1 Marzo 2017 07:11

C’è una Stella Misteriosa in edicola!

La follia è presente nelle storie di Tintin. Appare qua e là sotto forma di esseri umani con problemi mentali, indotti o meno. Un neurologo ci può trovare interessanti spunti, in effetti. Il fatto è che Hergé ha avuto modo di vivere da vicino il disturbo mentale: sua madre, Élisabeth Dufour, era mentalmente fragile. Il colpo più duro l’ebbe quando credette morto suo figlio Paul nel 1944, e dal quel momento peggiorò rapidamente. Morì nel 1946 in un ospedale psichiatrico. Non venivano curate un granché, in quei tempi, queste subdole malattie.

Quando Hergé realizzò questa avventura, La Stella Misteriosa (pubblicata in bianco e nero dal 20 ottobre 1941 al 21 maggio 1942 sul quotidiano “occupato” Le Soir, e poi apparsa in albo a colori nel 1942), aveva già avuto occasione di presentare qualche tipo di folle nelle sue storie. Stavolta a dar fuori di testa è “il profeta Philippus”. Profeta di sventure, manco a dirlo, che se la prende con Tintin (saggiamente scettico) definendolo “messo del Diavolo” perché non gli crede. Come si vede, siamo sempre uguali: anche oggi se uno non crede alle bufale, viene etichettato come membro di un malefico complotto… Comunque sia, i sogni di Tintin vengono turbati dagli angosciosi e inquietanti messaggi dell’alterato “profeta”.
Ovviamente nessuna fine del mondo era in vista, lo leggerai tu stesso (ma… occhio ai meteoriti). Ciò che ha scatenato follia e suscitato incubi, porta con sé qualcosa di molto più interessante. Ti condurrà per mare col capitano Haddock alla scoperta di…

Niente spoiler. Ok. Torniamo allora ai problemi che Hergé mette in fumetto. Si tratta di volta in volta di follia dolce, furiosa, ordinaria, o di famiglia. E tutto ciò che ha a che vedere con la mente (e che in seguito lo avvicinerà alla psicanalisi), come il sogno, l’incubo, l’ipnosi, la superstizione, le sette ecc.

Anche in questo racconto, nella prima versione, ci sono, in forma di gag, preconcetti e pregiudizi molto in voga all’epoca nella gente comune (e purtroppo ancora oggi, pur se meno – spero), alcuni dei quali favorirono le tragedie del periodo (e possono farlo anche oggi, certo). Già nella versione in albo del 1942 tagliò via il peggio. Hergé si rendeva conto che il pensiero comune (sì, quello dei “luoghi comuni”) conteneva cattiveria e pericoli sociali, i cui risultati ormai si vedevano mostruosamente all’opera anche a Bruxelles? La presenza dei nazisti nel suo paese sicuramente lo ha fatto riflettere. Spesso noi umani ci rendiamo conto delle cose solo quando cominciano a toccarci da vicino…
Fatto sta che, oltre ad aver eliminato una gag con protagonisti ebrei, corresse anche il nome del cattivo statunitense (rappresentato coi tratti tipici delle caricature antisemite del tempo), da Blumenstein a Bohlwinkel (nome che pensava di aver inventato ex novo ricavandolo dal brussellese bollewinkel che significa  pasticceria – dall’olandese bol, bonbon, e winkel, negozio – e solo tempo dopo scoprì che il cognome esisteva davvero ed era… ebraico!) e non è più americano, ma di Sao Rico.
Dal punto di vista grafico e della ricerca documentale, Hergé si rimproverava anche di non aver approfondito quanto basta per la nave Aurora che, secondo lui, in realtà non avrebbe tenuto il mare. In futuro sarà molto più attento ai dettagli.

E anche stavolta ti offro la possibilità di curiosare nel backstage dell’edizione italiana di questa avventura, con la mia corrispondenza redazionale come “curatore dell’aderenza filologica” per Rizzoli Lizard… In questo caso non ci fu molto da dire, in effetti.

Pagina 96: coloquintidi – non lo trovo in italiano http://fr.wikipedia.org/wiki/Coloquinte – se non trovate con certezza il termine in italiano, va bene Cucurbitacee!

Pagina 103: mille sabords – i sabordi sono le aperture quadrangolari dalle quali uscivano i cannoni delle navi – “Sabordo: Portello praticato sulla fiancata della nave per la fuoruscita del cannone” – essendo un preciso termine marinaresco, io lo lascerei: “Mille Sabordi!” o “Per mille sabordi!”. Subito dopo abbiamo “tonnerre de Brest” di cui abbiamo già parlato. Se abbiamo scelto “Tuoni di Brest!” (corretto) lasciamolo. Da qui in avanti: Sabordi e Tuoni di Brest, please!

Fonte: https://www.afnews.info/wordpress/tag/tintinedicola/