20 Febbraio 2016 23:30

Buon viaggio, Miss Scout…

Se ne è andata, nella sua Monroeville (Alabama), la scrittrice premio Pulitzer Nelle Harper Lee: il prossimo 28 aprile avrebbe compiuto 90 anni.

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Autrice del capolavoro Il buio oltre la siepe (To kill a mockingbird), e del contestato (presunto) sequel Và metti una sentinella (Go Set a Watchman), creò alcuni indimenticabili personaggi, soprattutto “il buon vecchio Atticus” e la sua figlia minore Jean Louise detta Scout, in seguito resi immortali dalla riuscitissima trasposizione cinematografica del ’62 diretta da Robert Mulligan, con un magistrale Gregory Peck nel ruolo di Atticus Finch (per il quale ottenne un meritatissimo Oscar, oltre all’ancor più prezioso dono del vecchio orologio appartenuto al padre dell’autrice).

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Non c’è dubbio che il nuovo/vecchio libro sia ben lontano dalle vette letterarie ed emozionali del “Buio”, ma ritengo altresì che il can can mediatico sollevato dalla presunta “circonvenzione” dell’autrice da parte di alcuni amici(?), ambigua faccenda nel cui merito non mi voglio addentrare, nonché l’orrore di molti fans nel ritrovare l’amatissimo Atticus “trasformato” in odioso segregazionista (ma non in un razzista, badate bene, ed è una differenza fondamentale per capire la logica del personaggio), abbia contribuito a spostare l’attenzione su ciò che è, a parer mio, il vero centro nevralgico dell’opera: ovvero, il rapporto viscerale tra un padre e una figlia, e del suo doloroso quanto necessario processo di evoluzione, passante attraverso la (dolorosissima, traumatica) demitizzazione del primo al fine di permettere alla seconda di spiccare, in tutti i sensi, il volo liberandosi da un passato felice che rischia di impedirle di vivere appieno la propria esistenza.

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Harper Lee è stata, e rimane, una grande scrittrice: anche i suoi rari e preziosi testi successivi restano lì a testimoniarlo. La mia opinione, personalissima, è che sia stata anche una brava persona, e ora mi piace immaginarla riunita alla sua amata famiglia, a ridere dell’umana stoltezza insieme alla sorella Alice, che l’aveva di poco preceduta alla verde età di 103 anni (chissà come la starà prendendo in giro!).

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Dotata di rara acutezza e di una vena pungente solo in apparenza tenuta a freno dalla “tipica buona educazione sudista”, una delle sue repliche alla scuola che aveva deciso di bandire “Il buio” dalla propria biblioteca in quanto accusato di  “immoralità”(!) e “marxismo”(!) costituirebbe tuttora una perfetta risposta a tutti coloro che pretenderebbero di cancellare dalla vista dei minori ciò che non rientra nella loro microscopica e ottusa visione del mondo:

“Recently I have received echoes down this way of the Hanover County School Board’s activities, and what I’ve heard makes me wonder if any of its members can read,” she wrote.

Surely it is plain to the simplest intelligence that ‘To Kill a Mockingbird’ spells out in words of seldom more than two syllables a code of honor and conduct, Christian in its ethic, that is the heritage of all Southerners. To hear that the novel is ‘immoral’ has made me count the years between now and 1984, for I have yet to come across a better example of doublethink. I feel, however, that the problem is one of illiteracy, not Marxism. Therefore I enclose a small contribution to the Beadle Bumble Fund that I hope will be used to enroll the Hanover County School Board in any first grade of its choice.”

Chapeau, Miss Lee!

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Le “Lee Sisters”

Harper Lee è stata un modello e un’ispiratrice per tanti personaggi divenuti celebri nel loro campo, dal primo Presidente di colore della Storia americana, Barack Obama, al fumettista Berkeley Breathed, “papà” dell’indimenticabile pinguino Opus, più volte rappresentato intento a (ri)leggere Il buio oltre la siepe avvolto in un plaid con una cioccolata calda al suo fianco.

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“Per ricordare, sempre, quel fragile filo di dignità e grazia che tiene insieme la tappezzeria umana.”

