17 Giugno 2015 15:22

Annecy 2015: l’utopia “zoologica” disney scalda più della “Frozen (little) fever” @annecyfestival

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Ieri ad Annecy, come scritto nel post precedente, é stato il “D-DAY”, in cui D sta per DISNEY(PIXAR): oltre alla presentazione di “The Good Dinosaur”, nella Grande Salle del Centre Bonlieu si é successivamente avuto il making of del corto “Frozen Fever”, nuova avventura dei protagonisti di “Frozen”,  maggiore incasso cinematografico della storia della Casa del Topo (del resto é il primo tra i film di animazione e il quinto nella classifica generale!), alla presenza di uno dei due registi, Chris Buck (l’altra é Jennifer Lee) e dei produttori Peter Del Vecho e Aimee Scribner.

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Peter Del Vecho e Aimee Scribner
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Chris Buck (é lui: credetemi sulla parola!)

Il corto, in 3D stereoscopico, che é uscito in sala il 15 marzo scorso insieme al lungometraggio live action Disney “Cenerentola” (diretto da Kenneth Branagh), risulta coreografico e canterino come il film da cui é tratto, e di certo non ha deluso le aspettative di chi vede in questo prodotto una sorta di “rivoluzione” tecnica e financo “culturale” nel mondo dell’animazione (non solo disneiana); eppure, dietro la sarabanda di sorelline pasticcione ma determinate, di maschi stolidi o inaffidabili relegati a mero contorno, dei comprimari più o meno simpatici (chi scrive ammette di non comprendere appieno il successo popolare del pupazzo Olaf cui nel corto viene pure concesso di “moltiplicarsi”), di trame che promettono e di rado mantengono, di movimenti macchina frenetici che spesso paiono voler soltanto colmare degli evidenti “buchi” di sceneggiatura, ebbene… stringi stringi, grandi novità non se ne son viste. Se il destino di una principessa oscilla tuttora fra il matrimonio o lo zitellaggio in famiglia, per favore almeno non chiamiamoli più “cartoni femministi”!

Quanto alla tecnica, invero sempre più stupefacente, sarebbe forse auspicabile che venisse messa maggiormente al servizio di una trama solida (Pixar docet) piuttosto che di stucchevolezze assortite o superflue scene d’azione che nulla aggiungono alla narrazione, e anzi la appesantiscono. Non é tanto il caso di “Frozen Fever”, in un corto l’espediente regge, ma nel caso dei lungometraggi se ne coglie appieno la pretestuosità; l’ultima fatica Disney, “Big Hero 6”,  a mio parere é uscita assai penalizzata a livello narrativo dall’eccessiva smania di “miracol mostrare”.

Maggiori speranze, francamente, ci ha suscitato la successiva presentazione del prossimo lungometraggio Disney “Zootopia”, previsto nei cinema americani il 4 marzo 2016 e di cui é già disponibile un gustoso trailer:

Ecco i protagonisti in persona, venuti ad Annecy per parlare dell’opera:

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non vi ricorda un po’ “Inland empire” di David Lynch?

Trattasi in realtà dei due registi di “Zootopia” (o Zootropolis nella versione britannica, che perde il significato metaforico di una convivenza fra razze diverse, difficile ma almeno auspicabile, a favore di un rimando più o meno esplicito al capolavoro di Fritz Lang, “Metropolis“), ovvero Byron Howard e Rich Moore.

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Da autentici mattatori del palcoscenico i due hanno guidato il pubblico nella tentacolare (é il caso di dirlo) megalopoli popolata soltanto da animali in cui l’entusiasta ma ingenua coniglietta Judy Hopps (doppiata da Ginnifer Goodwin, la popolare “Biancaneve” della serie tv ABC “C’era una volta”), decisa a diventare un’agente di polizia malgrado tutto, si ritroverà per forza a “fare comunella” con una sorta di “George Clooney” volpino, l’arguto mascalzone Nick Wilde (Jason Bateman). Insieme dovranno risolvere un complicato caso di sparizione (rapimento? fuga?) in cui sembrerebbe essere coinvolta anche la malavita locale (non manca il riferimento al “Padrino“, ormai icona di tutte le parodie a sfondo poliziesco), con soltanto 48 ore di tempo a disposizione (ricordate Eddie Murphie e Nick Nolte?) per dimostrare alla società, ma forse soprattutto a se stessi, che “non conta come e dove sei nato: puoi sempre cambiare la tua “natura”, se lo vuoi.”

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La vera difficoltà di realizzare un film del genere? Andare a studiare i modelli per i personaggi… con un safari in Africa centrale! Ordine di un certo John Lasseter (“We call him Lassie”)…

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Gente, continuate a raccontare…