Dal 21 al 23 ottobre nel cinema Massimo di Torino si è tenuta la View Fest. La parte della View Confence dedicata alla visione di lungometraggi animati e tutto ciò che possa essere animazione e coinvolgere la CGI.
Nei tre giorni sono stati proiettate diverse cose interessanti, tra queste c’è stata l’anteprima nazionale di “Sausage Party”, già doppiato in italiano e pronto per arrivare nei nostri cinema, e la proiezione di “Zootopia” con in sala il co-regista Byron Howard.
Per ragioni personali chi scrive è potuto andare solamente l’ultima giornata, saltando i sopraccitati eventi. Ma è stato proprio l’ultimo giorno che si è svolta la proiezione di “Kubo and the two Strings”.
Prima della proiezione Maria Elena Gutierrez presenta Steve Emerson, che lavora alla LAIKA da dieci anni come VFX Supervisor. Ovvero è lui che si occupa di cancellare digitalmente i possibili difetti in pupazzi e scenografie e a completare le scene armonizzando paesaggi fino a arrivare alla certezza che l’immagine sia perfetta.
Quella di Kubo è stata una grossa scommessa fatta dallo studio. Il budget era lo stesso che avevano a disposizione dieci anni fa per “Coraline”, ma l’intera storia richiedeva tanti scenari differenti, molti personaggi, molte creature mostruose e molte scene di una difficoltà notevole.
È molto fiero del risultato. Sono stati anni di duro lavoro. C’erano 25 animatori solo per il protagonista e certe volte hanno dovuto rifare completamente delle scene per problemi durante la lavorazione.
Steven Emerson ha portato con se uno dei pupazzi di Kubo, che è stato fotografato da molti esattamente come si fa con un divo del cinema, alcune hanno anche voluto farsi un selfie con lui.
Il film è un gioiello. Come ogni cosa della LAIKA è perfetto sia nella tecnica che nella storia. Quando uscirà in Italia sarà una gioia da rivedere.
Dopo questa meraviglia è stato presentata una selezione di cortometraggi realizzati dallo studio Moonbot. Che si trova in Louisiana (in mezzo al nulla, ci fanno notare) e ha prodotto una serie di corti, app, videogiochi e pubblicità impressionante per qualità, varietà di stili e numero.
Tutti realizzati in CGI, ma con stili che vanno dalla “classica” morbida e rifinita usata per il cinema d’animazione a stili che ricordano delle incisioni o dei disegni acquarellati.
I corti mostrati sono godibili e variano dal racconto familiare alla storia horror passando per citazioni di film del periodo muto.
Tra questi il più noto è senz’altro “The Fantastic Flying Books of Mr Morris Lessmore”. Corto con un protagonista direttamente ispirato a Buster Keaton che partito come vari spezzoni per una App è stato poi montato e vinse l’Oscar come miglior cortometraggio nel 2012.
A presentare i corti ci pensa Adam Volker, direttore creativo e vincitore dell’Oscar. Lavora nello studio da sette anni e gli piace perché da la possibilità di lavorare in molti campi senza obbligare a avere una sola mansione.
Viene chiesto proprio di questa incredibile varietà di temi e produzioni. Come possono lavorare a tanti prodotti differenti senza specializzarsi e riuscendo a ottenere ottimi risultati in ogni campo?
Adam risponde che la cosa che per loro conta di più è l’idea. Se questa è valida cercano il modo migliore per svilupparla. Nello studio hanno vari team e ognuno di questi si occupa di un mezzo in particolare. Ma tutto viene sempre fatto in modo che il risultato sia speciale.
il pubblico apprezza molto i corti, molti di questi danno una sincera sensazione di felicità finale.
L’unica cosa che posso dire è che ritengo questo studio la cosa più vicina allo storico studio UPA per la capacità di cambiare nei temi e nello stile e spero di vedere ancora molto fatto da loro.