio Mollica. Un uomo perbene e colto che ha saputo spaziare, senza perdere intensità, dai racconti di Poe e Maupassant alle Vite dei Santi. Forse per questa capacità ha creato veri e propri capolavori. Commovente la testimonianza di Giuseppe Battaglia su sua madre Laura, che accompagnò, con la sua dedizione e il suo talento, le creazioni del marito.

Pietro Alligo, ci descrive la tecnica del disegno del Maestro, affascinato dalle gradazioni del grigio che otteneva con un batuffolo di cotone e mascherine sagomate su carta vegetale. Dell’autentico rapporto di collaborazione dei due coniugi ci scrive Fulvia Serra. Così come dei sortilegi misteriosi ed inquietanti evocati da Venezia (la città natale di Battaglia) nelle tavole del racconto di Poe “Mai scommettere la testa col diavolo”, ci illumina Claudio dell’Orso. Daniele Bevilacqua, ci regala una minuziosa biografia dell’Autore, dove evidenzia la trafila che anche un grande fumettista deve compiere, tra esigenze e scadenze editoriali e dimensione artistica- personale. Devi diventare un camaleonte se vuoi vivere di quest’arte. Marco De Giuli, concentra la sua attenzione biografica soprattutto agli anni giovanili e sull’esperienza straordinaria di quel gruppo di giovani fumettisti chiamato “Gruppo dell’Asso di Picche”. Ancor oggi, un mito per gli amanti del fumetto. Graziano Frediani, rievoca il periodo del Corriere dei Piccoli e delle storie di Topo Gigio. Ma l’analisi più lucida ce la fornisce Mariadelaide Cuozzo, con diversi contributi. Nel primo, ci trasporta nel campo delle invenzioni formali e tecniche di Battaglia quando si confronta coi racconti di Poe, la sua straordinaria produzione “gotica”, con l’evocazione di urla mute in un indicibile, se non con le immagini, terrore. La Cuozzo rievoca anche “La leggenda del Golem”, realizzata con incisività e essenzialità, molto meglio di qualsiasi versione cinematografica o i fumetti tratti dalla penna di Guy De Maupasant, di cui “Palla di Sevo” è un classico da rileggere mille volte. Ma il libro si arricchisce del contributo di Ferruccio Giromini, sui “giochi” di Battaglia tra ombre e luci e di Santo Alligo che descrive mirabilmente le tavole realizzate per le Fiabe. Con grande intelligenza, Gianni Brunoro mette in risalto l’apparente contraddizione di un artista laico e agnostico che, sugli esempi di Santità (famoso universalmente “Frate Francesco e i suoi Fioretti”), costruisce la sua carriera straordinaria attraverso disegni immersi nella tradizione più alta dell’arte italiana.

In un volume di 216 pagine e 20 contributi è difficile citare tutti gli apporti. Ma non sono da dimenticare gli articoli di Paolo Ferrari e Marco Prandi, di Daniele Bevilacqua e Giuseppe Pollicelli, Giulio Cesare Cuccolini, Bepi Vigna, Giacomo Delbene, Michele Guaschino, impegnati a illustrare i mille aspetti di una personalità artistica poliedrica e sfaccettata. Il libro è arricchito da bellissime immagini, da un’attenta cronologia delle pubblicazioni, da una Bibliografia e da un elenco delle opere.

Opere di un visionario, di un virtuoso della china, di uno sperimentatore indefesso, di un ricercatore di nuovi linguaggi. A me ha sempre ricordato Faust, ispirato spesso dal Diavolo in persona, presente in tutte le sue opere anche quando non appare.


Letteratura a fumetti?

Le impreviste avventure del racconto

Autore: Daniele Barbieri

Edizione ComicOut, 2019

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Una doverosa precisazione nell’analisi di questo saggio

La casa editrice, in accordo con l’Autore, ha deciso di rinnovare il sistema di note e illustrazioni fuori testo, rimandando direttamente il lettore a una consultazione in rete, facile e veloce, parallela alla lettura. Questo, sia per avere una visibilità migliore delle immagini in questione (spesso poco adatte alla stampa), sia per la numerosa presenza, nella ricca bibliografia, di link che rimandano a siti, oltre che a testi.

Si possono dunque consultare gli apparati a questo indirizzo:

https://letteraturaafumetti.blogspot.com/

Interessante, questa integrazione tra pagina e web che sicuramente farà risparmiare un editore nella stampa. In fondo, ormai internet ci accompagna nell’informazione fornendoci dati, novità in tempo reale, ma anche fake. Non ho ancora chiaro quanto questa modalità abbia un reale valore per le immagini artistiche ma solo in tempo ce lo dirà.

Lo spazio del saggio è quindi interamente dedicato alla scrittura, dove la feconda cultura di Barbieri, ci conduce pazientemente per mano attraverso un viaggio nella Storia dove, alla fine, anche il fumetto si dimostra una forma “alta” di letteratura, una forma di lettura anche se molto diversa da quella costruita solo con le parole. Molti concetti li conoscevamo, ma il saggio ha la capacità di renderli più chiari e di inquadrarli in contesti storici precisi. La separazione tra immagine e racconto è stata sancita nel Rinascimento quando l’immagine arriva a conquistare un’autonomia concettuale prima sconosciuta e dove la “cultura popolare” assume finalmente importanza. Anche se è solo nell’800 che l’opposizione tra arte e bassa cultura inizia a sgretolarsi e il fumetto si inserisce con dignità all’interno di questo percorso.

Barbieri è un enciclopedico a mio parere e, quindi, parte da lontano con le pitture rupestri (alcune hanno 22.000 anni), quando nacque presumibilmente il racconto e, conseguentemente, il mito e i riti. Tutto viene spiegato con la sovrapposizione cognitiva che l’uomo ha sviluppato attraverso i 5 sensi. Il saggio ripercorre la storia della parola e della scrittura, nei Fenici, nei Greci, negli Egizi, nei popoli mesopotamici dove, probabilmente, c’è stata un’evoluzione lineare da una origine pittografica a un destino alfabetico. L’ analisi storica è approfondita e complessa ma una cosa è certa: le immagini possono essere considerate una forma di protoscrittura. E l’interruzione dovuta ai periodi iconoclastici (la divinità non si deve rappresentare con le immagini) è stato un incidente. Metà del volume è dedicato al fumetto, nato nel 1895 con Yellow Kid, dove il suo camicione rappresenta la prima espressione di balloon. Negli anni ’30, il fumetto è ormai scrittura e ha costituito a sua volta col tempo una specifica letteratura di riferimento. Si riallaccia alle proprie origini orali e popolari attraverso la mediazione massmediale del cinema.

Importantissimo è stato Eisner con The Spirit, fumetto “colto” frutto di distanziazione critica. Poi, arrivano gli anni ’60, dove il fumetto diventa patrimonio diffuso.


Bande a Part(e)

1954-1974- VENT’ANNI CHE HANNO CAMBIATO IL FUMETTO (E IN PARTE ANCHE IL MONDO)

Autore: Boris Battaglia

Edizioni Oblò-APS, 2020

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E’ molto difficile definire questo saggio di Battaglia. E’, nello stesso tempo, un’opera storica di vent’anni di storia europea e un non retorico omaggio a tutti i fumettisti che, tra il 1954 e il 1974, hanno inventato, cambiato, e poi reinventato a piacere, per gioco o per necessità, quel mondo del fumetto che divenne una Scuola inarrivabile nel nostro Continente.

