4 Novembre 2015 10:50

View Conference 2015. Un posto dove sei registi possono discutere dei loro film col pubblico.

v-51
registi e moderatore.

Martedì 20 ottobre fu il primo giorno del View Conference. Ma ha ospitato un evento che solitamente si tiene alla fine, la tavola rotonda dei registi.

Richard Starzak (Shaun vita da pecora. Serie e film), Shannon Tindle (On Ice), Mark Osborne (Kung fu Panda 2, Il piccolo principe), Jorge Gutierrez (Il libro della vita) e Kriss Pearn (Piovono polpette 2) erano li per parlare dei loro film e del loro modo di lavorare.

Come si siano trovati a fare il film è stato diverso per tutti. C’è chi arrivò a progetto già partito e dovette rifare quasi tutto (Osborne parlando di Kung fu panda 2), chi ha fatto il film facilmente perché le idee per il primo erano state così tante che è bastato organizzarle (Pearn), chi aveva pensato già alla storia quando era studente e l’ha proposta in giro pieno di speranze (Gutierrez), chi è partito con una serie TV ma già fantasticava sul fare un lungometraggio per approfondire i personaggi (Starzak) e c’è chi ha avuto la possibilità di fare un film come voleva senza interferenze e con tecnologie costosissime (Tindle).

Durante il discorso sono saltati fuori molti argomenti che mostravano la grande creatività e l’ingegno dei registi, ma naturalmente quelli che più hanno colpito sono stati gli aneddoti sulle difficoltà incontrate e i modi in cui le hanno superate.

Kriss Pearn ha dato un breve ma forte ritratto della complessa gerarchia che esiste alla Sony, dando proprio l’impressione che si tratti di una macchina produttiva votata al successo commerciale MA simpatica e piena di artisti.

v-52
Il bello di Gutierrez, ogni disgrazia diventa un racconto esilarante.

Gutierrez raccontò di quando con andò alla Dreamworks per discutere del suo film da produrre. Erano entusiasti della storia MA bisognava fare dei cambiamenti: 1° Niente corrida. 2°Non sarebbe dovuto morire nessuno.3° Non doveva essere ambientato in Messico e 4° Doveva essere ambientato a New York e diventare un musicall salsa/rap. Fu allora che scoprì il potere della parola “NO” e andò via con tutti (anche Katzenberg) che gli dicevano che la storia era bella ma non sarebbe mai potuto riuscire a farla. Tindle si agganciò al suo discorso per ricordare quando anche lui ebbe un appuntamento al mattino presto con la Dreamworks per andarsene verso mezzogiorno e non tornare più. Perché? a causa del musicall salsa/rock naturalmente! Sentendoli l’imperturbabile Starzak ricorda anche lui dei problemi che ebbe con la Dreamworks (si, ancora loro) durante le collaborazioni tra questi e la Aardman.

Dopo questo si è chiesto ai cinque come mai sia così difficile che un regista resti alla guida di un film dall’inizio alla fine. Gutierrez ha parlato della Pixar, uno studio che ammira, ma che ha iniziato l’abitudine, poi estesa anche agli altri, di sostituire un regista quando il film rischiava di diventare troppo d’autore e poco commerciale (so che sembra incredibile, ma questo spiega molte cose). Tutti sono stati d’accordo nel dire che fare il regista è un lavoro durissimo, si deve riuscire a mettere d’accordo centinaia di persone e convincerle che si stia facendo un film meraviglioso. Bisogna avere un carattere adatto per farlo e molti lasciano non sopportando la tensione.

