14 Giugno 2020 20:10

Ricordando la prima edizione del festival Hivernal di Annecy 2019.

Domani inizierà l’edizione 2020 del Festival d’Animazione di Annecy. Un’edizione che, a causa degli ovvi motivi sanitari, sarà solo virtuale.

L’inconveniente ha costretto a spostare i festeggiamenti per la sessantesima edizione, con tutte le incredibili idee proposte per stupire il mondo, a quando sarà possibile tornare a riunirsi in sicurezza.

Ma questo spostamento indica che a Annecy non si svolgerà un festival di animazione nel 2020? Forse no.

Infatti esiste una speranza che qualcosa verrà fatto in inverno. Quando, e se, ci sarà la seconda edizione invernale del Festival d’Annecy.

L’appuntamento invernale è iniziato nel 2019, quando dal 6 al 9 dicembre si è svolto nell’amata cittadina della Savoia “l’Hivernal”.

Un evento nato come una forma di festa del cinema d’animazione fatta più che altro per la cittadinanza e che riprendeva, in piccolo, il festival che si svolge a giugno e che faceva parte di una serie di nuove iniziative pensate per rendere più attiva e unita la comunità dei lavoratori del cinema d’animazione, organizzando più motivi d’incontro e discussione sia tra loro, che con il pubblico. Con il gran vantaggio che, aumentando gli incontri durante l’anno, si potrebbe alleggerire il carico di avvenimenti da presentare a Giugno, diventati sempre più numerosi.

Ma con l’attuale situazione viene da chiedersi SE il ruolo di un’ipotetica seconda edizione invernale possa subire dei cambiamenti e diventare più importante di una festa realizzata per i cittadini. comprendendo alcuni degli eventi che si sarebbe dovuti fare a giugno.

Chi scrive è stato tra il pugno di giornalisti andato a assistere alla prima edizione invernale. Penso che sia il caso di scriverne per confrontare similarità e differenze tra estate e inverno per vedere se le cose cambieranno.

 

Durante i tre giorni dell’Hivernal 2019 non si sono tenute soltanto proiezioni di alcuni dei film che si erano distinti durante il festival, ma anche alcune anteprime di lungometraggi animati che meritavano di essere visti in un’occasione speciale.

Le varie proiezioni si sono tenute negli stessi luoghi usati durante il festival estivo, meno per la Gran salle, sostituita con il cinema Les Nemours, solitamente escluso dal festival.

L’atmosfera della città era rallegrata dal mercato di natale. Un evento celebre che porta ogni anno molti turisti a visitare il luogo e che si snoda per alcune delle stradine del centro storico con decine e decine di banchetti carichi di giocattoli, prodotti vari e molto cibo tipico. Adattandosi perfettamente a quel periodo la prima proiezione avvenuta nella Petite salle fu quella dello straordinario lungometraggio d’animazione spagnolo “Klaus”. Film che era già stato rilasciato sulla piattaforma Netflix, ma sarebbe stata una mancanza terribile lasciarsi sfuggire l’occasione di vederlo sul grande schermo.

Prima della proiezione di “Klus” Mickaël Marin, direttore del MIFA aveva tenuto un piccolo discorso di apertura per raccontare l’importanza del film e della sua realizzazione.

Tra le proiezioni, quella che mi aveva lasciato l’impressione più profonda era stato il lungometraggio “Le Voyage du Principe” il nuovo lavoro del grande autore Jean-François Laguionie.

Autore molto amato e considerato un eroe dell’animazione in patria. Questo film era stato presentato in anteprima mondiale a giugno. Una proiezione riservata a pochi che, chi scrive, aveva perso con grande rammarico. Sentendo in seguito parlare di questo film, da chi era riuscito a accedere, come di un capolavoro. Dopo la visione è stato chiaro quanto quelle voci fossero esatte.

Il film è un poetico viaggio tra diverse civiltà e modi di pensare. Una satira acuta piena di fascino e dalla profonda analisi della civiltà umana, vista in un mondo di scimmie umanizzate che vivono in società che si ignorano a vicenda.

Il principe protagonista viene da un mondo rinascimentale e come Gulliver naufraga in una terra diversa, un mondo dove la rivoluzione industriale ha reso le città metropoli e la tecnologia ha portato benessere e ricchezza. Lì il principe, guidato da un ragazzino che ha imparato a parlare la sua lingua e gli insegnerà la sua, scoprirà i lati belli e brutti di una paese che considera di sogno.

Durante il suo viaggio il principe passa in rassegna le conquiste sociali e tecniche della civiltà esaminando anche lo spirito di chi lo circonda. Incontrerà molti personaggi dalle personalità diverse restando sempre posseduto da un’irrequieta curiosità e un costante desiderio di esplorare e spingersi oltre i limiti del conosciuto.

