Abbiamo avuto il piacere di conversare con Giacomo Mora, giovane animatore specializzato in “Character Animation” che può vantare già una solida esperienza presso eccellenti realtà dell’industria quali la Illumination Mac Guff di Parigi, i Cinesite Studios di Montréal e la londinese Double Negative. Noi gli siamo particolarmente affezionati in quanto è anche Lead Animator nel cortometraggio indipendente “MILA”, ideato e diretto da Cinzia Angelini, ma oggi Giacomo si trova profondamente coinvolto in un progetto personale cui tiene parecchio, per gli ottimi motivi che ci racconterà lui stesso: “Breath“.
Senza ulteriori indugi, passiamo alle domande!
GZ: Anzitutto, una tua breve presentazione:
Mi chiamo Giacomo Mora, sono originario di Cupra Marittima (AP) e da sempre appassionato di disegno e cartoni animati. Ho iniziato il mio percorso di formazione frequentando dapprima il liceo artistico, per poi iscrivermi all’Accademia di Belle Arti, dove ho avuto il primo contatto con il mondo del 3D, e per la precisione con quello della scultura e della modellazione, ambito fino ad allora per me del tutto sconosciuto. L’incontro con l’animazione avverrà solo alcuni anni dopo: finita l’università ho lavorato come illustratore e grafico web, con una fugace avventura nel web marketing e gestendo anche uno studio di registrazione, fino ad arrivare a collaborare come modellatore 3D con alcuni studi italiani. Proprio in questo periodo mi resi conto che tutto ciò non faceva per me e, per puro caso, ritrovando in casa dei miei vecchi disegni, mi tornò in mente una domanda che tanto tempo prima mi ero posto al riguardo: “Come potrei dar loro vita?”
Da quel giorno cominciai ad informarmi di più, venendo a conoscenza di un mondo davvero complesso ma allo stesso tempo meraviglioso: quello dell’Animazione. Ne rimasi talmente affascinato che iniziai a studiare per conto mio con costanza, seguendo anche un corso di animazione on line grazie al quale ebbi l’occasione di collaborare a quello che fu il mio primo vero progetto di animazione 3D, “MILA”, e soprattutto fu l’occasione di conoscere la sua creatrice, Cinzia Angelini. La mia vera e propria formazione professionale inizia pero nel 2015, con l’approdo allo studio parigino Illumination Mac Guff, in veste di Character Animator (animatore di personaggi).
GZ: Approdo all’animazione, dunque: quale la tua concezione di questo linguaggio?
Come raccontato prima, il mio primo vero contatto con l’Animazione avvenne con il corto CG/3D “MILA” di Cinzia Angelini, un’esperienza che mi permise di apprendere lo sviluppo dell’intero processo creativo di un progetto animato, dall’idea iniziale alla resa definitiva, passando naturalmente per la lavorazione vera e propria. Ma essendo questo un progetto condotto da e in remoto, eseguito prevalentemente lavorando da casa e senza un vero e proprio studio da condividere, solo quando mi trovai a lavorare con Illumination Mac Guff potei toccare con mano quello che era effettivamente il processo creativo di un film d’animazione, lavorando fianco a fianco con artisti di tutto il mondo con già alle spalle solidissime e spesso prestigiose esperienze artistiche e professionali. Non fu certo un periodo facile, per via della lingua, della lontananza da casa e soprattutto a causa della mia scarsa esperienza, ma quei due anni mi consentirono di incrementare notevolmente le mie conoscenze e abilità nel settore, e contribuirono a far germogliare una mia personale concezione di questo linguaggio,: dalla originaria curiosità sul come poter dar vita e personalità ad una semplice idea, l’animazione si trasformò in un autentico e consapevole strumento per poter esprimere me stesso.
GZ- Come valuti la tua evoluzione in base anche alle esperienze lavorative?
La mia prima fortunata esperienza professionale ad Illumination fu con il lungometraggio “Sing”, che fu anche candidato a due Golden Globe, uno proprio come miglior film di animazione. Una bellissima esperienza quella parigina, di formazione e di crescita in ambito personale, professionale e tecnico, in cui assorbii il più possibile da artisti con esperienze decennali in grandi realtà quali Disney, Dreamworks e Pixar, e proseguita poi lavorando su un altro lungometraggio, “Cattivissimo Me 3”, e su cortometraggi e spot pubblicitari. Nel 2017 decisi però di provare una nuova esperienza, in Canada, partecipando al film “Gli eroi di Natale” prodotto da Sony Animation. L’anno dopo feci ritorno in Europa per lavorare su un prodotto targato Disney, purtroppo successivamente cancellato, per poi approdare in un ambito dell’animazione per me nuovo ma molto interessante, quello degli effetti speciali visivi (VFX), partecipando alla lavorazione del cinecomic Marvel “Venom”.