Starzak (ovvero l’inglese in mezzo agli americani) era seriamente stupito da questi discorsi e a un tratto chiese; “Se le cose stanno così di chi potete fidarvi o su chi potete contare? “Sulla Crew!” rispose gridando Pearn. Tutti furono d’accordo.

v-54
Quel viaggio in aereo deve essere ancora un incubo per Pearn

 

Parlando del momento che possono chiamare “Il loro peggior incubo” Pearn ricorda che una sera, dopo aver presentato un estratto del flm a Annecy davanti a un pubblico entusiasta, mentre stava aspettando d’imbarcarsi sull’aereo per la California la Sony lo chiamò per avvertirlo che avevano cambiato totalmente la storia. Cosa che gli fece fare un viaggio pessimo tentando di riscrivere tutto in modo che si potesse salvare qualcosa.

Gutierrez raccontò una storia davvero strana sul suo produttore, odiava una canzone molto famosa in Messico che erano riusciti a mettere nel film e la voleva togliere, ma l’altro produttore (Guillermo Del Toro) disse che era una stupidaggine e se lo avesse fatto lui e Gutierrez sarebbero arrivati a gravi estremi. Gutirrez fu d’accordo, ma in realtà piangeva interiormente terrorizzato dalla situazione. Alla fine la canzone rimase e piacque a tutti, tranne che al produttore.

Osborne raccontò del gran fastidio avuto a causa dell’obbligo di mettere i personaggi di Kung Fu panda con delle armi solamente per poterne fare i giocattoli. Stearzak di quando venne un produttore americano a far visita allo studio e fu orribile perché era davvero tremendo, giudicava tutto e tutti e la situazione divenne talmente insostenibile che si ritrovò senza parole a piagnucolare spiegazioni che l’altro non capiva.

v-55
Tinde e il suo spirito conquistano tutti.

Tinde ha avuto un numero enorme di problemi con il nuovo tipo di tipo di tecnologia che si andava sviluppando durante la produzione del corto, ma è andato avanti finendo tutto.

Questo è stato il panel dei registi, un evento straordinario che ho potuto raccontare solo in minima parte e con la tristezza di dover adattare i discorsi in italiano e in forma scritta togliendo molte cose.

L’impressione generale lasciata è che tutti abbiano una gran rabbia dovuta al sacrificare il film per alle leggi di mercato.

Un altra considerazione, molto forte e molto strana, è che su cinque registi quattro hanno avuto grandi problemi con la Dreamworks. Società che ha fatto film meravigliosi ma che attualmente sta passando seri problemi. Impossibile non collegare il malumore dei registi a ciò vedendo in questo voler adattare/appiattire tutto rendendo qualsiasi storia adatta al modello di famiglia media statunitense che il mercato immagina il vero motivo per lo sfacelo in cui si trovano, visto che ha reso sempre più esili le storie e meno accattivanti da vedere.

Inoltre lo stupore di Starzak e il fatto che Osborne abbia raccontato di essere rimasto davvero sorpreso della disponibilità avuta dai produttori europei e canadesi nel fare il film (il piccolo principe) e della creatività degli studi (francofoni) nei due continenti lascia immaginare una totale differenza di operare che magari garantisce un successo mondiale ma non soddisfa i registi e gli autori. Un mondo che finirà con l’autodistruggersi? Che proseguirà con cambi alla regia sempre più rapidi? Che porterà alla nascita di molti agguerriti mini produttori che scommettendo sulle idee innovative produrranno film per un pubblico meno vasto ma comunque di migliaia di individui? Un mondo che diventerà stupendo in un utopistico futuro dove creatività, arte e bisogno di grandi incassi sapranno andare avanti insieme senza che una parte prevalga sulle altre?

Perché in tutto questo discorso una cosa è stata messa in chiaro in modo inequivocabile. Il regista è il film.

v-53
Loro sono i loro film.

Una risposta a “View Conference 2015. Un posto dove sei registi possono discutere dei loro film col pubblico.”

  1. “Il regista è il film”. Uhm… nel caso del cinema di animazione, perlomeno, non sarei così categorico. Potremmo parlarne “a quattro mani”, che ne dici Aladar? Per il resto complimenti per l’articolo!

I commenti sono chiusi.