Tutto ruota, inevitabilmente, intorno a Parigi, centro di gravità instabile ma protettivo, a suo modo, di una generazione di creativi geniali, case editrici sull’orlo del fallimento ma resilienti fino al sacrificio (pensiamo alla censura di De Gaulle). Figli del loro tempo, figli che si inventano il loro destino, figli esiliati, figli di puttana.

Dentro un vortice quantistico, la storia di questi vent’anni si “avvita” alle storie personali e artistiche di Tardi (Adèle Blanc-Sec) che poi lavorò con Jean-Claude Forest (ricorderete Barbarella) Gilles, Fred Aristidès, Cavanna, Joseph Gillain (Jijé), Morris (Lucky Luke), fino ad arrivare ad Uderzo, a René Goscinny, al quale tutti noi sceneggiatori dobbiamo la vita, Jean Giraud (Blueberry). Intorno, sopra e accanto a loro, le vicende travagliate delle edizioni a fumetti: Pilote, Word Press, Edit France, Spirou, l’editore Dupuis, fino al dissacrante Hara-Kiri (con Cabù, Gébé, Topor, Wolinski), e Métal Hurlant. E ne ho dimenticato la metà.

Se oggi il fumetto ha dignità di arte, togliamoci il cappello!

Battaglia, non perde la barra della nave dei ricordi o, se volete, l’asta dell’equilibrista della storia, divertendoci, incantandoci, fornendoci biografie facili da trasformare in sceneggiature di successo. Se qualcuno vuole!

L’iconografia consiste essenzialmente in fotografie di autori, non so quanto originali. Ma in quelle espressioni da lapide, troviamo spirito e commozione.


I Fumetti di Hanna & Barbera

Dagli Antenati ai Pronipoti

Autori: Alberto Becattini e Alessandro Tesauro

Edizioni Alessandro Tesauro, 2019

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Altro tuffo nel passato! Infatti, i fumetti di Hanna & Barbera appaiono in Italia nel 1963 (inserto ABC dei Ragazzi) con gli Antenati e l’orso Yoghi. Poche tavole ma l’avventura era cominciata. Solo nel 1964 si potè leggere il primo albo dedicato a Braccobaldo. Già conosciuti dal grande pubblico grazie alla televisione, la Mondadori cercò di replicare il successo degli albi Disney ma la cosa non riuscì e, nel 1972, la collana si concluse. Ma a noi rimane indelebile il ricordo e il gusto del divertimento di due autori d’eccezione che hanno creato personaggi come Braccobaldo e Yoghi, Magilla, Antenati e Pronipoti, per non scordare Tom and Jerry. L’ottima Cronologia che prende tutta la seconda metà del saggio, ci regala tutta la poesia dei ricordi della nostra infanzia.

Nella veste di co-produttori, co-registi e co-sceneggiatori, Hanna & Barbera hanno realizzato un totale di 112 Short, sette dei quali si aggiudicheranno il Premio Oscar.

L’ascesa e il declino della loro casa di produzione (Hanna & Barbera Enterprises), nata dopo l’esperienza con la MGM e da cui trassero l’intero staff creativo è esemplare. Lavorarono in limited animation (dai 26.000 disegni a cortometraggio a 1.200) per risparmiare anche se, va detto, l’affetto dei loro estimatori e lettori non venne mai meno. Il libro sconta una sua limitatezza sulle foto e sui disegni. Non c’è il colore, come fosse un sogno ormai svanito.


Cinema, vignette e baionette

Autore: Massimo Bonura

Edizione: Palermo University Press, 2020

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Anna Fici (alla quale è stata affidata un’introduzione al saggio), dopo una sintetica definizione dell’industria culturale (connubio tra arte, creatività e mercato) che, al posto di beni di consumo, veicola “storie”, definisce l’obiettivo di Bonura di inquadrare, nei contesti storici, i ruoli del fumetto, cartoons e cinema d’animazione. Naturalmente, sia nella prima che nella seconda guerra mondiale, utilizzati quali strumenti di propaganda.

Sia Sergio Brancato che Francesca Rizzuto contribuiscono ad inquadrare l’analisi di Bonura, volta a “farci tornare alle origini della riflessione sul potere dei media, inquadrando storicamente i primi passi della propaganda”, ancor oggi allarmante nella nuova era della propaganda digitale. Bonura, disegna bene il contesto: “La storia come disciplina autonoma e generale si articola in diverse forme, tra cui una storia settoriale come può essere quella del fumetto o del cinema d’animazione. Proprio tramite essa, queste ultime due possono vantare un interesse interdisciplinare: innanzitutto sociologico, nel valutare il loro impatto verso la società, ma anche estetologico e semiotico nella riflessione del senso figurativo e letterario (o sonoro) che impernia i due media. Senza la storia non ci può essere una critica ragionata, seria.”

Il volume è suddiviso nelle sue analisi, in due parti:

La prima dove, sulla scia della Prima Guerra Mondiale, viene intuita la forza che questi media possono esercitare nell’arruolamento e nella manipolazione delle masse. L’immagine inizia ad avere protagonisti iconici (Braccio di Ferro, Topolino, Zio Sam, etc…) e a svilupparsi con le nuove tecnologie audiovisive (radio, cinema, televisione) ed editoriali (fumetti, locandine, libri). Intuito il potenziale dei personaggi a fumetti o protagonisti dei cartoons, essi diventano una sorta di simbolo per indicare non solo nazioni nel rafforzamento delle identità, ma anche una linea moralistica nella percezione del sé e dell’altro inteso come nemico.

La seconda parte, invece, descrive più nello specifico i cartoons utilizzati per la propaganda poco prima e durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Verranno evidenziati, come protagonisti, fumettisti come Floyd Gottfredson o cartoni animati dell’italiano Istituto Luce o della Incom come Il dottor Churkill (1941) di Luigi Pensuti, e altri validi esempi di propaganda politica e artistica. La propaganda di guerra nei cartoni animati e nei fumetti è stata quasi sempre indirizzata in modo specifico a giovani e giovanissimi, e aveva lo scopo di esaltare il patriottismo e la propria identità nei confronti di un altro in maniera comica e semplice.

Il saggio è organizzato anche attraverso diversi “segmenti” di analisi.

  • Gli spazi di potere sulla costruzione del consenso, conquistati dal fumetto e dal cinema.

  • Il ruolo del sociologo Harold Dwight Lasswell che, venne scelto, nel 1917, in piena Prima Guerra Mondiale, come capo del Committee on Public Information (CPI) degli Stati Uniti, agenzia voluta e creata nello stesso anno, e terminata nel 1919, dal 28º Presidente degli Stati Uniti d’America, Woodrow Wilson (1856-1924). Facente capo al CPI, vi era il Bureau of Cartoons, con un Bulletin of Cartoonists con indicazioni e incoraggiamenti agli animatori.

  • La transmedialità propagandistica tra illustrazione, fumetto e cartoons.

  • I primi studi sugli effetti del cinema e i cultural studiesI mezzi di comunicazione di massa, in virtù delle loro proprietà e del loro uso, sono stati al centro di diverse tipologie di studi accademici.

  • Una analisi di dettaglio sui percorsi storici come cause e propaganda nelle Guerre Mondiali, sia durante la Prima sia durante la Seconda, con le conseguenti azioni e percorsi di retorica.

  • Le rappresentazioni posteriori della Seconda Guerra Mondiale a fumetti e nel cinema d’animazione. Chiaramente il loro impatto non ha più una valenza di propaganda politica, ma hanno un impatto sociale importante e ricco di corollari nell’immaginario culturale e nello studio visuale dei mass media.