È un film ammirabile per la satira, educata ma schietta, accompagnata da un’atmosfera piena di fascino e capace di aprire vasti orizzonti. La narrazione procede senza correre e con estrema grazia mette in satira la convinzione che pressoché tutte le culture hanno di essere sempre migliore delle altre.
Spero che possa essere distribuito anche in Italia.

Altro notevole film proiettato era stato il lungometraggio animato francese in CGI “SamSam”, che trasporta sul grande schermo le avventure del “più piccolo dei supereroi”, nato dai libro di Serge Bloch e già molto noto in Francia grazie a due serie animate, passate anche in Italia su RAI YOYO. Si era trattato di un’anteprima con regista in sala, felice e ansioso di vedere la reazione del pubblico.

La storia racconta di quando il più piccolo dei supereroi ancora non aveva superpoteri e sperava di riuscire a trovarne uno. Altra protagonista del film è la figlia del re/dittatore di Marte, che tenuta sempre in casa col la madre, celebre cantante d’opera, riesce un giorno a uscire di casa e incontrare Sam Sam e i suoi amici che giocano, scoprendo allo stesso tempo che suo padre ha una pessima fama. In seguito a questo fatto convince i genitori a lasciarla andare a scuola, riuscendo a raggirarli per poter frequentare la scuola per piccoli supereroi. Ma l’amicizia della bambina con SamSam e gli altri è piena di dubbi dovuti alla malvagità del padre, detestato da tutti ma amato da lei, e dal dover mantenere il segreto sulla sua identità.

Il film è stato scritto e diretto da Tenguy de Kermel, già regista e coautore della due stagioni della serie animata e della della terza, all’epoca ancora in via di sviluppo.

È molto affezionato al personaggio ed è felice di averlo potuto seguire in ogni versione animata.
SamSam è un film per bimbi realizzato molto bene. La storia appassionava i bambini in sala facendoli stare attenti, senza chiacciherare.
Lo stile della serie è stato fin dalla sua uscita molto affascinante. Le case, le astronavi e gli oggetti sono realizzati con un affascinante stile retrofuturo che mischia la grafica elegante della fantascienza anni ’50 all’illustrazione infantile contemporanea. Molto interessante anche l’uso dei colori, in gran maggioranza primari e impiegati per rappresentare le differenze tra diversi mondi.

L’importanza dei colori nella storia del lungometraggio è tale che il piano del cattivo è assorbirli rendendo gli abitanti della galassia grigi e tristi. Il piccolo supereroe dovrà trovare un modo per evitarlo e salvare la sua famiglia e i suoi amici, ma potrà fidarsi della sua nuova amica/figlia del dittatore?


Ma probabilmente la proiezione più importante, almeno commercialmente, ci fu domenica 8 dicembre. Quel giorno era stato proiettato in un’anteprima speciale “Spies in Disguise” il nuovo lungometraggio animato dello studio Blue Sky (“L’era galciale”, “Robots”, “Rio ecc.) che sarebbe stato distribuito per natale. Prima di entrare in sale era stato fatto firmare al pubblico un foglio che vietava di parlare del film fino al 15 dicembre ed era possibile fare foto in sala solo con l’autorizzazione e non durante la proiezione del film.

Fu anche organizzata una lotteria dove, estraendo tre numeri tra i biglietti d’ingresso, vennero regalati dei gadget del film.

Il film è ormai uscito da molti mesi anche in Italia. È molto divertente, originale e racconta di un giovane e geniale inventore sottovalutato che vuole rivoluzionare i gadget in dotazione agli agenti segreti, facendoli diventare non violenti. Il secondo protagonista è un super agente segreto che l’inventore vorrebbe coinvolgere per dimostrare l’efficacia delle sue invenzioni sul campo. Nonostante l’agente non abbia la minima fiducia nelle idee dell’inventore si trova in una situazione dove ha bisogno del suo aiuto per sparire, letteralmente. Infatti l’inventore gli aveva parlato di un’invenzione in grado i far si che per gli altri diventasse come invisibile, cosa che in un certo senso avviene, visto che lo trasforma in un piccione.
Così. l’agente/piccione deve risolvere un caso che mette a rischio il mondo aspettando che l’inventore abbia trovato un antidoto e attirando piccioni che lo ritengono parte del gruppo.
Il film è appassionante, la storia è piena di equivoci e scene comiche, ma ha anche tutto ciò che serve per fare un film sugli agenti segreti. Inseguimenti eleganti, fughe mozzafiato e un cattivo davvero notevole che ha un motivo per odiare personalmente l’agente segreto. Non mancano neanche momenti profondi. dove si conoscono le storie dei personaggi e cosa li muove. L’animazione è di grande livello, lo stile riesce a essere serio e comico allo stesso tempo. Unica nota dolente, una parte dove c’è un inseguimento in vespa tra le calli di Venezia, che lascia con molti dubbi sull’uso sconsiderato degli stereotipi.
In conclusione “Spie sotto copertura” è un bel film d’animazione da vedere. Non troppo leggero, non troppo pesante e tanto divertente.
Ve lo consiglio.

