4 Aprile 2016 10:00

Meet two MILA Boys: Matteo Caruso e Andrea Vittozzi

Durante la giornata di venerdi 18 marzo in cui la MILA Family guidata da Cinzia Angelini ha “battezzato” a Roma la nascita della Silver Tauron Orchestra AfNews ha avuto il grande piacere di intervistare due dei giovani talenti che compongono il team di oltre duecento professionisti impegnati nella realizzazione di questo corto in animazione che, anche stando alle loro dichiarazioni, potrebbe davvero rappresentare lo spartiacque tra l’attuale modus operandi nella produzione cinematografica e una nuova, più articolata e complessa, impostazione futura.

Conosciamo dunque i nostri due “MILA Boys”, entrambi italiani: Matteo Caruso, nel film di Angelini supervisore della finalizzazione delle scene e membro del Dipartimento Lighting (diretto dal bravissimo Francesco Giroldini); e Andrea Vittozzi, disegnatore e animatore che in MILA svolge il ruolo di End credits 2D Lead Animation Supervisor. Ecco cosa ci hanno raccontato della loro esperienza:

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Matteo con Cinzia Angelini

Matteo: ho conosciuto MILA nel 2015 in occasione di uno speech di Cinzia presso lo IED di Roma per il quale, tra le altre cose, lavoro. Ha suscitato in me un desiderio immediato di collaborare al progetto, all’inizio soprattutto per potermi trovare al fianco di eccellenti professionisti, ma in seguito la cosa si è trasformata in una questione umana profondissima che ci ha portati tutti sotto un unico, virtuale e metaforico, “tetto” dove davvero mi sento di stare in mezzo a degli amici.

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Andrea: circa dieci anni fa, a me capitò semplicemente di vedere un cartone che mi colpì; poi lessi nei crediti un nome italiano, quello di Cinzia, e anche per un senso di “orgoglio patriottico” le scrissi una mail per complimentarmi e mandarle saluti dall’Italia. Lei rispose e restammo in  contatto scambiandoci idee e consigli, finché, qualche anno fa, Cinzia mi propose di fare dei test per i titoli di coda insieme all’art director Alexandra Kavalova e quindi mi affidarono un lavoro vero e proprio… così oggi mi ritrovo qui, in veste di fotografo!

(Andrea è l’autore del servizio fotografico che la MILA Family ha riportato dall’evento romano: alcune delle sue efficaci istantanee sono state utilizzate anche per il reportage di AfNews e lo ringraziamo di cuore per avercele concesse!, n.d.G.)

Matteo: personalmente, MILA ha rappresentato l’inizio di un nuovo corso che mi ha cambiato professionalmente la vita. Oggi ho trovato impiego presso Illumination, cosa per me impensabile fino a poco tempo fa; ma lavorare con MILA rappresenta secondo me già un traguardo importante per il lavoro di un artista perché impari la condivisione, e comprendi che a prescindere dal talento e la bravura ciò che permette di emergere sono soprattutto il carattere, l’umiltà e la capacità di relazionarsi con gli altri. In ogni supervisore incontrato con MILA, che provenissero da DreamWorks, Pixar, Disney o altre grandi realtà, tutti si sono sempre dimostrati enormemente disponibili, generosi, e pronti a dare aiuto a chi era alle prime armi. E questo senza alcun tornaconto concreto e immediato, salvo ovviamente l’impegno e le capacità che siamo riusciti a mettere a disposizione del progetto.

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Matteo con, al centro, il bravissimo VFX supervisor di “MILA” Valerio Oss, e la mitica Cinzia

Andrea: con l’art director Kavalova ci siamo anche incontrati: è venuta in vacanza a Roma e le ho mostrato la città fino a farle letteralmente “fumare i piedi”! Con tutti quanti, Cinzia, Andrea, Valerio Oss, ecc.. ti senti da subito su un piano paritario, mentre nella mia carriera di free lance mi è capitato più di una volta, lavorando presso realtà ben più piccole, di respirare tutt’altra atmosfera.

Matteo: in base alla mia esperienza, concentrata finora soprattutto nel contesto romano, il settore in Italia vive il grosso problema, comune anche ad altri ambiti disciplinari, dei talenti che se ne vanno per poi non tornare più. Per chi resta, lavorando di solito su progetti ridotti e a basso budget, la qualità richiesta non è giocoforza elevata. Proprio a causa della riduzione dei costi, in Italia si tende a cercare figure sempre più generaliste, in grado di ricoprire più funzioni possibili; all’estero richiedono una maggiore settorializzazione, anche se mi pare che negli ultimi tempi anche da loro si stia cambiando verso una maggiore versatilità.

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Lieti di far parte anche noi della MILA Family!

Andrea: nel mio caso imparare ad essere “poliedrico” mi ha aiutato a migliorare il rapporto con le figure professionali che talvolta mi trovo a dirigere: posso dare migliori indicazioni all’illustratore, e da disegnatore indicare al meglio cosa fare all’animatore. Nel progetto MILA io mi occupo della fase in 2D, ma avendo assimilato una base anche sul 3D sono in grado di comprendere ciò che fanno i tecnici del digitale, facilitando così la comunicazione fra i vari dipartimenti coinvolti. Non potrei ovviamente sostituirmi al lavoro di Matteo, ma provare a spiegargli meglio su cosa operare probabilmente sì.