Un altro importante capitolo è dedicato al cinema d’animazione politico e di propaganda (1930-1945), ad iniziare col cortometraggio nel Reich (1940-1945). Non poteva mancare l’analisi parallela sui Cartoons e propaganda negli Stati Uniti d’America e nel Canada e, paragrafI a parte, nella Gran Bretagna, Unione Sovietica e Giappone.

Alla luce di tutto ciò bisogna affermare che il cinema d’animazione, così come il fumetto, è stato un mezzo potente per veicolare propagande politiche e belliche. Le tecniche di propaganda nell’animazione sono state molteplici e comuni a tutti i Paesi presi in esame.

Un lavoro d’analisi molto scientifica. Certo il fumetto un po’ scompare, messo in secondo piano dall’efficacia propagandistica del cinema e dell’animazione. Qualche significativa immagine di locandine e di qualche frame tratto dai cartoni animati. Molto ricca, invece, la Bibliografia.


Fumetto e Cinema

Questioni sociologiche e filosofiche

A cura di Massimo Bonura e Antonino Frenda

Edizione: Fondazione Ignazio Buttitta, 2019

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Raccolta sontuosa di atti del Seminario di Palermo del 2 dicembre 2016.

Frenda affronta le trame osmotiche tra cinema e fumetto che sembrano resistere alle mutazioni dei media novecentisti “classici”. Le produzioni Marvel, per esempio, dalle lezioni della creative mythology (divinità, titani, Supremi regolatori dell’Universo), inventano supereroi del fumetto e del cinema che agiscono come risolutori di conflitti provocati da agenti di un caos apocalitticamente incombente sul cosmos.

Apre il volume un excursus di Silvestro Nicolaci sulla mafia nell’immaginario cine-fumettistico dagli anni Venti-Trenta del Novecento.

L’opposizione/relazione tra le istanze superomistiche di D’Annunzio e la figura di Superman in cui si sono sedimentati, a livello profondo, inquietanti e mai sopiti scenari estetici, politici e ideologici novecenteschi ancora oggi vibranti in gran parte dell’immaginario occidentale, è affrontato con perizia da Alessio Arena.

Il paradigma della biunivocità storico-sociologica tra cinema e fumetto viene riattraversato in particolare nella vita e nelle opere del genio di W. MacCay , da parte dello storico del fumetto Massimo Bonura.

Una “archeologia” di Topolino in cui vengono ricostruite le controversie e le potenzialità di Oswald il Coniglio è affrontata dal giornalista Nunzio Santamaria.

Gli aspetti più propriamente tecnici degli “incroci” tra cinema, fumetto e scenografia sono descritti dallo storico dell’arte, Calogero Armato.

Armando Bisanti, docente dell’Università degli Studi di Palermo, concentra la sua analisi sulla figura e l’epos di Sandokan che rappresentano un momento paradigmatico come dimostrano le fortune (televisive, musicali, fumettistiche) del personaggio salgariano e che, lungi dal rappresentare una sorta di monumentale esotismo kitch“ all’italiana”, si configura invece quale uno dei patrimoni televisivo-cinematografici del nostro Paese.

Infine, le articolate riflessioni su Matrix di Anna Fici e Gianluigi Oliveri, docenti dell’Università degli Studi di Palermo, dischiudono una serie di considerazioni ove la cyber-saga di Neo, ricondotta non a caso e a più riprese ora alla caverna del mito platonico, ora concepita quale “matrice” in cui si rinnova una parte significativa del pensiero critico-filosofico e scientifico occidentale.

Volume “colto” arricchito da un’ottima bibliografia, giustamente suddivisa per i diversi contributi.


Italia ride!

L’avventurosa epopea del fumetto comico italiano del dopoguerra

Autore: Luca Boschi

Edizione: Anafi, 2020

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Saggio “epico” di 330 pagine e costato numerosi anni di lavoro e di ricerche. Racconta la storia dei fumetti meno raccontati della storia d’Italia. D’altronde, mica siamo in Francia e poche biblioteche pubbliche hanno conservato una copia delle pubblicazioni stampate in Italia. Figurarsi quelle degli “albi tutti a fumetti” considerati a lungo letture per bambini o per minus habens. Il fumetto comico è il più bistrattato e oscurato. Anche l’interesse degli appassionati e dei collezionisti si è concentrato, dalla seconda metà degli anni ’60, sulla riscoperta delle serie avventurose. Con questo libro, Boschi, riempie un buco anzi una voragine di carattere storico e culturale.

“Italia ride”, rievoca il titolo di una rivista del 1900, curata a Bologna dal caricaturista Nasica. Il punto d’arrivo di tutta la narrazione è il 1965 con Linus ma quello di partenza è il 1949 con il tascabile a fumetti Topolino. Fra queste date una vita di risate del pubblico e di tragedie editoriali e centinaia di autori a “fare la storia” del fumetto. Il saggio riaccende la memoria su questa importante storia di cultura popolare.

La colpa è anche della pubblicistica nostrana concentrata solo sulle graphic e sulle superstar di turno. Boschi lo denuncia: “…non si accenna praticamente mai ai fumetti che hanno rimpinguato le nostre edicole in quel periodo neopionieristico, determinante per la formazione culturale del Paese, che dal secondo dopoguerra solca gli anni più felici del Boom: un carnevale straripante di personaggi, temi, suggestioni. E di autori cantati pochissimo e quasi sempre con superficialità celati da un cono d’ombra che occulta i pregi e i difetti della loro opera, se non, addirittura, la loro anagrafe”.

Tutto ciò mi ricorda il titolo di un episodio del fumetto disegnato da Gianni De Luca (su testi di Eros Belloni) pubblicato nel 1951 su Il Vittorioso: GLI ULTIMI DELLA TERRA.


Carosello

Pubblicità e televisione 1957-1977

Autori: Dario Cimorelli e Stefano Roffi

Edizioni Fondazione Magnani Rocca e Silvanaeditoriale, 2019

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Un catalogo di mostra che diventa la cronaca di un viaggio ventennale attraverso i nuovi modelli della pubblicità italiana. Non solo CAROSELLO “sostituì”, in larga parte, i vecchi manifesti affissi sulle nostre strade o pubblicati sulle riviste, ma cambiò l’intero modello di comunicazione commerciale. E i disegnatori, in gran parte attraverso le tecniche dell’animazione, se ne avvantaggiarono. Le immagini dei personaggi coinvolsero una schiera di artisti, fortemente innovativi, che affiancarono gli strateghi del marketing. Ancor oggi, la “pubblicità” costituisce un elemento di reddito e una fonte creativa per sceneggiatori e disegnatori.

Personalmente siamo interessati alla carrellata ragionata, ben curata da Cimorelli e Roffi, sui manifesti, schizzi, di disegnatori e fumettisti che collaborarono ad una rubrica televisiva che andò in onda dall’omicidio di Kennedy fino alla strage di Piazza Fontana. Il volume sottolinea i confronti tra televisione e altre forme di pubblicità, lasciando però al manifesto il ruolo di principale paragone.

