13 Gennaio 2016 11:51

Il Ministero del Mocambo: aprire le porte a tutto, fuorché alla Cultura

Ecco… tralasciando il seguito, il contesto elettorale e il fatto che non ero al volante (anche volendo, non potrei), stamattina, dopo aver letto della nuova iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, mi sono sentito proprio nello stato d’animo di Nanni Moretti nel film: rabbioso, esasperato e con la voglia matta di azzuffarmi ferocemente con qualcuno.

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/moda/2016/01/12/franceschini-aprire-i-musei-alla-moda_6c7c53b1-18fb-4330-bc50-af208b7c2748.html

Poi, complice un (triplo) caffè, una passeggiata sulla spiaggia accarezzato dai raggi di questo sole primav… invernale, e dalla dolce risacca spumosa, sono riuscito a mondarmi dal malumore che mi aveva aggredito e a ritrovare abbastanza lucidità e (spero) buon senso per scrivere queste righe.

Ma, prima, intervallo con marina spotornese:

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Aaaaah… niente di meglio, prima di affrontare le “miserie” del nostro Belpaese! Ma no, non voglio lanciarmi in una geremiade da “matusa”: nell’Italia che “guarda al futuro” (andando a sbattere sul presente) sarebbe inutile e, quel che è peggio, “fuori moda”.

E cosa saremmo senza la Moda? O senza la Gastronomia? O il Calcio? O il Grande Cinema Italiano? Che sì, vince i premi con Paolo Sorrentino (mostrando lo sfacelo nazionale) e Alessandro Rak (proposto in tv all’ora dei vampiri), ma poi il pubblico riempie le sale per Checco Zalone e la Critica deve pure consacrarlo, perché “milioni di mosche non possono sbagliare“… c’è davvero da vantarsi per questo? Una pseudo cultura che liscia il pelo anzitutto a chi “fa i soldi” (o li ha tout court) e si ricorda dei veri talenti solo quando altrove vengono riconosciuti, occorre proprio celebrarla?

Mah.

Art Bonus, dunque: mecenatismo, defiscalizzazione, investimenti dall’estero, management, e soprattutto “niente barriere ideologiche e snobistiche”. Capito?! I luoghi della “bellezza italiana” e la Moda sono “pezzi dell’identità nazionale”, per cui devono poter interagire.

Non farebbe una grinza. Fosse vero.

Non è snobismo pensarla diversamente, quando l’evidenza di ciò che ti circonda esprime tutt’altra realtà… e trasformare quest’ultima in un’enorme passerella glamour non risolverà certo i problemi, al massimo li mimetizzerà per un po’.

Non molto, poiché ormai non c’è più spazio sotto il tappeto.

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“La Grande Bellezza” (2013)

Se i “luoghi” della “bellezza” sono musei e siti archeologici, bé, allora il responsabile del MiBACT – già, quasi dimenticavo che ci sarebbe di mezzo anche il Turismo – dovrebbe, se non l’ha già fatto, organizzarsi un bel “grand tour” per constatare sul campo quanto effettivamente “teniamo” alla nostra “identità”, prima di svenderla al migliore offerente in nome della “managerialità”. Anche perché all’estero sono un tantino meno accomodanti di noi, e certe lacune o disservizi potrebbero “intaccare” la fulgida immagine che vogliamo propagandare per la nostra augusta Nazione.

Un Paese come l’Italia dovrebbe letteralmente “campare” sulle proprie risorse paesaggistico-ambientali e artistico-architettoniche, invece di farne “figlie e figliastre”, sacrificandole a seconda dell’opportunismo politico del momento o, peggio, di scellerati “inciuci” con i razziatori che da anni distruggono sistematicamente la fisionomia dell’Italia. A cosa serve lottare per preservarle, se poi le oasi naturali vengono date in pasto, per cecità o calcolo, alle ruspe e alle trivelle dei cosiddetti “imprenditori”?

Sarebbe questa, dunque, la “Grande Bellezza” su cui vorremmo fondare la (fantomatica) Ripresa?  A me, personalmente, pare identica a quella, plastificata e rifatta, che abbiamo subito per venti lunghi anni… se non, mi duole dirlo, addirittura peggio: in quanto quella attuale neanche vuole ammetterli, “i ritocchini”.

Foto Marco Cantile/LaPresse17-07-2014 Pompei, ItaliacronacaPompei - Il Ministro per i beni Culturali Dario Franceschini con il Commissario Europeo Hahn ed il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro in visita a Pompei in occasione della firma per l'Action Plan per il progetto Pompei. Nella foto: Franceschini in una Domus negli scavi.
Foto Marco Cantile/LaPresse17-07-2014 Pompei, ItaliacronacaPompei – Il Ministro per i beni Culturali Dario Franceschini con il Commissario Europeo Hahn ed il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro in visita a Pompei in occasione della firma per l’Action Plan per il progetto Pompei. Nella foto: Franceschini in una Domus negli scavi. (fonte foto: IlFattoQuotidiano)

Mi perdoni, signor Ministro, se mi permetto di ritenere ben poca cosa il suo cosiddetto “patto della moda“, e di escludere che la cultura (alta o bassa) c’entri qualcosa con quella che pare, a tutti gli effetti, l’ennesima manovra col cappello in mano di un’Istituzione (quella da Lei presieduta) drammaticamente “senza portafoglio” né idee, vittima anche di una colpevole ignoranza di fondo su ciò che sono oggi le vere frontiere dell’arte e della tecnologia (due cose che di solito marciano a braccetto), aspetti basilari di quel vasto e articolato ambito definibile come Cultura (quella autentica), e soprattutto di una programmatica e ormai evidente politica nazionale volta allo smantellamento e alla marginalizzazione delle energie e delle strutture in grado di creare innovazione e progresso.

Cultura, appunto. Non triccheballacche e cotillons.

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“L’Arte della Felicità” (2013)

Ma Lei sa benissimo tutto ciò, signor Ministro, perché è una persona intelligente e preparata, purtroppo alle prese con una situazione che sarebbe assai più congeniale a un curatore fallimentare che a un “promotore dei beni culturali”. Parafrasando un’altra versione del brano che chiude il post, anche Lei mi sembra un “buon diavolo” il quale, nel suo piccolo, ce la sta mettendo tutta per mantenere in vita un apparato che, nelle dichiarazioni della Nuova Gestione Renziana, doveva diventare “il motore trainante della società e dell’economia italiana” e invece appare sempre più simile al contiano “brutto tinello marron” in cui questo Paese, abbandonato al degrado e all’influsso dei Cattivi Maestri, se ne rimane squallidamente adagiato e “chiuso in sé, sempre di più”.

Con il televisore acceso.

[Queste opinioni sono espresse a titolo esclusivamente personale, e non riflettono per forza quelle di AfNews, che mi concede questo spazio in autonomia e nel rispetto della piena libertà di espressione.] Eric Rittatore]