Attualmente mi trovo a Londra, dove sto lavorando su un film d’animazione dal titolo “Ron’s gone wrong”, prodotto da Walt Disney Animation Studios con Looksimth Animation e distribuito da Twentieth Century Fox, che uscirà il 6 novembre 2020. Un’altra bellissima esperienza, che mi fornisce per la prima volta l’opportunità di lavorare allo sviluppo e allo stile dell’animazione e quindi alla personalità di uno dei personaggio del film, in stretta sinergia con registi e Designer.
GZ: Torniamo sulla collaborazione con Cinzia Angelini per Mila.
Quando ho mosso i miei primi passi nel mondo dell’animazione, Mila è stato il mio primo amore. Oltre alla bellezza della storia, e all’opportunità di ricoprire l’incarico di Lead animator, mi ha dato l’impagabile fortuna di conoscere Cinzia Angelini.
Cinzia, oltre ad essere ormai una cara amica, è stata ed è tuttora una guida in tutti sensi: dal lato tecnico, per la sua esperienza professionale ma soprattutto per la passione che mette in ciò che fa, tale che risulta impossibile non esserne coinvolti. Parte di quello che sono e che sto facendo è imprescindibile dalla sua guida e dal suo esempio, e da quello che lei rappresenta per questo mondo, senza dubbio bellissimo ma talvolta assai duro e parecchio in salita. E sono certo che ciò che ha significato per me è stato e sarà lo stesso anche per molti altri aspiranti professionisti che hanno avuto e avranno la fortuna di imbattersi in lei: sono le persone e gli artisti come Cinzia che trasformano questo lavoro, quest’arte, in qualcosa di più, che va oltre: in qualcosa che si avvicina davvero al senso della vita.
GZ: Pariiamo ora del tuo progetto personale, Breath: dove intendi portarlo?
“Breath” (letteralmente: respira, o prendi fiato) è ispirato alla storia vera di un mio caro amico, Francesco, scomparso anni fa, il quale ha combattuto per tutta la vita con una cardiopatia congenita che, fin dalla nascita, gli ha impedito di godere dei più semplici piaceri quotidiani, quelli che la maggior parte di noi considera quasi scontati. Francesco è morto durante l’ennesima operazione che ha dovuto subire nel corso della sua indefessa lotta per la sopravvivenza. Avrebbe dovuto essere quella che gli avrebbe forse restituito la funzionalità alla radice del suo problema. Era ben consapevole dei rischi che comportava l’intervento, ma tutto ciò che gli interessava era provare a realizzare un sogno inseguito da sempre: una vita normale.
Inizialmente, il mio intento era quello di onorare i sacrifici che aveva compiuto, talvolta sfidando ogni probabilità e previsione, di riconoscere la sua determinazione a rischiare il tutto per tutto e di immortalare il suo “certame” realizzando un cortometraggio su di lui. Ma ben presto mi sono reso conto che, seppur anagraficamente tanto breve, la sua esistenza era stata comunque davvero piena. All’età di vent’anni, aveva saputo fare più cose di tanti altri in condizioni ben più favorevoli.. Aveva realmente dato un senso alla sua vita, combattendo per il suo sogno fino all’ultimo respiro. Il messaggio del film non doveva dunque limitarsi al semplice triste racconto di un giovane che non avrebbe mai avuto l’opportunità di invecchiare. La vera storia doveva invece raccontare cosa significhi avere il coraggio di seguire i propri sogni e ideali, dando così un significato al tempo, più o meno breve, che ci viene concesso su questa Terra. Sottolineando quale passione e quale coraggio conducano a non arrendersi mai, anche di fronte alle prove più ardue e alle situazioni più penalizzanti. Attraverso il coraggio e l’esempio di Francesco, io stesso ho imparato che l’immaginazione è in grado di superare, o almeno di insegnare a gestire, anche la paura. Comprendere le radici del proprio timore permette di superare ostacoli, di fare passi avanti verso il proprio obiettivo, qualunque cosa accada.
Quale più grande risultato e scopo può perseguire un essere umano?
GZ – La tua esperienza di globetrotter è comune a tanti giovani che fanno animazione. Un giudizio su questa situazione? Vedi miglioramenti nel panorama italiano o emigrare resta tuttora l’unico modo per poter lavorare seriamente in questo settore?
Questo punto per diversi aspetti costituisce il cosiddetto “rovescio della medaglia”. Se da un lato ha il suo fascino avere la valigia sempre pronta per gettarsi in una nuova avventura, con pochi vestiti e tanti sogni in tasca, aperti ad uscire dalla propria “comfort zone” per mettersi in discussione e conoscere sempre posti nuovi, imparare lingue e culture differenti, persone e creativi di ogni parte del mondo, instaurando con loro anche amicizie forti, l’altra faccia della situazione è fatta di mille difficoltà. Per esempio, ricordo l’inizio della mia carriera, quando era tutto nuovo e sconosciuto, mentre oggi la sfida più grande è stare lontano da mio figlio, il non potermelo vivere quotidianamente. E’ anche per questo motivo che sto cercando di spostarmi in America – oltre che per rincorrere uno dei miei sogni nel cassetto! – portando avanti di pari passo la speranza di farlo poi venire con me e poter vivere insieme nuove avventure. E’ anche per lui, per il suo futuro, che voglio creare nuove fonti di ispirazione, a prescindere da cosa lui deciderà di fare nella sua vita.