I ricordi di quella stagione creativa sono tantissimi. Possiamo ricordare, per esempio, i magnifici lavori di:

ARMADO TESTA (Cafè Paulista; Punt e Mes; Arriba; Euchessina; Facis)

GINO PESAVENTO (Brodo Star)

RAYMOND SAVIGNAC (formaggini; Bic)

ERBERTO CARBONI (…ecco. La bevanda)

HERBERT LEUPIN (Miscela Leone)

BRUNO MUNARI (declinazione grafica del nome Campari)

GUIDO CREPAX (Terry vuole Terital)

SECONDO BIGNARDI (la tigre Total o l’Omino coi baffi per Bialetti)

GINO GAVIOLI (Babut e Mammut per Pirelli)

Anche le animazioni sono straordinarie:

OSVALDO CAVANDOLI (La linea per Lagostina)

Le produzioni PAGOT (Anton, il personaggio per Antonetto)

GINO GAVIOLI (il vigile Concilia e il troglodita per Lombardi; il monaco Cimabue per Dom Bairo; Capitan Trinchetto per Recoaro)

BRUNO BOZZETTO (immagini pubblicitarie)

PAUL CAMPANI (Miguel son mi per Talmone; Fido Bau per Manetti & Roberts)

GUIDO DE MARIA (con le sue ideazioni per Scic)

PINO PASCALI (con la sua arte moderna per Algida e Biscotti Maggiora).

Il volume di 312 pagine è arricchito da un bel corredo di foto e disegni colorati. Edizione lussuosa in bella carta patinata.


Tarzan

Autore: Raffaele De Falco

Edizioni NPE, 2019

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Scrive bene De Falco, presentando Tarzan come mito per intere generazioni. Un personaggio sfaccettato e multimediale che deve il suo successo a una semplicissima considerazione: è un uomo libero!

Questa “condizione” è stata esaltata in letteratura, fumetto, radio, televisione e, naturalmente, cinema. L’uomo scimmia compare per la prima volta nel 1912 in un romanzo di Edgar Rice Burroughs. Ne scrisse complessivamente 26. Il divertente e “onnisciente” Alfredo Castelli, in poche righe, ci regala una carrellata su “Gli altri Tarzan” e cioè, rimasticature, riscritture, azioni piratesche sul personaggio Tarzan, in vari Paesi del mondo. Il volume prosegue, regalandoci una completa biografia dell’autore americano, nato nel 1875 e morto nel 1950. Bel contributo sulla “nascita del mito” con le belle vignette di Joe Kubert. Si prosegue con l’analisi minuziosa dei romanzi corredata da una attenta cronologia. Ancor più interessante l’analisi sugli illustratori delle copertine.

Il cinema ha, naturalmente, uno spazio importante a cominciare dal film muto (con l’interpretazione dell’attore S.S. Windrow presto seguito da una schiera numerosa di suoi colleghi. Io ho amato, tra parentesi, l’interpretazione di Christopher Lambert ma non si può dimenticare il ruolo di Johnny Weissmuller.

Ricca la filmografia ed anche la radio, i telefilm e i cartoons sono ben documentati.

Non sono dimenticati i Fumetti, dove tutto inizia nel 1929 quando Harold Rudolf Foster disegna 300 vignette del suo Tarzan, formando 60 strisce quotidiane. E’ la nascita del fumetto d’avventura “puro” (senza gli aspetti umoristici). Un vero e proprio Big Bang da cui nasce il fumetto realistico. La nascita della “nona arte”. Interessanti anche i “continuatori” del fumetto come Maxon e, soprattutto, Russ Manning, col suo tratto fantastico. “Nell’arco temporale di novant’anni di avventure disegnate del re della giungla tanti, tantissimi, un vero e proprio battaglione formato da diverse compagnie d’autori/disegnatori si è cimentato, confrontato e messo in discussione con le storie di Tarzan. Ognuno di questi artisti che ha lavorato al personaggio ha apportato un contributo basilare alla “vita” dello stesso, chi più chi meno”.

Così viene descritto nel libro il contributo importante dei Disegnatori Syndicate. Altrettanto decisivo il ruolo dei Comic Book, che sono stati il punto nodale della cultura giovanile degli Stati Uniti e dove Tarzan, come capostipite di un genere, ha avuto un ruolo fondamentale. Il volume di De Falco, affronta anche il “caso” italiano di Tarzan apparso in numerosi “giornaletti” (in particolare L’Audace) del nostro Paese. Anche in questo caso, ottime la cronistoria e la cronologia.

Insomma, quasi 500 pagine di un saggio che si legge come un fumetto!


Guardando dal basso

Didattica artistico familiare di Gianni De Luca

Autori: Laura De Luca e Gianni Brunoro

Edizioni Festina Lente, 2019

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Come scrive Gianni Brunoro nell’introduzione di questo volume, è un privilegio raro per una figlia, Laura De Luca, crescere nell’ombra creativa di un padre come Gianni, uno dei più grandi autori del fumetto italiano. Crescere senza farsi sovrastare anzi costruendo un proprio “saggio sentimentale”, facendo tesoro, oltre che dell’amor paterno, del travaso “in famiglia” di conoscenze filosofiche ed artistiche. Conoscenze omnicomprensive che De Luca seppe trasferire, con genialità ai suoi lettori nelle prospettive degli spazi, negli elementi architettonici, nello studio minuzioso della figura umana. Brunoro definisce questo impegno: “una rappresentazione il più possibile globale…da regista di un’istantanea di vita autentica”.

Laura ci dipinge soavemente nei capitoli del libro la vita (non la biografia), la serietà artistica ed umana di un disegnatore che “non volle mai distaccarsi dal mezzo popolare del fumetto riconoscendolo come lo strumento espressivo più immediato dei suoi tempi per testimoniare la funzione sociale della cultura visiva”.

Laura ricorda, col sorriso sulla penna, il babbo al lavoro nel suo studio quasi giocasse a disegnare, i suoi “ritratti incompiuti”, i suoi schizzi a china, il suo amore per le prospettive e l’anatomia. Per insegnarle a leggere, la faceva esercitare sulle storie di Paperino (beata lei!). E ci ricorda ancora il suo senso di pietà, per il creato e per gli indifesi, il suo amore per la radio che usava come sottofondo nelle ore di lavoro. E i suoi “maestri” dei quali riconosceva l’affinità, come Rino Albertarelli e Alex Raymond del “dinamismo” del quale troviamo eco nella sua opera più famosa “Il Commissario Spada”.

Di questo “inventore delle nebbie”, Brunoro ci racconta anche la sua partecipazione a riviste storiche come Il Vittorioso o Il Giornalino, delle quali non si è scritto ancora abbastanza.

Il saggio è arricchito da Immagini straordinarie. Fra le tante, mi hanno stordito:

  • Il carboncino de “Madre del Sud”

  • L’illustrazione sulla Grande Guerra, terrificante nella sua efficacia (Il Giornalino)

  • La costruzione filmica delle tavole di Giulietta e Romeo.

  • Gli schizzi visionari per l’opera incompiuta dell’Apocalisse di Giovanni.

  • La tavola di Amleto (Il Giornalino, 1976), di una modernità disarmante.

  • La tavola n° 4 “Alla scoperta del pianeta Terra”, da rendere obbligatoria negli studi delle Accademie d’Arte.

Infine, Brunoro ci presenta una scoperta. Il fumetto ANNALENA, una sorta di “cineromanzo” anni ’50, di grande divertimento e ci regala anche una definizione illuminante dell’artista: “Ci sono i cercatori d’oro e quelli di petrolio, c’è chi insegue i tesori perduti, chi i galeoni sommersi, chi le città scomparse e chi vagheggia l’ideale esecuzione di uno spartito. In tale tipo di prospettiva, Gianni De Luca cercava la perfezione del segno grafico.”


