Non avendo alcun obbligo di leggere tutto quel che viene prodotto (a fumetti e non), e permettendomi da persona libera di leggere solo quel che mi va, i fumetti di Zerocalcare sono fra quelle cose (e sono molte) che di solito non leggo. E non perché non valgano la pena o perché io non abbia i soldi per comprarmi i suoi libri (ok, ormai ne ho pochi davvero, da investire in libri et similia, tant’è che i pochi che davvero mi piacciono li compro, quando posso, in digitale e il resto giace nella mia lunghissima lista dei desideri su Amazon in attesa di generosi benefattori che me li regalino…), ma proprio perché non è il mio genere, non è fra quelle (poche) cose che mi danno piacere, che mi allargano il cuore, che mi fanno sognare, che mi stimolano ecc.
“De gustibus non est disputandum“, si suol dire.
Tuttavia, occupandomi ancora di questo sito (nonostante abbia chiarito che non lo fo’ per obbligo professionale, ma solo per il piacere personale di condividere quel che piace a me), non posso evitare (sfogliando migliaia e migliaia di notizie ogni giorno da ogni fonte planetaria possibile per cercare quel che mi piace condividere con te) di venire a conoscenza di infinitamente di più di quel che gradisco personalmente.
Fra ciò ecco che intravedo stamattina (tra una delle infinite segnalazioni e messaggi e email e post ecc. ecc. ecc. che ricevo di continuo, ventiquattr’ore su ventiquattro) ecco la rivista Wired che mi dice che Zerocalcare ha parlato delle Unioni Civili.
La prima reazione è la solita: “Ah, sì?“, pronto a cancellare l’email come non sufficientemente interessante per me. La seconda è stata: “Ma adesso, siccome questo buon uomo ha avuto la sua piccola quota di successo mediatico, lo costringono a fare l’opinionista-so-tutto-io pure a lui?“. La terza: “Ma insomma, cos’è questo, un mondo di ignoranti che sente il bisogno di chiedere a un altro ignorante, ma (momentaneamente) famoso, di illuminarli su qualsivoglia argomento? Demenziale e pericoloso.”, per cui ero proprio pronto a cancellarlo e ad andare oltre per cercare qualcosa di meglio da condividere con te.
Però… mi son detto “Zerocalcare è uno di quelli che non leggo quasi mai e non scrive nemmeno in italiano, ma in romanitaliano, o italianesco… L’ultima volta che l’ho letto c’erano frasi che non ho capito… e mi è sfuggita pure qualche citazione… però non mi era dispiaciuto (anche se non è di quelle cose che amo)… Ok, vado a vedere cosa ha scritto stavolta, dai.”
E così ho fatto, andando qui:
http://www.wired.it/play/fumetti/2016/06/30/zerocalcare-unioni-civili/
L’argomento è tosto, perché si tratta di diritti umani, non di scie chimiche. Michele Rech lo tratta come al solito, partendo da quello che sembra sempre essere semplicemente il suo diario personale, molto localizzato, lo sfogatoio di china di chi riesce a disegnare le cose che prova dentro di sé e a buttarle fuori. Andando avanti vedo che, cosa buffa, scrive di alcune delle cose che avevo pensato (sull’opinionista ignorante, per capirci, e cose simili). Poi vedo che arriva davvero al tema (serissimo) di cui doveva parlare “per contratto” (diciamo così). Non è arrogante, non è presuntuoso, si rende conto dei propri limiti (inevitabili – ne abbiamo tutti: è per questo che noi umani viviamo in gruppo, da soli valiamo un tubo, insieme possiamo fare molto, ciascuno con le proprie particolari capacità, cercando di compensare i limiti individuali). Il segno mi pare (potrei sbagliare, ovvio, non essendo uno specialista della sua opera) più consapevole e sciolto delle cose vecchie sue che avevo letto. Ed è come parlare per strada con un amico: non lo prendi per uno che sa davvero tutto dell’argomento di cui parla, di sicuro non ha tutte le risposte giuste in tasca, forse sta anche dicendo qualche sciocchezza, ma nell’insieme si capisce che è convinto di quel che dice e ci tiene. Certo, magari poi cambierà idea su qualcosa: se uno è intelligente sa anche cambiare, quando è il caso, quando si convince di aver sbagliato qualcosa. E il tuo amico pensa la stessa cosa di te, se è tuo amico. Parlando insieme, magari il pensiero si sviluppa un po’ di più, magari ti viene voglia di approfondire, di capire meglio, anche di aggiustare la rotta del tuo pensiero e di parlarne di nuovo con lui. Con un amico può succedere. Anche perché con un amico non si parla sempre in modo serio, si scherza, si fanno battute, ci si distrae, poi si torna al punto, poi si parla di altro ecc.
Ecco, ho letto Zerocalcare ancora una volta, come avessi chiacchierato con un amico (no, in realtà non ci conosciamo, Michele e io). L’ho letto in via del tutto eccezionale, per quanto mi riguarda (sai bene cos’è che mi piace davvero leggere). Ma posso condividere l’esperienza con te perché mi è piaciuto ed è stato stimolante. Per te potrebbe persino diventare una lettura abituale. Perciò leggilo (click qui) e divertiti (ragionando e approfondendo e ragionando di nuovo – mai accettare supinamente nulla, anche se ti piace, anche se adori chi te lo dice e come lo dice, altrimenti annullerai ciò che ti rende umano, IMHO). E condividi!