E siamo arrivati alla storia basata su uno dei fatti drammatici del novecento: l’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista.
Sì, Lo scettro di Ottokar vede Tintin invischiato proprio in un complotto (che cercherà di sventare) volto ad annettere la Syldavia alla bellicosa Borduria e i riferimenti all’anschluss sono evidenti e intenzionali. Questa avventura esce in bianco e nero dal 4 agosto 1938 al 10 agosto 1939 sulle pagine del Petit Vingtième, supplemento per giovani lettori de Le Vingtième Siècle. Proprio mentre i fatti reali si svolgono. Nel 1934 i nazisti avevano tentato un colpo di stato in Austria, ma fallì. Il 13 marzo 1938, invece, l’Austria venne annessa in altro modo e il tutto venne confermato il 10 aprile da un plebiscito che della votazione democratica aveva davvero ben poco…
Di lì a poco Hergé porta il suo giovane reporter a confrontarsi con questa brutta faccenda, traslata in versione fumettistica per giovani lettori, e presenta due stati immaginari, la buona Syldavia e la perfida Borduria, nei quali si svolge l’emozionante vicenda. In questa occasione Tintin incontrerà, casualmente, quello che diventerà uno personaggi principali della serie, la cantante lirica milanese Bianca Castafiore. Il complice dei borduri in Syldavia è un tal Müsstler, capo della Guardia d’Acciaio. Facilissimo all’epoca riconoscervi la crasi di Mussolini e Hitler e nel nome del partito il riferimento alla Guardia di Ferro, movimento fascista nazionalista rumeno. Insomma, non c’era proprio da confondersi: Hergé stava suggerendo ai suoi giovani lettori di diffidare di certa gentaglia… Quanto a Tintin, non ha mai avuto problemi a scegliere da che parte stare.
Già che ci siamo, anche questa volta ti propongo una selezione delle note che inviai alla redazione, per la realizzazione della nuova edizione italiana di cui seguivo l’aderenza filologica. Divertiti a confrontarle con l’edizione in edicola.
Ottokar 1: tavole da 1 a 21 – prima parte.
3- Discorso particolare merita l’uso dell’accento circonflesso nella lingua bordura. Noterete nelle fonti di caratteri fornite da Casterman (di cui vi ho mandato immagine, ma che dovreste avere) che c’è un circonflesso “particolare”: ha la forma dei baffi del dittatore! Quando c’è e si sta parlando in borduro (o sono scritte in Borduria) si deve usare quel circonflesso lì… Inutile dire che quell’accento è diventato piuttosto noto, nella francofonia.
Tavola 7 – vs. pagina 9 – vignetta 3: Le scritte ci sono, nell’originale: RAOUL, CINEMA, e l’altra nel blu. Hanno anche, ovviamente, una grafica adatta, in particolare RAOUL. Usiamole… Lasciarle vuote o con dei caratteri non all’altezza non è proprio il caso.
Tavola 7 – vs. pagina 9 – vignetta 5: qui Tintin legge che la Syldavia fu conquistata dalla Borduria nell’XI secolo. Però più avanti, nella brochure turistica che Tintin legge in aereo, si parla dell’anno 1195, quindi è il XII secolo. Dovremmo quindi correggere questa vignetta, indicando correttamente il XII secolo, o lasciare l’errore? Si tratta di uno dei famosi blooper de Lo Scettro di Ottokar, noto e risaputo nella francofonia. A quanto vedo non è stato corretto da Casterman (per la gioia degli esperti ecc…). Ma qui in Italia la faccenda risulta “neutra”, per cui potremmo tranquillamente correggerlo (e poi dissertarne amenamente nelle conferenze…).