Karel Thole

Autore: Giuseppe Festino

Edizioni Fondazione Rosellini, 2019

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Il bel volume della Fondazione Rosellini, prende in esame le illustrazioni di Thole nel campo della letteratura “gialla”. L’olandese Carolus Adrianus Maria Thole, talento versatile e, a tratti, visionario lavorò sia in Olanda che a Milano. Probabilmente il successo di URANIA, nel campo della fantascienza, si può attribuire anche alle sue copertine ma, furono gli OSCAR MONDADORI a contribuire al “mito” del Maestro a cominciare dai libri di Fantomas (straordinari ed inquietanti), di Sherlock Holmes e, soprattutto, quelli di Agatha Christie. Tutti sono rimasti nell’immaginario collettivo, tutti sono sorprendenti per disegno e colore.

Il volume raccoglie 150 immagini a colori semplicemente strepitose ed è una sensazione imperdibile scorrerli una dopo l’altra.


Mickey

L’arte di un sogno

Autore: Federico Fiecconi

Edizione: Graffiti Creative, 2019

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Bel saggio in italiano ed inglese, contenuto nel catalogo della mostra nel Castello di Desenzano sul Garda che ha esposto 300 pezzi provenienti da tutto il mondo e dalla stessa Walt Disney Company. Tutti reperti proprio su Mickey, quello originale, l’icona intramontabile.

Fiecconi riassume con eleganza la sua storia citandoci molte curiosità:

Nei fumetti, il magnifico disegno di Floyd Gottfredson nei primi strepitosi anni delle disavventure di Topolino trasporterà il nostro eroe in tutti gli ambienti possibili e immaginabili, rurali e cittadini, per terre e per mari, al caldo e al freddo, anche al di fuori dei teatri naturali e sociali nordamericani, in una sorta di concentrata enciclopedia dei tópoi della narrazione d’avventura. Ma quando, nella seconda parte della sua lunga carriera di disegnatore-principe del personaggio, all’incirca dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Gottfredson comincia a “imborghesire” il nostro eroe: il paesaggio che lo contiene si contrae, si fa sempre più domestico e ci troviamo così più precisamente alla periferia di una soleggiata cittadina californiana. Di nuovo, sembra inevitabile che l’ambiente del creatore si riverberi sull’ambiente della creatura”.

Topolino. Un nome, quello italiano, che dobbiamo a Lorenzo Gigli, direttore dell’Illustrazione del Popolo, primo periodico che, nel 1930, pubblicò nel nostro Paese le storie a fumetti del personaggio.

Topolino era nato a quattro mani, figlio di due padri: la voce e la personalità di Disney, la resa grafica e le animazioni di Ub Iwerks. Amico di Walt fin dal tempo di Kansas City, dove entrambi erano cresciuti, Iwerks era un talento grafico naturale che completava con la propria arte la creatività da produttore di Walt Disney.

Il 18 novembre 1932 la Academy of Motion Pictures and Sciences assegna a Walt Disney l’Oscar speciale per la creazione di Mickey Mouse, a quattro anni esatti dal timido debutto di Steamboat Willie.

Il mito era nato.

Foto, disegni, fumetti sono contenuti in uno scrigno prezioso.


Catalogo Etna Comics 2019

A cura di Marco Grasso

Edizione: Etna Comics, 2019

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Un prezioso catalogo di 180 pagine delle mostre proposte, nel 2019, da Etnacomics, la manifestazione nata 9 anni fa e che, in poco tempo, è diventata un punto di riferimento per il pubblico del Mezzogiorno oltre che un indotto economico per la Città di Catania. Il Catalogo, ben curato da Marco Grasso, non è soltanto accattivante allo sguardo con disegni e illustrazioni dai colori brillanti ma contiene anche, una proposta originale di contributi critici ed interviste agli autori. Ad iniziare dall’intervista di Grasso (Arte con i superpoteri) a Simone Bianchi, talentuoso disegnatore del manifesto.

Vengono proposti anche i saggi di Nello Pappalardo sulla graffiante ed ironica arte di Giuseppe Coco e di Riccardo Corbò, su Batman (il 2019, il nostro Pipistrello ha compiuto 80 anni di onorata carriera), una delle più significative icone pop del fumetto internazionale (da debutto del personaggio fino all’analisi accurata del personaggio).

Va sottolineato, tra l’altro, che Coco, umorista e disegnatore, è siciliano, anzi è nato a Biancavilla, in provincia di Catania e trovo doveroso che sia stato valorizzato anche nella sua terra, un profeta in patria, finalmente!

Importante anche il contributo di Bruno Caporlingua su Neal Adams, artista che ha rivoluzionato l’epopea della D.C. Comics. Interessante anche l’intervista di Marco Grasso al disegnatore Giovanni Timpano, che collaborò con Steve Orlando a The Shadow/Batman. A proposito di supereroi e giustizieri italiani, da Dick Fulmine a Furio, da Misterix a Diabolik. Gianni Brunoro, ci propone un puntuale ed accurato saggio sulle copertine del Giallo Mondadori soffermandosi sull’arte di Carlo Jacono, al quale la manifestazione siciliana ha dedicato una selezione dei suoi “dipinti”.

Così come un omaggio è stato dedicato a Chris Darril, le cui atmosfere horror sono state alla base del successo del videogioco Remothered: Tormented Fathers. Le sue immagini scenografiche e i suoi studi dei personaggi sono di grande impatto e ci fanno riflettere sulla professionalità eccelsa di questo artista.

Ma c’è molto altro sul Catalogo che testimonia di un lavoro eccezionale di artisti e curatori che non possono che far bene alla valorizzazione del fumetto e ai suoi “derivati”. Questa volta non tossici ma benefici e curativi per lo spirito.


L’Arte di Erio Nicolò

Autori: Roberto Guarino e Matteo Pollone

Edizioni Allagalla, 2019

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Ben curata e arricchita dall’ottima prefazione di Antonio Faeti che sottolinea l’originalità di Nicolò su un personaggio Tex Willer, in cui le regole sono molto definite. Fu chiamato da Sergio Bonelli ad affiancare Aurelio Galeppini nel 1964 e, per 10 anni, lavorò al personaggio (memorabile l’albo “Gilas!” del 1969) abbandonando la casa editrice Universo dove peraltro disegnò tavole e personaggi magnifici. Autore di “Forza John” e di vari albi dell’Intrepido, del personaggio umoristico “Superbone”, Nicolò conferma il destino del fumettista che deve “spaziare” (per pagare l’affitto) in territori spesso molto lontani tra loro. Se è un grande professionista fa tutto bene. Gianni Brunoro ci regala un ritratto artistico di Nicolò di malinconica tenerezza, evidenziando le sue qualità, umiltà, empatia col lettore, stile originale grazie alla sua inconfondibile “elegante fluidità e sicura leggibilità visuale”. Il saggio racconta le migliori trame dei suoi fumetti con dovizia di particolari e contiene una ricca Cronologia delle sue numerose pubblicazioni, oltre ad alcuni “estratti” di tavole a fumetti: da “Rio Bravo” a “Ombre Gialle”, da “Il Principe dei Sogni” alle disavventure del maldestro ragazzino “Superbone”. Legionari, eroi e cattivi del West, principi indiani, molti personaggi hanno preso vita dalla sua matita e rimarranno per sempre nella nostra memoria.


