«Sono stanco dei reportage di guerra, perché non cambiano le cose». Non possiamo fare a meno di ragionare su questa frase di Joe Sacco, uno dei primi e più famosi giornalisti grafici. Ma è proprio il giornalismo a fumetti uno degli antidoti più efficaci per ridurre o annullare gli effetti dell’infotainment, della tendenza a mescolare informazione e intrattenimento per narcotizzare il pubblico. Il giornalismo grafico, il suo spessore letterario e civile, è al centro di uno sfoglio del numero di Left in edicola fino al 24 maggio con illustrazioni di Simona Binni, Gianluca Costantini, Vittorio Giacopini, Fabio Magnasciutti (che ha realizzato anche la copertina), articoli di Checchino Antonini (giornalista e autore, fra l’altro, con Alessio Spataro di Zona del silenzio, graphic novel sul caso Adrovandi pubblicata da Minimum Fax) che ha dialogato con Carlo Gubitosa (Il giornalismo a fumetti, Npe 2018), Francesco Fasiolo (Italia da fumetto, Tunué 2012), Marco Minelli (Psicologia del fumetto, Psiconline 2016) e Francesco “baro” Barilli (Il delitto Matteotti, BeccoGiallo 2018); c’è anche un editoriale di Stefano Piccoli, direttore dell’Arf di Roma ( e docente di graphic journalism alla Scuola romana dei fumetti; Amarilda Dhrami che intervista la giovanissima artista italo-tunisina Takoua Ben Mohamed. A chiudere lo sfoglio l’anticipazione di Nellie Bly, di Luciana Cimino e Sergio Algozzino che racccontano per Tunuè la vera storia della prima donna giornalista a occuparsi di cronaca nella seconda metà dell’Ottocento.
E’ il tempo delle sperimentazioni, della contaminazione fra i generi e i media. Ma questo deve essere indirizzato verso il rigore dell’inchiesta. Il giornalismo, anche quello a fumetti, è la costruzione di un punto di vista perché i reportage di guerra riescano a cambiare le cose, producendo consapevolezza, intercettando le mobilitazioni sociali e civili.
“ANTIFASCISMO IMPERTINENTE – Il fascismo è un crimine. Esprimere idee violente non è libertà di opinione. Ecco perché il virus dei nostalgici va isolato e le organizzazioni neofasciste vanno sciolte. Ma, al governo, chi dovrebbe intervenire non lo fa. Allora pensiamoci noi, con le armi della critica.
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