10 Novembre 2014 15:24

Una rosa e una bottiglia di vino

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Russ Heat lamenta di non aver ricevuto nemmeno una bottiglia di vino da Roy Lichtenstein, che si ispirò alle sue vignette per realizzare alcuni suoi famosissimi quadri. Scoprite in dettaglio di cosa si stia parlando, facendo click qui (ma leggete anche i commenti – click qui, per avere una visione più completa della faccenda). Le vignette di Heat valevano (in denaro sonante) decisamente poco in confronto ai quadri di Lichtenstein, si sa. Fumettologica, parlandone, scrive correttamente “… Le opere di pop art di Lichtenstein attingevano direttamente dal fumetto, creando giganti copie dipinte a olio di vignette di vari autori dell’epoca, tra cui anche Kirby e Joe Kubert, con un discutibile metodo che ha fruttato fama e ricchezza, senza riconoscere diritti, credito o compenso alcuno agli autori delle vignette originali…” (click qui per leggere l’articolo completo).

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Però… a essere onesti non si può dire che Roy facesse banalmente delle scopiazzature, eh! – Immagine tratta dai commenti all’articolo su BoingBoing.

Ma assai discutibile può diventare anche l’atteggiamento (tra l’invidioso e il rancoroso) che alcuni autori di fumetti hanno nei confronti di chi ha trasformato una piccola parte della loro opera fumettistica in opere d’arte dal valore commerciale decisamente diverso (o anche di chiunque osi sfiorarle gratis – gratis, sia nel senso di “senza ricavarne profitto alcuno”, sia nel senso di “senza pagare qualcosa all’autore medesimo”). Discutibile perché, lo sappiamo bene, ognuno di noi non può fare a meno di “prendere dal passato” per creare la propria nuova opera originale. Qualunque fumettista normale costruisce le proprie opere lavorando, di fatto, sul lavoro precedente di altri, cui, di solito, non riconosce proprio nulla (ne’ diritti, ne’ credito, ne’ compenso, ne’ bottiglie di vino). Anzi, in genere, se ne guarda bene dall’ammettere di aver copiat… er… di essersi ispirato a opere altrui (disegni, dipinti, foto, video, testi ecc. ecc. ecc.) per timore di essere considerato un copione e (forse soprattutto) di dover dividere con altri il proprio sudato guadagno (poco o tanto che sia). Il fumettista in questione mente spudoratamente, pur sapendo benissimo che è praticamente impossibile per noi esseri umani creare davvero qualcosa dal nulla. Onesto, invece, appare chi lo ammette senza tante storie. Da questo tipo di fumettista ci si aspetta che, coerentemente, non accampi, a sua volta, pretese illogiche e/o eccessive nei confronti di chi viene dopo di lui.

Ma, allora, quale è la differenza tra la volgare scopiazzatura di comodo e l’uso originale creativo di opere precedenti? Quali sono i limiti dell’ispirazione? Si deve/può misurare quanto di originale e/o “innovativo” viene messo nella rielaborazione del passato? Si deve porre un limite ragionevole alle pretese targate con l’etichetta “diritto di autore”, e quale deve essere? Forse questi limiti esistono già nelle leggi in vigore e sono gli autori a non conoscerle, accampando di conseguenza pretese irrazionali ed esagerate?

Queste domande (e altre che sorgeranno spontanee) sono qui per voi, Autori e Creativi vari. Trovare le risposte “giuste” aiuterà a vivere meglio e più serenamente il proprio lavoro. O, se preferite un altro nome, la propria Arte [ma, occhio: What’s in a name? that which we call a rose by any other name would smell as sweetThe Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet, atto II, scena II – e, si badi bene, non vale solo per le rose profumate…].

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Romeo e Giulietta, di Sigma e De Luca, per il Giornalino

O Romeo, Romeo, wherefore art thou Romeo? Deny thy father, and refuse thy name! or if thou wilt not, be but sworn my love, and I’ll no longer be a Capulet. [idem]

Leggi l’eccezionale versione a fumetti della tragedia di Romeo e Giulietta, facendo click qui.