Marvel 80 meravigliosi anni

Autori: Fabio Licari

Edizioni Panini Comics, 2020

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Licari, di cui ammiro la capacità di sintesi nella critica fumettistica, ci presenta l’Universo Marvel formato da umanissimi, fragili, sfortunati, meschini e coraggiosi super eroi, nati negli anni ’60 nelle stanzette di una piccola casa editrice di Manhattan, grazie all’intuizione dell’editore Martin Goodman e alle capacità di autori del calibro di Stan Lee, Jack Kirby, Steve Ditko, Joe Simon, tutti diventati icone moderne, a formare il vero Grande Romanzo Americano come opera essenzialmente collettiva. Un’opera che ha ispirato cinema, televisione, radio, design, arte, pittura. Nei suoi eroi tutti ci possiamo immedesimare.

Tutto comincia negli anni ’40 dove, in copertina, un tizio vestito coi colori della bandiera americana sferra un cazzotto tremendo ad Hitler. Era Captain America e, da allora, nulla fu più come prima. La Marvel allora si chiamava ancora Timely Comics ed iniziava la sua cavalcata di oltre 80 anni. Licari divide la storia di quel gruppo di pazzi geniali, insonni, sognatori, artisti e visionari del gruppo Marvel, per decenni. Con successi epocali, cadute e risalite, reinventando sempre il pantheon dei personaggi con coraggio e intuizioni geniali.

Certo che ci furono le cadute. Dopo la guerra, il bisogno di supereroi che combattessero il nazismo si attenua. Bisogna reinventarsi anche perché incombono nuovi pericoli come la guerra nucleare (tensione con URSS, la guerra fredda). Ma, mi chiedo, quanti supereroi sono stati creati grazie alla radioattività?

Ma per il mondo del fumetto (come per la cultura in generale) allora la minaccia fu rappresentata dallo psichiatra Fredric Wertham (che il Demonio lo tormenti per l’eternità insieme agli altri censori dei troppi Milculpop della Storia! N.d.R.) che col suo libro “Seduction of the Innocent”, scatena una crociata morale (?) contro i fumetti. Tutti dovettero adattarsi e bere l’amaro calice. La Marvel aderisce al famigerato Comics Code, una sorta di manuale per l’auto censura. Si pensi che, solo nel 1971, fu superato! Captain America va in pensione nel febbraio 1950 per poi riapparire per combattere il comunismo. La Marvel, per esattezza, si chiamava Atlas ma l’editor e sceneggiatore era Stan Lee. La storia raccontata da Licari procedendo, come ho scritto, per decenni, arriva fino ad oggi. Forse, nel desiderio di fissare i concetti il saggio diventa ripetitivo ma questa è una scelta provocata dalla divisione che non diventa mai lineare nella storia.

Il corredo iconografico è magnifico.


Matite in Guerra

Il primo conflitto mondiale nella narrativa a fumetti italiana (1915-2018)

Autore: Massimo Marcucci

Edizione: Giorgio Pozzi, 2020

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Dissipando la sensazione provocata da un sottotitolo apparentemente dedicato alla ristretta schiera di addetti ai lavori, Matite in Guerra è uno dei migliori saggi sul fumetto mai scritti. Per chiarezza, completezza e facilità di lettura.

L’oggetto (o “lo sfondo”, fate voi) è la narrazione della letteratura a fumetti sul fronte bellico nella guerra del ’15-’18 del quale, intelligentemente, l’autore propone due letture:

  • La funzione propagandistica (soprattutto col Corriere dei Piccoli) degli eventi bellici 1915-1918.

  • Le opere sul quel conflitto, prodotte dagli anni ’70 ad oggi, dove il fumetto si rivolge ad un pubblico più adulto (“anche” più adulto! N.d.R.)

Tale visione prospettica lunga, permette all’autore di ragionare su cosa sia veramente il fumetto e di come si sia evoluto più che dal punto di vista tecnico, nella diversa attenzione (o “accettazione”) del mezzo da parte di una società più moderna, più evoluta.

La definizione di fumetto ripercorre i ragionamenti di autori come Rubiolo (nel 1938), Umberto Eco, Hugo Pratt, Will Eisner (che ha coniato il termine di “arte sequenziale”), Scott McCloud (che alla “sequenzialità” aggiunge l’attenzione alla struttura e alla forma di questo linguaggio “per conto suo”), Chris Ware (il fumetto come “schema”, quasi fosse uno spartito musicale eseguito dal lettore). E’ difficile riassumere questo dibattito ma Marcucci ci riesce meglio di altri, in poche pagine condensate ed efficaci. La conclusione inevitabile è che i fumetti sono un linguaggio e non un genere.

Vocabolario, grammatica, montaggio, sequenzialità e closure, fanno del fumetto un vero e proprio linguaggio del genere umano, in grado di inviare messaggi che devono essere “ricostruiti” da parte del lettore che assume, al quel punto, una funzione attiva e creativa, a sua volta, delle storie proposte. Il saggio prosegue prendendo in esame l’annosa questione della nascita del fumetto, sia negli USA che in Italia dove la battaglia per l’alfabetizzazione, iniziata subito dopo l’Unità della nostra Penisola, coinvolse anche libri e riviste per bambini (soprattutto “Il Corrierino”) dove però si rimuovono i balloons e si riducono le dimensioni delle vignette per optare per i versi (gli ottomani in rima baciata). La trincea italiana, nella Grande Guerra, fu combattuta anche sul “fronte interno”, quello della propaganda con le illustrazioni de “La Domenica del Corriere” e delle vignette satiriche de “La Tradotta”.

Il fascismo precettò il fumetto ma anche il dopoguerra creò i suoi danni al settore, con la censura che si scatenò con l’accusa dell’influenza negativa sulla mente dei giovani ad opera del fumetto e fu istituito un Codice di Garanzia Morale (sulla falsariga del Comics Code USA). Grazie a Dio, attivarono gli anni ’60, con gli interventi di Eco e la pubblicazione di Linus. Questa fase terminerà con le graphic novel (che, sia chiaro, rappresentano solo una specifica modalità narrativa del fumetto stesso). Insomma, la Grande Guerra (esemplare la sua rappresentazione ne “Una Vita” di Gipi) diventa, per Marcucci, un palcoscenico, una “quinta” storico -narrativo dove situare una storia più grande, dove passato, leggende e futuro del fumetto del fumetto, nel confronto tra generazioni lontane tra loro, vengono narrate tra serialità e autorialità.


Altan

(Autobiografia non autorizzata)

Prefazione di Michele Serra

Autore: Roberto Moisio

Edizione Skira, 2020

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Altro libro celebrativo del genio caustico di Altan. L’ha scritto Roberto Moisio (che ricordo come ottimo dirigente della Regione Piemonte. N.d.R.), che costruisce una sorta di “conversazione” libera col Maestro, cercando di isolare particolari esemplari della sua vita e della sua arte. Michele Serra, con sagacia, sottolinea che Altan più che satira politica fa satira antropologica. Crede fortemente nell’umanità e, forse, nella sua capacità rigenerativa. Altan ha attraversato mezzo secolo in cui i modi di vita, i costumi e le idee si sono rapidamente succeduti in un vortice impressionante. Moisio ci presenta una “intervista” e non una banale biografia. Scrive con stile asciutto, efficace, quasi da giornalista di cronaca e ripercorre il vagare dell’artista tra Italia e Brasile. La sua giovinezza, il primo viaggio in Brasile del 1967 per collaborare ad un documentario, l’importanza della nascita di sua figlia Kika nel 1971 e le sue molteplici collaborazioni ad iniziare con Oreste De Buono (Linus) e poi con Tango, Rinascita, La Stampa, Cuore, La Repubblica (per la quale realizza oltre 1.000 vignette). Tuti i suoi personaggi sono presenti all’appello: Cipputi, La Pimpa, Colombo, il bel personaggio Kamillo Kromo, Casanova.