Parlando dell’italia, da qualche tempo a questa parte mi pare stiano venendo fuori alcune belle realtà e conosco molte persone che sono tornate in patria per aprire uno studio o collaborare con nuove valide entità del settore, con potenzialità enormi, e sono certo che sapranno crescere sempre di più.
Ma l’Italia deve puntare e investire il più possibile su questi nuovi attori dell’industria , perché hanno tutte le carte in regola per costituire un futuro valore aggiunto.
GZ – 2D vs 3D, remake fotorealistici e effetti speciali che paiono ormai sostituire un vero storytelling. Qual è la tua opinione in merito? Cosa vedi per il futuro delle grandi produzioni animate?
Io vengo direttamente dall’animazione 3D, che considero l’evoluzione tecnologica del classico 2D, che comunque mantiene inalterata la sua suggestiva bellezza, pur se apparentemente divenuto più raro nelle produzioni internazionali. Sono quindi naturalmente più incline verso il mondo dell’animazione “cartoon”, e comunque assai meno propenso a quella sconfinante sempre più nel fotorealismo, al punto da essere accostata al “live action” vero e proprio, ma senza assolutamente disdegnarla, anzi. La mia esperienza su “Venom” è stata assai divertente e istruttiva, e fondamentale per approfondire un lato più tecnico dell’animazione. Senza dimenticarci delle tecniche in stop motion che personalmente adoro per la loro complessità e fascino espressivo. Ma tutte queste categorie non possono comunque prescindere dall’avere alla base una bella storia da raccontare… o, quantomeno, dall’avere qualcosa di interessante da dire! Non importa la tecnica, a patto che per essa non si lasci indietro lo storytelling, che resta il vero punto di forza del nostro lavoro. Purtroppo mi capita di constatare, in alcuni casi, una spasmodica ricerca del realismo, della perfezione, dell’effetto speciale, tralasciando la semplicità e quel contributo in immaginazione che lo spettatore deve comunque dare al film. Siamo circondati dalla realtà in ogni momento, forse dovremmo concederci maggiori occasioni per allontanarcene, tornando a meravigliarci e – perché no – a sognare di più.
GZ- Altri interessi e attività oltre l’animazione?
Quando per problemi logistici non posso fare il papà (che è il “lavoro” che più amo in assoluto!) mi dedico all’approfondire nuovi metodi di animazione, come nel caso della stop motion, che mi ha sempre affascinato, soprattutto nella costruzione fisica dei personaggi. Adoro la fotografia, e naturalmente il disegno. Con il mio corto mi sono avvicinato appunto alla tecnica di storytelling. Adoro conoscere e studiare psicologia e recitazione, seguendo anche dei corsi nello studio dove lavoro, attività che danno un enorme contributo al mio lavoro di animatore. Senza tralasciare lo sport, che da sempre pratico, e la musica, che adoro ascoltare per rilassarmi e concentrarmi, Ludovico Einaudi. soprattutto quella di Ludovico Einaudi.
GZ- Due parole sui tuoi lavori in ambito pubblicitario.
In questo caso ho davvero poco da dire: l’esperienza che ho avuto a Illumination è stata davvero breve, spalmata tra un film e l’altro. La mia parentesi pubblicitaria è durata pochi mesi, in cui ho collaborato a brevi corti per gli extra di “Sing” e “Cattivissimo me 3”, a uno spot dei Tic Tac e di Nestlé ispirato sempre a “Cattivissimo me” e su contributo speciale per uno speciale natalizio del Jimmy Fallon Show.
GZ – Per concludere, se le hai seguite, quali delle recenti produzioni italiane ti hanno colpito di più?
Sono stato positivamente colpito dal lungometraggio “Gatta Cenerentola” di MAD Entertainment per sue la qualità tecnico-artistica e per la potenza della storia; e anche nell’ambito dei cortometraggi indipendenti e dei video commerciali ho visto parecchie cose molto interessanti e di alta qualità. Ora sono molto curioso di vedere il “Pinocchio” di Matteo Garrone, che sembra promettere bene. Spero un giorno, raggiunto e aperto questo famoso “cassetto” della mia carriera, di tornare in Italia e dare anche il mio contributo allo sviluppo dell’animazione in Italia, insieme a tanti altri eccezionali artisti italiani, che oggi si trovano in giro per il mondo.”
Ti aspettiamo, carissimo Giacomo.
Vi aspettiamo tutti.
Lasciando sempre una luce accesa.
E sperando.