La proiezione che mi lasciò con più dubbi e perplessità durante tutto l’evento è stata quella di un altro lungometraggio animato in anteprima.
Il film in questione è “Vicky il vichingo”, nuova versione animata di un personaggio protagonista di una serie animata già negli anni ’70 e tratto da un libro dell’autore svedese Runer Jonsson a cui chi scrive è particolarmente affezionato. Un film, quindi, che chi scrive non riesce a giudicare imparzialmente.

Il personaggio venne portato sul grande schermo già una quindicina d’anni fa, con un bel film dal vero. Questo sembra in CGI sembra aver tentato di mischiare insieme lo stile della vecchia serie animata più i visi degli attori del film.
Prima della proiezione il film venne presentato da Mickaël Marin, direttore del MIFA, che raccontò in sala quanto fosse felice di rivedere sul grande schermo uno degli eroi della sua infanzia.

Quest’anteprima era particolarmente importante perché il film teoricamente è una coproduzione tra Germania e Francia, ma praticamente è in gran parte francese.
Non si tratta di un brutto film, ma di certo non era più il personaggio del passato.

Sia nel libro che nella serie e nel film dal vero Vicky è un bambino geniale, gracile e un po’ pauroso che, al contrario degli altri vichinghi, sa risolvere i problemi usando la sua intelligenza e non con la forza bruta. Dimostrato al padre, il prode capo Snorre, di sapersela cavare finisce con l’accompagnarlo nei suoi viaggi, dove salvava più volte lui e la sua ciurma dai mille guai in cui si cacciavano.
In questo nuovo film invece Vicky è triste perché il padre non lo considera un guerriero e vuole impressionarlo con le sue invenzioni, che non sempre funzionano. Snorre in uno scontro con i nemici giurati, i vichinghi “Rabbiosi” conquista una spada magica che da il potere di trasformare le cose in oro, ma accidentalmente trasforma la moglie/ madre di Vicky in una statua. Fortunatamente un misterioso personaggio apparso per caso al villaggio rivela che la si potrà salvare portandola alle soglie del Valhalla.
La storia cerca di appassionare il pubblico usando la mitologia scandinava e i suoi dei. Una aspetto che non era quasi mai stata citata nelle versioni passate, mostrando un chiaro intento di agganciarsi al fascino dei film di supereroi che si rifanno al mito nordico. Con tanto di scontri epici tra divinità che lasciano perplessi chi ricorda il piccolo e secco Vicky correre spaventato inseguito dai lupi.

Sul piano tecnico gli animatori hanno ottenuto grandi risultati. Il 3D è ben fatto, Vicky si strofina il naso quando ha un’idea e sono riusciti a rendere l’attacco di “Furore Vichingo” di Snorre con la stessa comicità di pugni menati in tutti i sensi e gambe a trottola della vecchia serie 2D, oltre a ritrovare la vecchia e colorita ciurma vichinga del villaggio di Vicky e gli sgangherati & tremendi vichinghi Rabbiosi, stolti e attaccabrighe come sempre.
In conclusione si trattava di un film fatto per piacere alle giovani generazioni, con parti molto divertenti e diverse battute ironiche. Si spera che abbia avuto successo così da rivitalizzare il personaggio e permettere nuove storie.

Oltre alle proiezioni nel cinema multisala Pathé erano organizzate altre iniziative pubbliche sull’animazione, specialmente rivolte ai bambini. Colorare o disegnare dei personaggi del mondo dell’animazione e realizzare dei disegni in sequenza per poi fotografarli con una camera verticale. Rivolta a grandi e piccoli era la possibilità di provare la realtà virtuale.

Tra questi spiccava un cestone da mongolfiera su cui si poteva riprovare la sensazione di un volo fatto tra i cieli della Savoia ammirando il paesaggio. Nella sala dove si svolgevano queste attività il clima era festoso e si offriva una buona merenda.

Questa è stata, a grandi linee, la prima edizione invernale del festival di Annecy. Come detto all’inizio, la domanda su cosa riserverà il futuro a questa nuova iniziativa non ha ancora una risposta. Continuerà? Resterà un evento minore pensato solo per la città o l’obbligata sospensione avuta quest’anno del più famoso festival estivo darà la spinta per aumentarne l’importanza?

Chi scrive spera che continui e che cresca.