21 Novembre 2014 15:26

Le stanze di Antonio Rubino da domani a Nervi

 

Le Stanze della Fantasia
Antonio Rubino e il mondo dei bambini

22 novembre 2014 – 7 giugno 2015
Wolfsoniana_Musei di Nervi

A cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone

Inaugurazione oggi, venerdì 21 novembre, ore 18

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Mettendo a confronto la stanza del bambino di Antonio Rubino (1924 c.) e la cameretta con le illustrazioni del Pinocchio di Attilio Mussino (1928 c.), la mostra intende gettare uno sguardo, attraverso materiali diversi nell’ambito dell’illustrazione e delle arti decorative, sul mondo dell’infanzia nella prima metà del Novecento e sulle scelte grafiche del settore.

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Un’ampia varietà di materiali artistici accompagnano le stanze di Antonio Rubino e “Pinocchio”. Dal punto di vista grafico, le riviste e i libri portano le firme dei principali illustratori per l’infanzia dell’epoca.
Se Rubino si impone ancora con alcune delle sue creazioni più celebri – l’indimenticabile Viperetta (1920), Re Bifè (1922), Bestie per bene e Caro e Cora (entrambi 1928 ca) – si segnalano almeno Bruno Angoletta, presente con “Giro Giro Tondo”, il mensile e poi quindicinale fondato nel 1921 da Antonio Beltramelli per Mondadori e Duilio Cambellotti con I racconti di Sorella Orsetta (1920) di Térésah (pseudonimo di Corinna Teresa Gray Ubertis), il quale aveva una lunga esperienza nell’illustrazione per l’infanzia, avendo a lungo lavorato per le scuole dell’Agro Romano nel tentativo di strappare i figli dei contadini all’ignoranza e allo sfruttamento.
E poi ancora giochi, pupazzi, tessuti e un’originale altalena per due di produzione cecoslovacca in tubolare di acciaio cromato e legno dipinto, in cui uno dei giochi più antichi e comuni viene reinterpretato e modernizzato alla luce dello stile funzionalista che allora si stava imponendo.
La mostra, curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone, si avvale anche di alcuni prestiti provenienti dalla Galleria L’Image-Manifesti originali del XX secolo di Alassio e dall’Archivio Storico della Pubblicità di Genova. Si ringraziano Alessandro Bellenda, Francesco Calaminici e Anna Zunino per l’amichevole collaborazione.

A conferma della straordinaria ricchezza espressiva della sua inesauribile fantasia, Antonio Rubino fu autore, intorno al 1924, di questo ambiente decorato per bambini, i cui arredi trovano perfetta corrispondenza con i tre pannelli che li inquadrano.
Alla realizzazione di questa cameretta l’artista accennava in una lettera ad Arnoldo Mondadori dell’aprile di quello stesso anno. Se non esistono fonti che attestino un seguito a tali accordi, è invece documentata la collaborazione tra l’artista e l’”Industria veneziana mobili laccati”, fondata da Vittorio Lampronti e Giorgio De Tomi nel 1928 e attiva sino al 1934. La ditta, tra l’altro, partecipò nel 1928 al concorso delle “Tre Venezie” per l’arredamento della casa, presentando una cameretta decorata con immagini derivate dalle storie del famoso personaggio disegnato da Rubino per la rivista “Il Balilla”. [scarica il dépliant di stanze-fantasia]

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A tale cameretta ne seguirono probabilmente altre ispirate ai personaggi delle sue illustrazioni, ma questa è l’unica in cui si può ammirare integralmente la proiezione tridimensionale delle sue composizioni grafiche, come confermato da alcune geniali soluzioni, tra cui spicca la forma antropomorfa delle seggioline.

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Essere bambini tra le due guerre.
Gli spazi dell’infanzia tra arte, gioco e fantasia:

La mostra Le stanze della fantasia. Antonio Rubino e il mondo dell’infanzia è espressamente dedicata ai visitatori under 14.
È “a misura di bambino” nel senso che intende fare capire all’odierno pubblico infantile cosa significò essere bambini nei due decenni centrali della prima metà del Novecento, per quelle generazioni che nacquero all’indomani della fine del primo conflitto mondiale e che entrarono nell’età adulta allo scoppio del secondo e vissero in prima persona i tragici eventi ad esso correlati.
Le opere in mostra rappresentano quindi una selezione di ciò che accompagnò l’infanzia e la crescita dei bambini tra le due guerre mondiali, privilegiando quei materiali artistici intesi a stimolare la fantasia e la creatività, i sogni e le paure del pubblico infantile, con in più alcuni riferimenti alla propaganda del regime, ben consapevole di quanto l’educazione fosse importante nel forgiare il perfetto cittadino fascista.

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