Il corredo di disegni e vignette (anche a colori) è efficace.


Altan

Pimpa, Cipputi e altri pensatori

A cura di Luca Raffaelli

Edizioni Franco Cosimo Panini, 2019

Per acquistarlo:

Luca Raffaelli, ben coadiuvato per la selezione iconografica da Anne Palopoli, e da contributi critici di prim’ordine, da parte di giornalisti, docenti, autori (come Sergio Staino), affronta la personalità di Altan, artista “totale”, del disegno e della scrittura. Partendo dai presupposti di una mostra al MAXXI di Roma, va oltre il catalogo per cercare di capire la fulminea filosofia di un autore straordinario. Ci parla di Cipputi, Ugo e Luisa, l’Uomo in poltrona, la donna seminuda e alcuni protagonisti della politica italiana.

C’è anche l’Altan illustratore e lo sceneggiatore per il cinema. Come ciliegina su una torta sontuosa apparecchiata con numerosissime vignette esilaranti, la Pimpa, la gioiosa e simpatica cagnolina a pois.

Ci sono interviste che Raffaelli ha fatto negli anni e che raccontano di un uomo schivo ma estremamente intelligente.


Le storie nere del Corriere dei Piccoli

a cura di Laura Scarpa

Edizione ComicOut, 2019

Per acquistarlo:

Curioso che questo saggio esca mentre le piazze di mezzo mondo si mobilitano contro il razzismo. Si vede che l’uomo non cambia mai (se non in peggio!). Raccontando i primi 30 anni del nostro Corriere dei Piccoli, il volume raccoglie ottimi saggi sull’argomento ad iniziare da quello di Alessandra Lazzari sul rapporto tra colonialismo e fumetti, mezzo che, come si sa, veicola facilmente una quantità di messaggi (soprattutto intenzionali).

Nell’Italietta del primo novecento (esattamente nel 1908) un “negretto” come Bilbolbul si muove in Africa, prendendo alla lettera i modi di dire (tipo: facendosi in quattro…e si divide in quattro), con esiti esilaranti.

Il “Potere” comincia ad abituare i piccoli lettori prima alla guerra e poi ai nuovi sudditi dell’Italia.

Gianluca Manfredi, dopo una riflessione sulla necessità storica dell’Italia ad intraprendere le prime spedizioni coloniali (c’era ancora Crispi), ci fa regala le sue impressioni su come ancor oggi raccontiamo l’Africa. E se ne intende, essendo l’autore, tra gli altri, di “Volto Nascosto” e “Adam Wild”.

Matteo Stefanelli, racconta la nascita di Bilbolbul, dai disegni straordinari di Attilio Mussino diventando presto uno dei più rappresentativi personaggi del Corriere dei Piccoli, almeno fino agli anni ’30.

Contributi molto interessanti ci sono forniti da Matteo Stefanelli e Roberto Bianchi, mentre Fabio Gadducci e Sergio Lama, ci presentano il personaggio del giovane Nello, ansioso di arruolarsi per combattere la guerra italo-turca. Ma anche il personaggio Signor Bonaventura di Sergio Tofano, felicemente amorale per sua natura, incrocia il tema del razzismo.

Insomma, un’ottima lettura, oggi quanto mai attuale. Non si capisce il presente se non conosci il tuo passato di popolo.

Ed è straordinario quanto il fumetto ti illumini sul tema (su qualsiasi tema aggiungerei. N.d.R.). Ma ciò che ho apprezzato, in particolare, è come il libro sia ricco di tavole a fumetti a colori. Bellissime e numerosissime. Forse meglio delle parole hanno reso le tesi storiche alla base di questo prezioso volume.


Fumetti e Potere

Eroi e supereroi come strumento geopolitico

Autore: Andrea Silvestri

Edizioni NPE, 2020

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Saggio importante che dimostra come e quando un prodotto della cultura popolare, come il fumetto, sia stato utilizzato (nel male e nel bene) da governanti ed opposizioni in tutto il mondo come strumento di propaganda. Silvestri, appassionato di fumetti ma, soprattutto, esperto in relazioni internazionali, ci offre una nuova chiave di lettura del media, affrontando con perizia le principali “scuole” del fumetto, dagli USA, all’area franco-belga, dal Giappone all’Italia, non trascurando i segnali che giungono da altre parti del pianeta.

Lavoro originale, non tanto nella descrizione puntuale dei fumetti in un Paese (molti libri “puntuali” li abbiamo già letti) ma soprattutto nel confronto tra la nona arte nei vari continenti e nell’approccio scientifico dove il fumetto passa attraverso il prisma dell’analisi geopolitica. Un nuovo approccio dove i fumetti si rivelano come eccellente rivelatore dell’identità nazionale, utilizzando spesso la lente autobiografica (vedi Persepolis di Marjane Satrapi sull’Iran degli anni ’70).

Per non perdersi in una biblioteca infinita, Silvestri si concentra essenzialmente sui personaggi seriali del fumetto mainstream delle principali industrie editoriali nazionali ma non trascura il fenomeno del graphic novel con impatto potenzialmente geopolitico. Non poteva partire dagli USA, dove Stan Lee inventa i supereroi con super problemi, immergendoli in contesti altamente realistici. E non sono mancate anche le continue “trasformazioni” di questi personaggi, con l’avvento di varie minoranze etniche.

In Francia, è divertente riflettere su quanto Asterix abbia solleticato l’orgoglio transalpino e la rinascente grandeur francese quando De Gaulle tornò al comando. Ma, in realtà, l’aspetto più evidente è la tendenza “antisistema” e “ante litteram” dei Galli ribelli. Con Asterix, sono analizzati Alix, Tintin (eroe decisamente post moderno), Spirou (che nacque nel 1938), Blake e Mortimer (dove la connotazione realistica si esalta).

Silvestri passa in rassegna anche il grande mercato del Giappone, che crebbe (e cresce ancora soprattutto nella sua versione digitale), dove i manga operarono una “grande specializzazione” delle testate, con titoli adatti a tutte le fasce d’età. I manga sono i veri termometri, anzi le metafore, dei terrori e le angoscie nascoste nella psicologia profonda del Paese del So Levante (si pensi solo al terrore nucleare nei personaggi di Godzilla o Akira).

Anche l’Italia ha la sua parte soprattutto negli eroi del “canone bonelliano”. Nella carrellata finale delle graphic novel nel mondo, gli aspetti politici sono evidenti. Nuova linfa vitale arriva anche sia dal fumetto arabo che da quello israeliano. Bellissima la trilogia “Una vita cinese” di Li Kunwu, che riassume le fasi terribili ma anche esaltanti della storia cinese da Mao ad oggi. Asia, Medio Oriente, America Latina, Russia dimostrano, attraverso il fumetto, il rapporto dello stesso con la Storia ed il suo radicamento nell’ immaginario nazionale. Anche oggi, nonostante la crisi del mezzo, resta però intatta la sua capacità di svolgere una funzione mitopoietica, e cioè la creazione di miti per l’immaginario collettivo.

