20 Marzo 2015 16:30

Calma: dietro l’eclissi non c’è Isis, me lo insegnò un buon maestro

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…tutt’al più ci gioca a nascondino AstroSam (a proposito: grazie per la foto!) ma è meglio ribadirlo, perché di questi tempi i ‘brucia*’ con il volto e il cuore coperti vorrebbero attribuirsi ogni evento (di norma sgradevole) che ci succede: di questo passo, se inciampassimo per strada, o ci cadesse in testa una mensola di casa, finiremmo per vederci dietro lo zampino dei prezzemolini di Isis.

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Già. Perseguendo una strategia che pare mutuata di peso da certa propagandistica elettorale di casa nostra, gli allegri seguaci di Ballà* vorrebbero insinuarsi come tarli in ogni ambito della nostra vita, convincendoci poco a poco che, come scrivono minacciosi sui siti presi di mira dagli hackers jihadisti, ‘LORO sono OVUNQUE’.

Affermazione che si potrebbe attribuire pure agli acari, del resto. Per fortuna, oggi esistono buoni trattamenti antiallergici, e anche per la polvere di casa i rimedi non mancano.

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Del resto, ‘loro’ NON sono ovunque. Per rendersene conto basta farsi una passeggiata, mangiarsi un panino, guardare negli occhi la propria compagna, ammirare l’eclissi dell’equinozio: ‘loro’ non ce lo possono impedire, a meno che non gli concediamo NOI questa facoltà, rendendoli il centro dei nostri pensieri.

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Un atto criminale, seppur eclatante, non rende ‘speciale’ chi lo compie, anzi. Lo rende patetico. Come chi strilla ubriaco in un bar, o chi picchia i propri cari perché ‘non lo capiscono’, o come chiunque non sa stare al mondo e dunque preferisce distruggerlo. Solo che il mondo è più coriaceo di lui. E poi, poche palle, cari i miei ‘brucia’: per quanto ora ve la tiriate, l’attentato in sé è stato un fiasco, tragico ma un fiasco. Un altro boomerang che vi siete lanciati contro da soli.

Del resto, Ballà combina molti guai, ma alla fine perde sempre.

Lasciamo dunque i miseri alle proprie miserie, e parliamo di chi, mentre noi ci concentriamo sui seminatori di terrore, lavora a telecamere spente per forgiare il futuro che, come di consueto, si opporrà al Nulla (purtroppo quest’ultimo pare possedere un maggiore appeal mediatico).

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Qualche giorno fa si è assegnato a Dubai il ‘Global Teacher Prize’, una sorta di premio Nobel per l’insegnamento istituito da Sunny Varkey, imprenditore sociale di origini indiane: ha vinto, ‘secondo pronostico’, Nancie Atwell, americana, fondatrice di un metodo e di un centro per l’apprendimento che mette davanti a tutto il piacere di leggere, ma sul serio.

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I mie ragazzi leggono (almeno) 40 libri all’anno. Li scelgono loro. Da una libreria che aggiorniamo continuamente con più di diecimila titoli. Sono loro a dirmi di cosa vogliono scrivere e imparano a farlo.” – con risultati eccellenti, considerando che molti sono poi diventati scrittori e comunque la media voti degli allievi è decisamente alta – Facciamo innovazione senza permesso.” – tradotto: portiamo avanti le nostre (buone) idee malgrado il sistema non ci incoraggi, anzi.

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[Con il milione di dollari del premio] possiamo andare avanti altri dieci anni.” – poi, rivolgendosi agli altri dieci finalisti: – “I giorni in cui siamo felici fanno saggi e qui dentro dieci persone sanno cosa vuol dire. Oggi con me hanno vinto tutti gli insegnanti del mondo. Io sto ancora imparando come trasformare la scuola, ogni scuola, in un luogo di felicità e saggezza.” – ovvero, in fortezze inespugnabili per Ballà e i suoi ‘brucia’.

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Ecco, se è vero che esistono i cattivi maestri, non dovremmo mai scordare che il mondo è pieno anche di quelli buoni, e che è per questo che l’umanità esiste ancora. E non si deve neppure andare fin negli USA per trovarli: tra i cinquanta selezionati del premio, figuravano anche due italiani, Daniela Boscolo e Daniele Manni. Ma a proposito di promozione della lettura io desidero citare queste due persone: il professor Alberto Arato, che in un contesto di certo meno ‘incoraggiante’ come quello della scuola nostrana continua imperterrito a spronare i suoi alunni a provare (almeno!) a conoscere i libri (in un Paese che sembra volersene invece sbarazzare) e magari ad apprezzare quel tesoro personale inestimabile che è la lettura; e il mio maestro elementare, Paolo Uslenghi, cui devo tanta gratitudine e anche qualche scusa.

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Si può addestrare un bambino a brandire una pistola, spiegargli che il mondo è di chi se lo prende e che conta solo ‘stare dalla parte giusta‘, tracciando per lui una via da cui egli non deve sgarrare; oppure, gli si può fornire strumenti adeguati per trovare la propria strada nella vita, convincendolo delle sue potenzialità senza proporgli il mondo come una guerra fra buoni e cattivi, bensì come un vasto oceano di possibilità aperte a tutti.

Quest’ultimo è il dono dei buoni maestri. Una fortuna che purtroppo a molti è stata negata.

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[*Piccola precisazione: d’ora in poi eviterò di associare il concetto di Dio/Allah/ Yahweh o chi per esso, ovvero categorie che hanno saputo portare l’umanità a concepire  vette di poesia, arte, filosofia, spiritualità e tolleranza sublimi, a figuri di qualsivoglia credo, ideologia, ceto, nazionalità o etnia i quali ne pervertono sistematicamente il messaggio e il senso razzolandolo nel fango dei loro interessi e delle loro idiosincrasie: per questi è sufficiente l’onnivora figura di Ballà, i cui seguaci verranno altresì definiti ‘bruciabaracche‘ (i ‘brucia’, appunto), per la loro inclinazione a esercitare tale attività sia di fatto, e spesso con proprietari annessi, così come metaforicamente, contrabbandando alle folle suggestionabili lucciole per lanterne e, soprattutto, odio indiscriminato.

Naturalmente, mi rendo conto che anche io potrei essere un ‘brucia’ agli occhi di chi non condivide le mie opinioni, e me ne assumo il rischio.

E’ la democrazia, bellezza.

Non è sempre una festa di piazza.]