10 Dicembre 2014 16:36

Priya, l’eroina che combatte i nemici delle donne indiane, e non solo

In India gli stupri e le aggressioni a sfondo sessuale perpetrate nei confronti delle donne costituiscono da tempo una piaga endemica, che soltanto da pochi anni ha suscitato finalmente voci contrarie e tentativi efficaci di contromisure, anche da parte della componente maschile meno retriva.

Un fumetto ora si assume il gravoso impegno di sensibilizzare le giovani generazioni, nella consapevolezza che il ‘seme della violenza’ viene piantato nella popolazione fin dalla più tenera età, favorito non poco dal forte classismo che regola i rapporti fra i membri della società.

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Priya’s Shakti, ispirato alla mitologia induista, vede come protagonista una giovane donna, Priya, sopravvissuta ad uno stupro di gruppo ma segnata irreparabilmente dall’esperienza anche perché considerata ormai ‘repellente’ dalla società cui appartiene; in suo aiuto interviene però una delle divinità fondatrici dell’India, ovvero Parvati (ricordate il manga ‘3×3 occhi’?), la quale la ‘arruola’ come sorta di sua vicaria nella lotta contro i crimini di genere nel Paese.

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Uno degli autori è il regista indo-americano Ram Devineni, il quale ha spiegato alla BBC che l’idea per la trama gli venne nel dicembre del 2012, quando l’India insorse contro il brutale stupro e omicidio di una studentessa di 23 anni, commesso su un bus di Delhi da un branco di maschi di varie età. – “Ero laggiù all’epoca e fui coinvolto dalle proteste. Parlando con un poliziotto mi colpì una sua frase: Le brave ragazze non girano da sole la notte.” – compresi che lo stupro e la violenza sessuale erano un fatto culturale in India, dovuto alle tradizioni patriarcali, alla mentalità misogina e ai pregiudizi diffusi fra la gente: nella società indiana, dominata dal maschilismo, non è il violentatore quanto la sua vittima ad essere trattata con ostracismo e spesso a venire umiliata e derisa. Ho parlato con alcune sopravvissute a stupri di gruppo e tutte mi hanno raccontato di essere state scoraggiate dalle loro stesse famiglie e comunità dal provare a ottenere giustizia, e sovente di aver ricevuto minacce di morte dagli aguzzini e dai parenti di questi.”

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Nemmeno la polizia era propensa a prendere sul serio queste denunce, anche perché non di rado a macchiarsi di questi crimini sono stati proprio coloro che dovrebbero ‘tutelare’ la sicurezza delle persone. Il fumetto dunque rispecchia questa crudele realtà: Priya confessa lo stupro ai genitori e questi la scacciano di casa senza pietà, accusandola di aver ‘disonorato‘ la famiglia. Rivolgendosi alle istituzioni ottiene soltanto ulteriore disprezzo e il consiglio di ‘riparare‘ sposando uno dei violentatori … un po’ come si usava in Italia fino a non molto tempo fa, fino a quando una ragazza indomita decise di spezzare questo circolo vizioso di soprusi e infelicità.

Priya incarna, secondo Devineni, la tipica donna indiana con il suo carico di sogni e aspirazioni, e la sua voglia di vivere spesso mandata in pezzi dall’oltraggio vigliacco che le viene inferto. Nel libro, con l’aiuto di Parvati e dell’altro ‘nume tutelare’ Shiva (insieme simbolo dell’amore coniugale paritario in cui la sopraffazione non è contemplata), Priya riuscirà a trasformare la propria devastante esperienza nell’opportunità di una gloriosa rinascita. A cavallo di una maestosa tigre farà ritorno al proprio villaggio per sconfiggere i suoi nemici, questa volta annichiliti di fronte al potere e alla fierezza di una donna che il loro atto spregevole e meschino non ha potuto spezzare.

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Devinemi ha scelto un contesto mitologico in quanto l’Induismo costituisce la religione di riferimento in India (80% della popolazione è Indù) e le sue leggende sono molto radicate nell’immaginario collettivo. Il target di riferimento sono soprattutto i giovanissimi, a partire dai 10 anni, ovvero l’età in cui l’imprinting della discriminazione di genere diventa più invasivo nella formazione della loro personalità.

Per perseguire il suo obiettivo, ha voluto coinvolgere anche alcuni artisti di strada e i realizzatori dei posters Bollywodiani al fine di creare dei murales nella più grande baraccopoli asiatica, a Dharavi (Mumbai). Le opere sono munite di dispositivi di ‘realtà aumentata’ che consentiranno al pubblico di vedere piccole animazioni e inserti multimediali sulle pareti dipinte.

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E’ sin d’ora possibile scaricare una copia digitale gratuita del fumetto mentre quelle cartacee saranno disponibili al prossimo Comic Con Mumbai in versione Hindi e in Inglese.

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In India fino a pochissimo tempo fa veniva registrato uno stupro ogni 21 minuti, e le gang di violentatori diventavano spesso dei modelli da imitare, ma la tragedia di Delhi è stata la classica ‘goccia’ che ha costretto il Governo a emanare in fretta alcuni decreti anti-molestie che includono, nei casi più efferati, anche la pena di morte.

Deterrenti esposti a miriadi di distinguo, si dirà, ma almeno è un inizio. Certo, come hanno già sottolineato numerosi commentatori, soltanto attraverso l’educazione al rispetto fra i sessi, e a reali ed efficaci programmi di promozione sociale verso le classi più discriminate e reiette, si potranno ottenere autentici risultati contro la violenza di genere, che è parte integrante di un sistema sopraffattorio articolato e complesso in cui spesso le vittime si rifanno su altre vittime alimentando la spirale di miseria e dolore.

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Il progetto promosso da Devineni vuole essere un contributo a questo auspicio di cambiamento.

Urvashi Butalia, direttore della casa editrice femminista ‘Zubaan Books‘ è certa che il successo o il fallimento dell’operazione dipenderanno dall’impatto che il fumetto avrà sulla gente, cioè dalla ‘forza’ della storia raccontata: – “Molti dei cambiamenti avvenuti nel mondo sono nati grazie alle idee: e questa lo è, anche considerando che non esistono così tanti supereroi donne!”

Jasmeen Patheja, fondatrice del  Blank Noise Project e della campagna “I never asked for it” (riferita al pretestuoso legame fra abbigliamento femminile e molestia sessuale) si dice convinta dell’immenso potenziale che le arti figurative e cinematografiche posseggono per contribuire a far nascere nelle nuove generazioni (e anche in quelle vecchie, perché no?) la consapevolezza che l’abuso sessuale non ha giustificazioni, mai.

Non sarà un percorso facile, ma il viaggio è iniziato e continuerà, malgrado tutto e tutti.

Donne e uomini: in marcia!

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