Ricchissime le Note, purtroppo il volume sconta la mancanza del colore nelle foto e nelle illustrazioni. Stampato su carta “passabile”. Un altro importante capitolo è dedicato al cinema d’animazione politico e di propaganda (1930-1945), ad iniziare col cortometraggio nel Reich (1940-1945). Non poteva mancare l’analisi parallela sui Cartoons e propaganda negli Stati Uniti d’America e nel Canada e, paragrafI a parte, nella Gran Bretagna, Unione Sovietica e Giappone.

Alla luce di tutto ciò bisogna affermare che il cinema d’animazione, così come il fumetto, è stato un mezzo potente per veicolare propagande politiche e belliche. Le tecniche di propaganda nell’animazione sono state molteplici e comuni a tutti i Paesi presi in esame.

Un lavoro d’analisi molto scientifica. Certo il fumetto un po’ scompare, messo in secondo piano dall’efficacia propagandistica del cinema e dell’animazione. Qualche significativa immagine di locandine e di qualche frame tratto dai cartoni animati. Molto ricca, invece, la Bibliografia.


Flash Gordon

A cura di Mario Tirino

Edizioni NPE, 2019

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Opera che affronta il Flash di Alex Raymond evidenziando la sua funzione di fenomeno transmediale. Come scrive Ticino: “La principale caratteristica degli immaginari sociali di massa è la loro capacità di prodursi e ri-prodursi, incessantemente, in un gioco dialettico che fonde febbrilmente arcaico e futuribile, miti ancestrali e tecnologie avveniristiche. Gordon sembra incarnare in pieno la dinamica conflittuale che soggiace all’incessante dimensione immaginativa delle culture umane.”

E, non a caso, Flash Gordon ha influenzato nel tempo il cinema (pensate alle similitudini di Avatar di Cameron con il mondo di Arboria) e si è posto come soggetto ideale di avventure pescando da modelli artistici moderni e antichi, dal Rinascimento a Hollywood fino alle avanguardie del primo novecento.

Un punto di vista originale, intelligente. Fa riflettere come l’immaginario sociale si vivifica nelle forme sperimentali della serializzazione e nelle narrazioni dei media nell’era analogica. Forse il corredo iconografico, (pur ricco anzi, forse per questo) avrebbe meritato il colore. Opera di grandi autori (cito solo alcuni: Alfonso Amendola, Daniele Barbieri, Emiliano Chirchiano, Ivan Pintor Iranzo). Interessante bibliografia.


Grant Morrison

La vita e le opere

Autore: Luigi Siviero

Edizione: Eretica, 2020

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La vita, le sue personali esperienze (ad iniziare dalla sua famiglia) e i temi principali delle opere del grande fumettista. Lo sceneggiatore di opere straordinarie di Batman, Superman, The Invisibles, New X-Men, ha traghettato nel futuro il fumetto. Un’altra mente proteiforme che ha affiancato la sua attività di sceneggiatore di fumetti a quella di drammaturgo, sceneggiatore di videogiochi e telefilm, saggista, musicista e autore di narrativa. Morrison corrobora la mia idea che un fumettista, porta il linguaggio del fumetto in altre dimensioni, in altri campi della cultura (popolare o meno), in lande spesso sconosciute dove il fumetto stesso funziona come una bussola che non si guasta mai.

Crebbe in Scozia, con la paura della bomba nucleare, condizionato dall’attivismo dei suoi genitori e questa paura se l’è portata dentro i suoi lavori. Iniziò presto, a 14 anni realizzò il suo primo fumetto Monad di 25 pagine. Poi, non si è più fermato. Già nella prima metà degli anni ’80, Morrison decise di circoscrivere la sua attività al campo della sceneggiatura perché non riteneva di essere in grado di disegnare come i professionisti. Lavorò per il fumetto britannico, con tre storie brevi per la rivista Doctor Who Magazine e collaborò con varie riviste come Action Force e, soprattutto, 2000 AD, la più prestigiosa rivista del fumetto britannico, dove ebbe la possibilità di creare personaggi e storie tutte sue, tra cui Zenith (una serie supereroistica dall’impostazione realistica). Nel 1986, la DC Comics che cercava in Inghilterra sceneggiatori di talento, scoprì Morrison. In seguito, questo “saccheggio” di talenti inglesi fu denominato come British Invasion (un po’ come successe ai musicisti negli anni sessanta). Morrison realizzò brevi storie di Flash e della Justice League, un fumetto di Batman e due numeri di Hellblazer. Ma la svolta fu il successo di vendite straordinario di Ackham Asylum nel 1989. Lo sceneggiatore, ormai famosissimo, cominciò ad apparire anche nelle pagine dei suoi fumetti, come una sorta di metanarrazione. Una buona parte di questo libro, Siviero, la dedica all’amore- odio tra Morrison e Alan Moore, l’autore di Watchmen. Altro incontro, molto proficuo, fu quello con Mark Millar (esemplare il loro sodalizio in Swamp Thing, per la linea Vertigo della DC Comics). Per la Vertigo pubblicò The Invisibles, dove Morrison intrecciò il fumetto con le pratiche magiche che portava avanti da 15 anni. La passione per la magia non lo abbandonò mai e che ebbe forti ripercussioni nella scrittura dei fumetti. In questo saggio originale l’influenza dei fatti della vita ebbero effetti reali sulla sua opera. Il matrimonio, la morte del padre, l’animalismo, le droghe, rielaborarono i suoi personaggi o produssero personaggi originali. L’originalità e l’abilità narrativa di Luigi Siviero sono indubbie. Rimanendo nascosto, gioca a citare, nella narrazione, interviste, lettere, frasi sia di Morrison che dei suoi amici, dei suoi committenti e questo “trucco del mestiere” consente una lettura facilitata ed appassionante.


Tintin: un giovanotto di novant’anni

Appunti per stimolare la lettura del classico per eccellenza del fumetto franco-belga

Autore: Gianfranco Goria

Edizioni Il Pennino, 2019

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Il libro di Goria, il massimo esperto italiano di Tintin, lo aspettavamo da anni. L’autore, con lo stile asciutto del buon fumettista, decide di utilizzare una narrazione semplice, classica di chi conosce a fondo la materia, mescolando sapientemente gli personali aneddoti del suo amore giovanile per il fumetto di Hergé con i dettagli dell’opera del Maestro.

Ne viene fuori una Guida galattica per Tintinofili, dove risulta chiara la definizione dei fumetti di Tintin come “esotismo assoluto”. Senza spoiler (non si sa mai che qualcuno abbia perso un albo), Goria analizza i libri del giovane reporter, dagli anni ’30 ai ’70, descrivendone genesi, gustosi particolari, contesti storici, linguistici e geografici, trucchi del mestiere e stereotipi ispirati a personaggi reali del tempo. Hergé voleva che il giovanotto assomigliasse anzi, ispirasse i suoi coetanei. Negli anni ’70 gli fa indossare addirittura i jeans, abbandonando i suoi pantaloni datati agli anni trenta.

Un lavoro rimarchevole che ti fa venire voglia di rileggere gli albi alla luce dell’interpretazione di Goria. D’altronde, proprio Goria si è occupato della supervisione filologica per l’edizione italiana della Rizzoli Lizard.

Di Tintin viene fuori il suo vero carattere e i suoi ideali, l’amicizia e il rispetto delle persone. Oltre, naturalmente, al suo coraggio. D’altronde, non era lo stesso Hergè a scrivere (a proposito delle avventure sulla Luna): “A forza di credere ai propri sogni, l’uomo può farli diventare realtà”?


I titoli citati qui erano stati promossi precedentemente in diretta su afNewsExtra.
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