24 Gennaio 2018 17:00

With Mila & her Family to the II Los Angeles’ Women’s March

Il Papero può starnazzare quanto vuole sui social e per bocca della stampa addomesticata alla sua angusta visione del mondo.

Continui pure a circondarsi di cortigiani, maschi e femmine, che annuiscono solleciti a ogni sua esternazione, a ogni suo tentativo di riaffermare una concezione degli uomini e della società che forse nemmeno gli incauti che lo hanno votato, per rabbia o opportunismo, desidererebbe davvero veder tornare in auge.

La Maggioranza – quella vera, non quella cui Donald “The Genius” si appella a sproposito tentando di accollarle pure la responsabilità della sua sciagurata elezione accusandola 1)di averlo scelto in massa 2)di “non essere andata a votare” (sic!) – se la troverà ogni giorno davanti, d’ora in poi. E dovrà renderle conto se – come virtuosamente sostenne all’accettazione del proprio mandato – si considera “il Presidente di tutti.”

Sappiamo benissimo, lo ha ampiamente dimostrato coi fatti, che non è così.

Forse Obama non sarà stato il miglior Presidente della storia americana, ma una cosa è certa: nell’arco di pochi mesi il “Cinguettatore Folle” si è dimostrato senza ombra di dubbio il più improbabile, inadeguato e imbarazzante.

Per tacere delle sue capacità diplomatiche, attività in cui è emerso in tutta la sua evidenza il suo infantile egocentrismo, oltre a un’irresponsabilità dialettica a dir poco preoccupante.

Per Trump c’è solo Trump: il resto (del mondo) non gli interessa.

Purtroppo – ma qui è il caso di dire “per fortuna” –  la vita raramente va come ti aspetti che vada, anche quando ritieni di essere al di sopra di ogni giustizia, al punto da rimanere impunito “anche se sparassi a qualcuno per strada”… a giudicare dagli ultimi, tragici fatti di cronaca negli USA, tale modello è stato fonte di ispirazione per molti. (Chi si lagna è un “radical-chic!”)

L’insopportabile paternalismo sessista di questo tycoon (ri-sic!) lobbista sulla cui spregiudicatezza (per usare un eufemismo) il Partito dell’Elefante si è letteralmente giocato quel che restava della propria anima, ha infatti ottenuto un eccezionale effetto boomerang, riuscendo a unificare, forse per la prima volta in modo programmatico, le energie delle varie anime di quello che non vogliamo chiamare “movimento femminista” bensì la sacrosanta riaffermazione delle istanze femminili verso una parità di diritti e trattamento che comprende – deve comprendere – un autentico rispetto senza condizioni nè distinguo.

Sono state queste donne, queste persone, anzitutto, a sbattere in faccia all’uomo che si credeva ormai un re senza contradditorio, il potere del proprio voto e il fatto, incontrovertibile, che le sue mire autoritarie avrebbero trovato d’ora in poi strenua opposizione, contrappondendo al suo feticismo per le armi e l’autorità ogni strumento di opposizione che un grande Paese democratico può fornire ai cittadini, quando questi si impegnano a costituire, per davvero, un fronte comune.

Dalla grande Marcia delle Donne dell’anno scorso, il Papero ha visto molte delle sue tronfie certezze impantanarsi.

La strada sarà lunga e difficile, ma il 20 gennaio 2018 erano in 600.000, forse più, alla II Women March di Los Angeles (ma ve ne sono state in varie altre parti d’America e del mondo, tra cui Roma, in Italia): uomini, donne, giovani, infanti, vecchi in carrozzella, di età, etnie, colori, religioni e orientamento sessuale diversi. Non più la “marcia delle quattro lesbiche” – come il primo raduno fu definito – con la solita eleganza dei maschietti “da branco” – da molti commentatori di Destra (ma non solo), ansiosi di compiacere il nuovo Re – bensì una marea variopinta e multicolore, unita e compatta nel protestare contro un Presidente e un governo che non li rappresenta e, soprattuto, di loro non vuole neppure sentir parlare.

Dovrà farlo, prima o poi, che gli piaccia o no.

Perché quell’onda non si fermerà, anzi, è soltanto l’inizio.

Il 20 gennaio 2018, a ricordare a Trump che la Maggioranza – quella vera – NON lo considera il proprio Presidente, c’era anche MILA.

Ora “cinguetta” pure, Donnie.

(Text by Eric RittatoreThanks to Cinzia Angelini for the photo reportage).