Dichiaratamente ispiratosi, per il suo Bloom County, al microcosmo maycombiano descritto dalla scrittrice nel suo romanzo principale, lo stesso Breathed, per ricordarla, ha oggi reso pubblico un brano della lettera inviatagli anni fa da Harper Lee per rimproverargli “con l’eleganza e la cortesia tipici del Sud” il suo (provvisorio) ritiro dalla produzione della striscia:

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Quella che segue è una delle strisce di B.B. che ho amato di più; e, ovviamente, c’è di mezzo Harper Lee:

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Qualcuno, come usa in questi tristi, delusi, cinici tempi, ha sostenuto che la “nuova versione” di Atticus nel nuovo/vecchio romanzo sia la prova che l’autrice avesse taciuto sulla “vera natura” del proprio padre, anch’egli avvocato come Finch senior e ritenuto da sempre il modello per il personaggio letterario, cercando di gettare il libro più amato degli Stati Uniti d’America nel cestino dell’ipocrisia e del “falso buonismo”, dimostrando invece a mio avviso di non aver letto fino in fondo il suo “seguito” o, quanto meno, di non averci capito un tubo. L’Atticus di Va’ metti una sentinella non è il mostro “artritico e razzista” dipinto da molta “critica” – anzi, a suo modo incarna una sovrumana capacità di amare che porta anche all’autodistruzione per il bene dei propri cari – ma se anche fosse, nessuno potrà mai togliere il messaggio del “vero” Atticus dai cuori e dalle menti di chi ha la volontà autentica di accoglierlo e perpetuarlo. Come sempre, da quale parte stare resta una decisione nostra, e basta.

In questa possibilità di scelta, risiede il senso del personaggio donatoci da Harper Lee.

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Personalmente, leggere Harper Lee mi ha fatto sentire l’esigenza di provare a essere migliore. Tentare, almeno.

Cosa si potrebbe dire di meglio di un libro? O di uno scrittore?

E di una persona?

Addio, Miss Scout. E grazie.

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 “Atticus, he was real nice.”

Most people are, Scout, when you finally see them.”

(Atticus Finch)

3 risposte a “Buon viaggio, Miss Scout…”

  1. Molte volte in libreria il nuovo/vecchio libro della Harper Lee mi fa l’occhiolino e mi dice Comperami. Ma finora ho resistito per la paura di una delusione. Atticus Finch è sempre stato per me un eroe, sin da lla prima volta che vidi il film in televisione e poi quando lessi (e rilessi almeno altre due volte) il romanzo. È stato come un innamoramento, come un amore. E adesso (pur se le sirene del marketing mi ammaliano con il “seguito”) ho paura di restare deluso dal cambiamento che ho orecchiato. Preferisco restare con il mio idelae.

    Sbaglio?

    Sono un vigliacco?

  2. No, non lo sei. Non è obbligatorio leggere questo libro, io ci ho impiegato un bel po’ prima di riuscire ad affrontarlo, e per i tuoi stessi motivi. Poi, però, come spesso accade quando si riesce a “guardare oltre il buio dietro la siepe” ho scoperto un’opera interessante che, a mio modesto parere, non lorda la figura del “buon vecchio Atticus”, anzi per certi aspetti la rende ancora più nobile, ma solo se la si considera dal punto di vista del suo legame con la figlia Scout. La politica lasciamola fuori, lasciamola a chi vive per dissacrare e sputare addosso alle poche cose nobile che ci rimangono nella vita. Io ti posso solo dire che l’Atticus del “Buio” non è la stessa persona della “Sentinella” (anche se il punto di vista è sempre quella di Jean Louise, che da sola sarebbe un buon motivo per affrontare la lettura), vivono in due realtà parallele, in una delle quali tra l’altro il signor Finch riesce a far assolvere un “negro”, che però fanno sempre parte dell’universo di Harper Nelle Lee. Non sono figure in contrapposizione, sono diversi e complementari, eppure, ribadisco, potrebbero coesistere nello stesso contesto in quanto restano, a tutti gli effetti, dei modelli di profonda coerenza. E non è forse questo ciò che ci ha sempre colpito in Atticus? Il suo insegnare a vivere non con parole ma con l’esempio. Ma anche, e forse è più evidente in quest’ultimo libro che nel capolavoro che amiamo, nella sua capacità di sacrificare se stesso per far sì che i figli possano diventare altro da sé, al punto da farsi anche odiare da colei che ama più di tutti gli altri. Non leggerlo, se non vuoi, ma continua a credere in Atticus. Perché Atticus è sempre Atticus.

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