15 Febbraio 2016 12:00

(Re)incontrarvi e dirci addio

Scusate se non mi unisco alle grida di giubilo per lo “storico” abbraccio tra i due pontefici dei due poli della cristianità mondiale; anche solo per il fatto che l’ambiguo patriarca “di tutte le russie” Kirill porta il nome dell’antico arcivescovo di Alessandria d’Egitto i cui sgherri, probabilmente più per “eccesso di zelo” (capita spesso ai troppo “fedeli”) che per ordine diretto dell’ecclesiastico, si resero responsabili del brutale assassinio della filosofa Ipazia (peraltro probabilmente “assimilata”, dopo rapido make-up estetico ed “ideologico”, nell’icona della (più che dubbia) martire cristiana Santa Caterina d’Alessandria.

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Senza discuterne l’importanza in chiave geo-politico-religiosa, consentitemi di relegare questi aspetti su un piano prospettico che, da non praticante, può apparirmi remotissimo e oltretutto assai relativo alle dinamiche delle comunità confessionali coinvolte. La macropolitica guarderà di certo con interesse all’abbraccio fraterno dei due boss religiosi, anche in vista della difficile sfida proveniente proprio da Est. Ma il mondo “laico” e “civile” cosa ricava da tutto ciò? Di fronte alla granitica riaffermazione della Tradizione Unica e Immutabile in cui – nero su bianco – entrambi i patriarchi affermano di rispecchiarsi senza alcuna esitazione, davanti al nemmeno troppo implicito rifiuto delle differenze, della divergenza dai dogmi (seppur espresso con i  consueti toni di “affettuosa misericordia”), al cospetto di una visione del mondo che si potrebbe riassumere con “Dio, Noi, Fedeli e Povertà”, quest’ultima intesa come bacino d’utenza elettorale e come universale pretesto per ricacciare in cantina qualunque istanza liberale che provenga da altre categorie (donne, omosessuali, “eretici”)  poiché “il mondo ha altre priorità” – di fronte, dicevo, a questa prospettiva cosmologica cristianocentrica e teocratica (sì, proprio!) spiacente ma non mi sento di accodarmi alla “ola” collettiva che accompagna papa Francesco ovunque vada. Se la sua politica sociale prevede l’accogliere i presunti “peccatori” dalla porta di servizio mentre dal soglio di Pietro continuano a transitare in pompa magna personaggi non certo “puri di spirito”, mentre la degna frase “chi sono io per giudicare” continua a dimostrarsi un vuoto slogan utile a coprire una tendenza pilatesca e conservatrice dello stesso Bergoglio… bé, allora su questa barca io non ci voglio salire.

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“Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica.”

Non “anch’essi”, Eminenze. Soprattutto. E sarebbe ora di riconoscerlo. Non siete, non SIAMO i protagonisti principali di questa tragedia globale, anzi, talvolta ne siamo appena delle comparse. Ma pretendiamo sempre le battute migliori.

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“Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani.”

Direi che di “pegni” le vostre cause ne hanno già avuti a sufficienza. Non glorificate “il martirio”, non rendete la morte per futili motivi un motivo di vanto: insegnate alla gente a vivere, e non a morire per aggiungere una tacca al vostro elenco di testimonials. Concedete al “vostro popolo” il diritto all’autoconservazione.

Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace»

Allora basta con i “distinguo” e i “sì, però…”: se un assassino non può nascondersi dietro la propria (distorta) fede, ammettete che nessuna vignetta, nessuno scherzo (anche di cattivo gusto), nessuna opinione potenzialmente “blasfema” può giustificare reazioni violente e inconsulte come quelle recenti contro fumettisti, artisti, scrittori e cittadini comuni. Non siate ambigui, non usate più formule come “è inaccettabile offendere la fede di una comunità” di fronte a crimini come questi. “Chi uccide una vita, uccide il mondo intero.”: tutto qui, nient’altro. E’ una massima talmudica, ma dovrebbe valere per ogni singolo (vero) “credente”.

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È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica…  invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.”

Purtroppo, Eminenze, in queste poche righe viene fuori quello che appare come il vero “piano” che ha portato al vostro incontro: la difesa delle “radici cristiane”, ovvero la presunta “anima” di un continente che invece ormai si sta sclerotizzando su questi stessi “princìpi”, svuotati di sostanza e di fatto ridotti a maschere inquietanti da contrapporre all’invasione dell’Altro, temuto e sorvegliato come dalla garitta della Fortezza Bastiani si scrutava il deserto da cui sarebbero venuti i Tartari… che sono già arrivati, e siamo noi. Basta brandire croci sempre più simili a falci: le nostre radici, come quelle di tutte le civiltà, sono ampi e ramificate, e non comprendono soltanto quelle “consuetudini” (più o meno positive) che le circostanze storiche e politiche hanno codificato nel tempo. Le nostre autentiche radici sono Logos, ovvero scambio, dialogo e, inevitabilmente, conflitto.

Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali che si è stabilito.

Il sentimento di “ingiustizia” è alimentato non solo dalla povertà materiale, ma anche dall’impossibilità di infrangere barriere culturali, esistenziali e sociali che relegano intere categorie umane in ghetti “invisibili” ma ratificati quotidianamente dai loro simili, questi ultimi educati al “bene” nella sua accezione più limitata, e classista; e dalla frustrazione per il sentirsi “emarginati” e “diversi” nascono i peggiori mostri della storia umana. Non fate dell’economia il problema dei problemi, ben sapendo che non lo si risolverà mai del tutto, e dunque che affrontarlo non prevede mai soluzioni definitive; non usate un argomento giusto come “i poveri del mondo” come pretesto per perseguire un’idea di società ingiusta e non più sostenibile.

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La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica … Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio… Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore… desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.”

Se “andare controcorrente” significa uniformarsi a una visione autoritaria, intollerante e fondamentalmente miope dell’esistenza, allora preferisco lasciare alla Vostra illuminata comunità il privilegio di fare i salmoni e restarmene invischiato nella palude dell’inverecondia e dell’Errore. Dietro a toni paterni e concilianti io vedo soltanto lo sguardo feroce di Kronos che scruta i propri figli temendoli, invece di amarli, frustrandone la natura perché in contrasto con ciò che il Padre-Padrone ritiene sia “giusto” e “accettabile”, e pronto a divorarli per non vedersi un giorno detronizzato da essi. Dietro alla “cristiana esortazione” alle giovani generazioni, io vedo solo una chiamata alle armi per le truppe che dovranno accollarsi l’onere e la responsabilità di propugnare ancora, e ancora, una visione dell’Uomo priva di autentica umanità. Lo spauracchio del cosiddetto “secolarismo” non è altro che un termine vuoto per indicare la Vostra paura, e l’incapacità di accettare la realtà nella sua multiforme varietà e pienezza espressiva. I milioni di bambini “a cui viene impedito di nascere”, poi, non valgono più dei milioni di loro simili cui viene imposta un’esistenza disgraziata e dolorosa, per contesto residenziale e contingenza medica, messi al mondo a forza e poi abbandonati a se stessi quando non più utili a propugnare petizioni di principio. La vita – diceva Franz Kafka al proprio padre, incapace di capirlo – “è qualcosa di più che un gioco di pazienza”; Voi forse avrete tutto il tempo del mondo, ma noialtri dobbiamo vivere adesso, ed è adesso che abbiamo bisogno di operare dei cambiamenti, perché i problemi sono tanti, ma quello più impellente è relativo alla convivenza e al rispetto dei popoli, e per quanto nessuno neghi che la religione e la spiritualità, nella loro migliore espressione, possano contribuire al miglioramento degli individui, mi duole sottolineare come anche le odierne “riconciliazioni” epocali cui date risalto, non siano altro che conseguenze dei danni causati in passato da una totale mancanza di comprensione e capacità gestionale dimostrata dalle stesse autorità ecclesiastiche che oggi vorrebbero insegnarci a “vivere correttamente”. Ho imparato dai miei cari, e a mie spese, che per permettersi di “pontificare” un essere umano dovrebbe essere “senza macchia”, altrimenti è meglio che taccia: Eminenze, in tutta onestà, sentite che gli istituti da Voi retti possano dirsi tali?

Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.

No, Eminenze. Il futuro dell’Umanità, come sempre, dipende dall’Umanità stessa. Ed essa andrebbe responsabilizzata, invece che trattata da “bimba sperduta”.

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Cristo è fonte di gioia e di speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).

Già, ma che ne sarà di chi “Popolo di Dio” non vuol essere? Di chi non vorrà salire sulla Vostra salvifica “arca”?

Personalmente, preferisco rimanere a terra, solo o con i miei simili, ad attendere il Diluvio. Che, magari, non sarà così brutto come ce lo avete sempre dipinto.

Amen.

Eric Rittatore

Testo integrale della dichiarazione congiunta pontefice/patriarca: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/cuba_testo_integrale_storica_intesa_firmata_papa_francesco_patriarca_kirill-1547493.html

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(Vignette da “Big Bang” di Massimo Cavezzali, tratte da blogcomicstrip.blogspot.com)