
Lo fa notare Jacques Langlois su ActuaBD (click qui): in vetrina da Christie c’è, per ora invenduto, un disegno a china del 1946 (66 centimetri per 50,5), valutato tra i 500.000 e i 700.000 euro.
Ma non è quello di Hergé che vedete qui sopra, che alla recente asta parigina è rimasto invenduto solo perché al battitore (battitrice, nello specifico), che ha fatto girare i pezzi alla velocità delle luce (tutti i lotti Hergé in un quarto d’ora!), l’offerta di 500.000 non è bastata (la ditta pretendeva un minimo più alto, cioè 650.000).
Perbaccolina, direte voi, hanno schifato mezzo milione di euro per una china di Hergé…
Vabbè, ma tornando al lotto del 1946 in vetrina, citato sopra, quello è firmato da un tal Pablo Picasso, per il quale 500.000, invece, bastano e avanzano.
Impressionante, visto che i due pezzi sono simili per formato, epoca e tecnica. Questo significa che, per Christie, Hergé vale più di Picasso? O che ci si è fatti prendere dall’avidità, stimolati dalle cifre impressionanti ottenute da Hergé in altre aste?
Mah. Fatto sta che l’altro pezzo forte dei lotti firmati Hergé, come vi abbiamo relazionato – quello che vedete qui sotto, ha effettivamente sforato ampiamente le previsioni, piazzandosi per 577.500 euro. Allora, avrà avuto ragione Christie a considerare mezzo milione troppo poco per un Hergé? Lo scopriremo alla prossima occasione.