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Matteo: ciò che ci lega (e ci salva) in MILA è proprio questo, il saper assimilare un po’ di nozioni da tutti i campi coinvolti, facendo girare queste conoscenze in modo che il processo di comunicazione possa scorrere senza troppi intoppi e fraintendimenti che provocherebbero ritardi anche gravi nella produzione. La grande ricchezza di MILA, ciò che mi fa credere profondamente in questo progetto, è che lo considero il modello di un nuovo modo di fare rete, il futuro del nostro mestiere. Inoltre, per quanto felice della mia esperienza parigina, avrei preferito poter lavorare qui su progetti nostrani, con meno sacrifici e potendo arricchire le persone a me vicine, e in generale il mio Paese, attraverso le mie attività; ma sento che per ora non sarebbe comunque possibile “trapiantare” in Italia una cosa del genere, anche considerando quanti bravissimi colleghi, provando a tornare in patria, si ritrovano pesantemente declassati sia sul piano economico che professionale.

Andrea: Tra i rappresentanti della nostra politica non si può dire che il mondo dell’animazione costituisca un motivo di vanto, o anche solo di conversazione; e anche nomi illustri tra le eccellenze italiane non si fanno grandi problemi ad ammettere che in Italia ci tornano giusto per le vacanze, non certo per motivi professionali. Io stesso ero in procinto di partire per la Germania per portare avanti un mio progetto, ma quasi in contemporanea sono arrivate la nascita di mia figlia e MILA: da casa mia mi sono ritrovato coinvolto in una dimensione lavorativa che, senza aver compiuto ancora il “grande salto”, mi ha permesso comunque di imparare parecchio e di misurarmi con sfide professionali di alto livello. Forse la “mia” occasione arriverà quando in MILA inizieremo a lavorare a pieno regime sugli end credits, ma resta comunque un’esperienza preziosa, e – se tutto va come speriamo che vada – staremmo già prenotando biglietto aereo e smoking per un certo evento che si tiene ogni anno in un certo posto in California e per cui speriamo vivamente di veder radunato l’intero team di MILA … (dita incrociate, e gestualità scaramantiche “vietate ai minori” da parte degli intervistati e dell’intervistatore, n.d.G.). Insomma, Cinzia ha stravolto positivamente la vita a tante persone, e ciò che ci ha permesso di fare resterà comunque un dono prezioso: grazie, Cinzia, e grazie MILA!

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Matteo: (sempre incrociando le parti incrociabili, n.d.G.) il termine della lavorazione, con il prodotto finito, rappresenterà per tutti un traguardo memorabile – per Cinzia in primis – e io ribadisco che questo film modificherà il modo di gestire le produzioni: già esistono dei casi analoghi, come per esempio sulla piattaforma Artella che ospita numerosi progetti diretti anche da artisti provenienti da grandi Studios, la cui complessità gestionale è però inferiore a quella di MILA…

Andrea: … siamo dei pionieri!

Matteo: … nel giro di un solo anno per me è davvero cambiato tutto. E sono certo che la particolarità di MILA risulterà evidente anche alla luce di tutte queste connessioni, e per questo si distinguerà come qualcosa di unico.

Andrea: in realtà, Cinzia ha fornito un’occasione a chi ha avuto la costanza di andare oltre alle difficoltà e alle prime impressioni. Io sono entrato quando il progetto era alla fase organizzativa, eppure mi è sembrato subito come l’America per Fievel: il futuro. Altri con cui ho lavorato, e a cui ho fatto da supervisore, hanno lasciato lungo la strada anche in fasi ben più avanzate della produzione: MILA è una terra delle opportunità, ma occorre crederci e imbarcarsi per un lungo viaggio per poterla abitare. Cinzia non aveva certo bisogno di questo film per dimostrare la propria bravura eppure è stata la prima a mettersi in gioco con tutta se stessa; noi ci abbiamo messo cuore e perseveranza pur senza particolari pressioni o coercizioni, mettendo alla prova anche la nostra autodisciplina, e per alcuni quest’occasione è stata la miccia che ha fatto sfavillare il proprio talento. Ma, ripeto, sono l’umiltà e la volontà di imparare che fanno la differenza, e questo ce lo hanno insegnato per primi i “senior” di MILA. Ricordo un periodo in cui, oberata com’era tra lavoro, presentazioni e coordinamento generale, Cinzia potè fare affidamento sul nostro aiuto per la supervisione e la comunicazione tra i vari dipartimenti, e in tale frangente ringraziò tutti con queste parole: “meno male che ci siete voi che ogni tanto mi tenete per mano.” Ecco, il contributo tecnico in sé può essere relativo, ma la certezza di perseguire un orizzonte comune, di essere tutti sulla stessa barca e sul medesimo piano, ha un valore inestimabile.

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Cinzia e Andrea

Matteo: Quando sono partito per Parigi alla volta di Illumination la prima cosa che ho messo in valigia è stato il materiale di MILA: questo team è diventato come una seconda famiglia per me, e il futuro lo immagino proprio in base a questa crescita costante di rapporti, umani e professionali, che permetterà un domani, a me e agli altri, di partire, per esempio, per l’America sapendo di poterci incontrare persone che potremo definire, se non proprio amici, quantomeno colleghi!

Andrea: devo confessare che rispetto a tutti questi collegamenti telematici io mi sento abbastanza “analogico”: tendo ancora a prediligere il lavoro svolto all’interno di un team in carne e ossa, riunito sotto lo stesso tetto. Non si tratta certo di una contrapposizione con le modalità messe a disposizione dalle nuove tecnologie – sarebbe assurdo – soltanto, potendo scegliere, troverei tuttora più soddisfacente un tipo di collaborazione meno “virtuale”. Ma è un falso problema: si tratta di rendere stabili e duraturi questi legami, continuando a lavorare insieme anche in futuro su vari progetti, adattando man mano alle circostanze un modus operandi che comunque, ne siamo convinti, caratterizzerà sempre più il futuro dell’animazione.

Matteo: Con MILA alla fine, vinciamo tutti.

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