intanto passiamo al motto “Eih bennek, Eih blavek”. Bisogna sapere che il motto deriva dall’adattamento brussellese della nota massima “J’y suis, j’y reste” (Qui sono, qui resto!) che in olandese diventa “Hier ben ik, hier blijfik”. Se lo sentite pronunciare in olandese e poi in marrolliano, noterete che diventa l’equivalente sildavo (la “v” e la “f” si incontrano nella pronuncia, alcune “e” scivolano in “i” ecc.). E chi non conosce il dialetto del quartiere Marolles (Marollen in olandese) di Bruxelles, eh? E’ il cosiddetto “marollien”, un simpatico misto di francese e di fiammingo. Vabbè. “Chi lo tocca, si scotta” diventò nella traduzione italiana precedente. La traduzione (fintamente seria) dal sildavo al francese nell’albo suona “Qui s’y frotte, s’y pique”, vale a dire, grosso modo, “Chi ci si strofina – chi lo sfrega, si dà fuoco – si accende come un fiammifero – ci si brucia”, visto il riferimento iniziale allo sfregamento. Or dunque: “Guai a chi lo stuzzica” non mi soddisfa. Il senso (e i relativi giochi di parole connessi) portano a un senso più vicino a “Chi lo strofina [quasi fosse un grosso fiammifero, vista la forma], si brucia [giocando sul fatto che il fiammifero strofinato prende fuoco]”, o, per estensione, “Chi lo tocca, si scotta” o, volendo proprio fare dei cambiamenti “Lo tocchi, ti scotti!”. Io tendo a preferire questa ultima perché mantiene la piacevole cadenza dell’originale (Eih bennek, eih blavek), sintetica, efficace, rimata. Da motto, insomma. Sempre IMHO, si capisce.
Rieccomi (con alcuni riepiloghi e la continuazione da tavola 22 alla FINE).
Il mio esperto belga conferma che la grafia primeva è Almazout (senza la s aggiuntiva). Poi, per carità, va detto che lo stesso Hergé si confondeva facilmente e non era poi così raro che scrivesse lo stesso nome in due modi diversi in due punti diversi…
Circa l’inno della Sildavia, una ipotesi di versione totalmente coerente con il senso dell’originale (nel quale lo scettro ha un ruolo fondamentale, per il riconoscimento del monarca: è lo scettro che dice che uno è il re), oltre che con adeguata metrica:
O Sildavia, puoi gioire!
Questo Re è il nostro Sire
Il suo scettro lo sta a dire!
NOTA GENERALE SULLA NUMERAZIONE DELLE PAGINE: le edizioni francesi numerano le pagine a partire dalla prima tavola: tavola 1 = pagina 1. Se potessimo fare così anche noi, sarebbe più facile, nelle opere di saggistica su Tintin, utilizzare gli stessi facili riferimenti dei commentatori internazionali. Viceversa ogni volta toccherà scrivere “Come notate a pagina 23 dell’edizione italiana, corrispondente alla pagina 21 dell’edizione originale francese…”. Per non parlar del fatto che tutti sanno che gli albi di Tintin standard (distinguendoli dalle versioni in rivista) hanno 62 pagine (cioè 62 tavole a fumetti)… Sarebbe buffo notare che in Italia l’ultima pagina di fumetto è la 64 (è vero che noi italiani, al momento, facciamo molto ridere gli stranieri, sia pure per ben altri motivi)… Faccio presente che anche la precedente versione italiana Lizard aveva mantenuto questa sana abitudine di corrispondenza con la numerazione francofona.
Tavola 21 – vs. pagina 23 – Honni (o Honi) soit qui mal y pense – Si vergogni chi pensa male di ciò, o Sia vituperato chi ne pensa male, è il famoso motto dell’ordine della giarrettiera (http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_della_Giarrettiera), per questo non viene tradotto. Si tratta di una gag storica intenzionale. Può darsi che, ai tempi (cioè fino a un po’ di anni fa) i ragazzi studiassero Storia un po’ meglio di adesso, non so, o forse è una parte della storia inglese che in Belgio si studia e da noi non si studia più, chissà… Al massimo si può piazzare un asterisco per una nota a fondo pagina con la traduzione consolidata (“Si vergogni chi pensa male di ciò”), anche se siamo sicuramente in presenza di almeno due traduzioni consolidate in italiano (l’altra è “Sia vituperato chi ne pensa male”). Io, tuttavia, lo lascerei senza traduzione, come nell’originale: i lettori più curiosi la troveranno facilissimamente su Wikipedia. E questo giochino di ricerca lo lascerei proprio ai lettori: inutile, in questo caso, svelare tutto, tanto più che non lo fece nemmeno l’autore.
Tavola 28 – vs. pagina 30 – vignetta 5: c’è un motivo per cui non appare più la scritta SECURIT sul cristallo della vettura? E’ la marca dei cristalli rinforzati e dovrebbe starci, altrimenti quelle righe sul vetro non hanno proprio senso.
