3 Agosto 2018 13:18

Eia Eia Baccalà!

In questo affascinante, quanto periglioso, periodo, in cui i “nuovi fascisti” accusano gli altri di “pensiero unico” (lo so, dovrebbe far ridere, invece no), mentre lavorano per ricostituire, de facto, il Partito Nazionale Fascista (che di pensiero unico era maestro e che qualcuno pensava  la Storia avesse sepolto da tempo nel ricordo tragico dell’orrore e nell’ignominia), può essere il momento buono per rileggere un bel volumetto delle deliziose opere di Benito Jacovitti (il Benito più amato dagli italiani, nel dopoguerra).

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Eccone la presentazione ufficiale dell’editore:

EIA EIA BACCALA’!

Consideriamo questo periodo della vita artistica di Jacovitti come un contributo importante alla conoscenza di un’epoca e dei suoi passaggi, tra fascismo e democrazia, tra monarchia e repubblica, tra pensiero unico e pensiero plurimo, e dei suoi effetti sulla parte del popolo italiano che la guerra prima e la democrazia poi hanno travolto e sconvolto, rendendole difficile saper vedere e capire.
La “zona grigia” diventò col tempo una “maggioranza silenziosa” fortemente condizionabile, ma negli anni che ci interessano fu essa a subire l’aggressione di cento tensioni, a essere la destinataria di cento messaggi contrastanti. La satira proposta da Jacovitti del sistema dei tanti partiti, con le loro varianti e sovrapposizioni, è tra le più spassose che l’arrivo rintronante della democrazia abbia prodotto nell’Italia del dopoguerra, e lì davvero ce n’è per tutti. Jacovitti non si tira indietro, non si crede diverso e superiore rispetto ai suoi personaggi, si fa, come mai più dopo, protagonista egli stesso, rischia, si mette in gioco, si confessa, e apprezza o detesta da perfetto rappresentante e specchio di un’epoca unica e irripetibile, ma soprattutto immensamente vitale. Della quale, sì, è possibile oggi avere qualche nostalgia. Non è il più grave dei peccati di oggi condividere anche noi, per una volta, il luogo comune secondo il quale “si stava meglio (culturalmente, democraticamente) quando si stava peggio (economicamente)”. Goffredo Fofi

Eia eia baccalà, lo slogan dissacrante usato da Jacovitti per commentare l’Italia che si trovò a vivere, riassume al meglio il contenuto del libro: un ritratto satirico, a volte feroce ma sempre divertito di un Paese in cui la normalità non è mai esistita.
Le opere presentate in questo libro sono state realizzate nel decennio 1940-1950: l’attenzione è rivolta alla realtà storica, politica e sociale del momento e di quell’epoca ci consegnano un ritratto denso di significato e di travolgente umorismo.

Se non lo trovi altrove, prova direttamente dall’editore: stampalternativa.it


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