20 Giugno 2016 15:30

@annecyfestival 2016: intervista al direttore artistico Marcel Jean

Si è concluso sabato il Festival Internazionale del Cinema di Animazione di Annecyl’edizione del Quarantennale in cui per la prima volta la Francia si è messa “alla ribalta” pur se filtrata sotto la lente di molteplici osservatori; il direttore artistico, Monsieur Marcel Jean, malgrado i numerosi impegni della sua gestione, ha gentilmente concesso ad AfNews l’intervista che vi proponiamo a seguire.

Per introdurla, abbiamo scelto questo video realizzato dallo “chef-animator” Alexandre Dubosc e inserito nel programma della Cerimonia di Premiazione di sabato scorso.

GZ: “Avete definito questa edizione “politica”, a causa dei recenti tragici fatti di cronaca che hanno colpito nazioni come Francia, Belgio e USA, ma anche nel senso che a differenza degli altri anni parrebbe prevalere tra gli autori una prospettiva concentrata sull’attualità più dura e “impegnata”: è la dimostrazione che l’Animazione non è più (se mai lo è stata) “una cosa da bambini”?

MJ: Penso che l’animazione sia sempre più uno specchio della società: in origine, il primo destinatario di essa possono essere stati i bambini, ma col tempo il lavoro di cineasti all’avanguardia come per esempio Oskar Fischinger, o anche dei Futuristi italiani, ha iniziato ad approcciare, seppur “alla larga”, alcune questioni sociali che non erano mai state affrontate direttamente. Nella storia, troviamo anche film che arrischiavano pure interrogativi più filosofici, come nel corto L’idée di Berthold Bartosch, ma raramente si entrava nel merito di problemi sociali veri e propri; man mano che la tecnologia ha permesso di ridurre i tempi di produzione, e soprattutto di “reagire rapidamente” (se non proprio in tempo reale) agli avvenimenti, anche attraverso i nuovi social media che propagano subito le informazioni, l’attualità si è impadronita man mano della scena. Ciò risulta evidente nel campo dell’Animazione, e la mia impressione è che il programma del Festival di quest’anno sia impregnato di questa “urgenza”: si è accennato ai recenti attentati, ma come nella sezione dei corti “Off Limit“, un’opera come The Great Escape di Wei Keong TAN affronta anche  il tema dell’immigrazione; oppure Window Horses di Ann Marie Fleming tra i lungometraggi, che tratta attraverso la poesia quello della ricerca dell’identità. Insomma, l’Animazione si conferma come un vasto insieme di tecniche e linguaggi che non si rivolge esclusivamente al mondo dell’infanzia.

GZ: Un Suo parere riguardo alla querelle (talvolta “imputata” anche a Festival come quello di Annecy) tra Animazione “commerciale” e d'”Autore”:

MJ: Come dicevo, per me l’Animazione è un insieme di tecniche e linguaggi espressivi tramite i quali è possibile affrontare qualsiasi argomento o tema. Ciò che stiamo tentando di fare qui ad Annecy è di coprire tutto lo spettro di queste possibilità: da Disney e Dreamworks fino al cinema sperimentale, e in mezzo molteplici gradi di espressione sia artistici che industriali; ciò che mi colpisce nel mio lavoro al Festival è come ogni anno abbia modo di incontrare grandi professionisti dell’industria americana, operanti su progetti dai budget milionari, i quali mi ripetono di aver assistito a programmi in cui hanno avuto modo di scoprire giovani (o meno giovani) talenti francesi, italiani, ungheresi, ecc.  Io apprezzo molto questa reciproca “permeabilità” tra i due mondi, e altrettanto quella con il pubblico: durante una delle consuete file (oceaniche, n.d.G!) per le dediche degli artisti, mi è capitato di presentare la rassegna di un regista sperimentale e la sala era comunque piena; anche di giovani che mai avevano assistito a opere del genere, e a cui si è spalancato un mondo nuovo.

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Il giorno dei Premi Speciali.

GZ: Un giudizio su Animation- A World History, il monumentale saggio in tre volumi del professor Giannalberto Bendazzi, cui Lei stesso ha collaborato? Un’opera enciclopedica simile come si colloca nell’era del Web?

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Giannalberto Bendazzi (a sinistra), con Ilan Nguyen(al centro) e Xavier Kawa-Topor ( destra) al Festival di Annecy 2016.

Il lavoro di Giannalberto lo considero essenziale in quanto raggruppa l’insieme delle informazioni attualmente disponibili sul cinema di Animazione, le quali è vero essere spesso (ma non sempre e non tutte) rintracciabili sul Web ma in  un modo disorganico e sparso, assai dispersivo, e proprio per questo era necessario operarne la sintesi in un compendio organico e critico. Non si tratta peraltro di un opera “anonima” e improvvisata: in essa si possono ritrovare i cinquant’anni di esperienza e di conoscenza del professor Bendazzi e il valore aggiunto, fondamentale, che egli ha potuto vedere i film nella loro epoca e nel loro contesto, rendendolo in grado di relativizzare e spiegare adeguatamente l’importanza degli elementi analizzati. Importantissimo è anche come la sua sia una scrittura molto accessibile: come docente ho spesso utilizzato alcuni dei suoi testi precedenti come propedeutici per l’inizio degli studi dei miei allievi e la risposta, a prescindere dalla nazionalità dei fruitori, è sempre stata positiva. Monsieur Bendazzi non è soltanto un grande storico e critico, ma anche un eccellente divulgatore, e questo è una qualità fondamentale.

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Marcel Jean augura “bonne chance” alla nostra MILA!

GZ: Il National Film Board of Canada ha annunciato poco tempo fa che metà delle sue produzioni future verranno affidate ad artiste donne e che il 50% dei finanziamenti previsti dal budget andranno ad opere dirette da autrici: la sua opinione in merito?

Globalmente, non ho alcun dubbio sul fatto che si debbano riconoscere i medesimi diritti a uomini e donne; per contro, il voler stabilire delle rigide norme statistiche, ovvero il voler garantire una produzione “istituzionalmente” paritaria come sarebbe nelle intenzioni dell’NFB mi lascia perplesso. Il problema che si pone è quando e come realizzare tutto ciò: entro l’anno? entro due-tre-o quanti anni? La regola di base dovrebbe restare l’equilibrio, ma senza smettere di realizzare i film migliori: sarebbe alquanto desolante che per ottenere a tutti i costi dei meri dati statistici (e “propagandistici”? n.d.G.) si facessero concessioni sulla qualità. In sintesi, non sono particolarmente impressionato da annunci di questo genere: per quanto io sia d’accordo con l’obiettivo di fondo, ritengo però essenziale che si costruisca anzitutto un contesto e un clima che permetta alle cineaste , e non solo in animazione, di trovare il loro spazio e la propria voce arrivando a produrre continuativamente, ma in base al loro talento e non in base a mere considerazioni di genere.

GZ: può farci qualche anticipazione sul “futuro” del Suo Festival?

Due cose posso svelarle: il prossimo anno avremo la Cina come Paese ospite, e inaugureremo una nuova sezione in competizione, rivolta ai cortometraggi per il pubblico più giovane, rivolti ai bambini e alle famiglie.

Un très grand Merci, Monsieur Jean… e arrivederci al prossimo Festival di Annecy!

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Foto di gruppo alla serata finale di premiazione.