Tavola 31 – vs. pagina 33 – vignetta 7: La precedente traduzione italiana recitava “Devo distruggere il biglietto. Sarebbe pericoloso tenerlo…”. I vecchi lettori italiani, quindi, non se ne lamenteranno. Quanto ai francofoni, non trovo evidenze relative a questa “mancanza” tali da giustificarne il mantenimento di essa in una traduzione. Dovrei fare un approfondimento con altre fonti che non ho a disposizione in questo momento. Tuttavia è possibile che si tratti del “taglio” fatto rispetto alla versione in bianco e nero (più lunga). Nel passaggio alla versione colore molte cose sono state tolte per stare nelle 62 tavole, e qua e là sono spariti pezzettini che chiarivano dettagli nella versione bianco e nero… Questo dovrebbe essere uno di quei casi. Io correggerei l’errore tranquillamente, in questo caso. La traduzione italiana precedente mi pare vada bene.
Tavola 33 – vs. pagina 35 – penultima vignetta: non ci posso giurare, ma la scritta ALTA TENSIONE mi sembra, a occhio, che forse dovrebbe essere leggermente più inclinata. ma potrei sbagliarmi, naturalmente: il vostro grafico avrà più occhio di me.
Tavola 34 – vs. pagina 36 – ultima vignettona: il carattere usato per il cartello è… “insignificante”. Se lo si confronta con quello originale, fatto a mano, è evidente: quello a mano ha “carattere” e sta bene nella pagina, mentre quello usato qui è freddo, da normografo, decisamente non fumettistico. Questo discorso vale per tutti gli albi, ovunque: il lettering DEVE essere coerente con la grafica complessiva del fumetto, altrimenti suona come note stonate. Ora, per carità, so bene che da tempo il lettering (purtroppo) si tende a non farlo più a mano nemmeno per le scritte (dove sarebbe invece obbligatorio, dal mio punto di vista, visto che deve armonizzarsi coi disegni e fa parte integrante della grafica complessiva, della sua estetica), ma, per lo meno, scegliamo dei caratteri in linea con la grafica del disegno. Vi ricordo che, a questo scopo, Casterman mi mandò (per il lavoro di traduzione che feci a suo tempo) quattro appositi set di caratteri (i “REMI…”), che dovreste avere: fateli avere a chi farà il lettering definitivo, mi raccomando! In un fumetto l’estetica detta legge e l’occhio del lettore coglie al volo le incongruenze. Nel caso, poi, di cartelli, grafie manuali e scritte (quelle davvero da tradurre, NON le pubblicità, mi raccomando!) è importante scegliere caratteri che “stiano bene”, considerando anche l’ambientazione d’epoca: l’avventura NON si svolge certo ai giorni nostri!
Tavola 38 – vs. pagina 40 – ultima vignetta: va tutto bene, solo volevo farvi notare la presenza, tra gli astanti, di Hergé e del suo collaboratore (che tanto è intervenuto nel rifacimento di questo episodio della serie) Edgar Pierre Jacobs.
Tavola 40 – vs. pagina 42: anche in queste prime due vignette c’è da mettere le targhe (A-11).
Tavola 44 – vs. pagina 46: la scritta GIOCHI (o GIOCATTOLI) ha un carattere MOLTO diverso da quello originale! Verrà adeguato, vero?…
Tavola 52 – vs. pagina 54 – ultime vignette: come dicevo, i cartelli suonano “strani”: il caratteri sembrano non “a filo perfetto” con l’inclinazione dei cartelli stessi. Ok, lo so, farli a mano è meglio, perché l’occhio del letterista corregge e adegua, ma qualche aggiustamento possiamo farlo anche sul digitale, no?…
Tavola 53 – vs. pagina 55: Ovviamente la nota ha ragione – inoltre i messaggi starebbero assai meglio, in generale, se fatti con un carattere tipo vecchia macchina per scrivere..
Tavola 59 – vs. pagina 61 – ultima vignettona: anche qui Hergé e Jacobs si sono autoritratti, insieme ad altri..
Tavola 60 – vs. pagina 62 – vignette 9, 10 e 12: il taccuino venne scritto A MANO. Vi serve un bravo letterista manuale, di quelli di una volta, eheh!… Ma ce l’avete di sicuro! Le scritte digitali sono solo dei riempitivi, vero?
Tavola 62 – vs. pagina 64 – ultima vignetta: come mai nelle “pellicole pdf” che avete non ci siano le scritte dell’aereo (che dovrebbero far parte della GRAFICA e no del testo letterario) non mi è chiaro, ma tant’è. Ma la si può considerare un’opportunità per farle MEGLIO dell’originale. Il letterista avrà di che divertirsi… quella sotto l’ala, per dire, sarà uno spasso da fare giusta, eheheh! Ok, scherzi a parte, alla prossima!
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Anschluss
Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Syldavia