Il Fumetto si promuove in Cina. Ma si promuove anche negli USA. E’ il fumetto francofono, naturalmente, un “prodotto nazionale” che viene costantemente lanciato verso i mercati importanti. Lo so, questo suscita regolarmente la domanda “ma… e quello italiano?“, domanda che va rivolta in primis agli editori italiani e agli autori, che dovrebbero conoscere la risposta. Forse.
Ad ogni buon conto almeno la bande dessinée si dà da fare. L’ultima uscita promozionale è a New York, con una serie di lodevoli iniziative che vanno dal 26 settembre al 5 novembre 2016 in quel di New York City. Promozione culturale, anzitutto, e, di conseguenza, commerciale. Se fai click qui puoi vedere il programma in dettaglio. Ovviamente è compresa la partecipazione alla New York Comic Convention. Il tutto con la partnership di Services Culturels de l’Ambassade de France aux États-Unis, le Centre National du Livre, le Syndicat National de l’Édition e le Bureau International de l’Édition Française.
L’associazione che si muove con tanto entusiasmo è la French Comics Association, fondata nel 2016, per iniziativa del groupe BD du Syndicat national de l’édition (qualcosa di paragonabile al nostrano La Fabbrica del Libro attivata dall’Associazione Italiana Editori, di cui ti ho parlato recentemente)che raggruppa le editrici Casterman, Dargaud, Delcourt, Dupuis, Gallimard BD, Glénat, Futuropolis, Le Lombard, Rue de Sèvres, Soleil e Steinkis, sotto la Presidenza di Philippe Osterman, con la missione di «promuovere il fumetto franco-belga nel mondo».
Ora ti sorge un’altra domanda “ma perché in Italia, invece di litigare fra Milano e Torino per il Salone del Libro (spezzando in due l’editoria), non si fanno cose analoghe?“, domanda che, come sopra, va fatta ai professionisti del settore. Certo, certo, qualcuno magari piagnucolerà che in Italia lo Stato non mette fondi bastanti nelle tasche degli editori affinché possano occuparsi di promuovere anche il fumetto, o altre cose del genere, chissà. Resta il fatto che, al di là di ricevere o meno elemosine bastanti dalla collettività (giacché lo Stato siamo noi e il denaro pubblico è quello delle nostre tasse), chi non risica non rosica e il PIL non si alza da sé… Forse, potrebbero pensare gli autori italiani che vogliano farsi conoscere all’estero, sarebbe meglio lavorare direttamente per le editrici francesi?