
La sceneggiatrice professionista Audrey Alwett lo afferma senza mezzi termini su le Nouvel Observateur e cita argomenti interessanti quanto drammatici. L’abbiamo rilanciato ieri nel nostro spazio Twitter (e Facebook), ma ma alcuni di voi professionisti potrebbero averlo perso, per cui ecco qui nuovamente il link per leggerlo e rifletterci su per bene: click qui. Vi ritrovate nelle sue parole? La situazione in Italia è analoga, o peggiore o migliore? L’associazione di categoria cui siete iscritti (o sindacato, meglio ancora, per carità) se ne sta occupando concretamente, o la state sollecitando a farlo dando il vostro contributo attivo? O va tutto bene? O magari siete in vacanza a Bora Bora e se ne riparla a settembre?
Quando leggo queste cose mi chiedo come diamine possiate andare avanti a fare il vostro lavoro.
Non è l’unica professione che può sentirsi minacciata dall’avanzata del dilettantismo a basso costo. Anche i giornalisti, per dire, patiscono questo tipo di “attacco”, con redazioni che si riempiono di giornalisti a basso costo (a volte bassissimo), con un uso massiccio di copia-e-incolla per stare dietro ai bassi compensi ecc. ecc. ecc. E gli editori hanno sempre patito ciò che poteva portare a prezzi di vendita bassi (come l’arrivo dei tascabili a suo tempo e oggi il digitale – si veda l contrasto tra Amazon e Disney e Hachette, per dire), facendo resistenza per mantenere alti i prezzi al consumo e i margini di guadagno. E anche gli autori preferiscono prezzi alti per il consumatore, nella speranza di ricavarne un maggior profitto (che, invece, magari va all’editore, o a chissà chi altro) e così via. Il libero mercato ha anch’esso il suo rovescio della medaglia.
Ci vuole parecchia fantasia per adeguarsi al cambiamento, quando non lo si può fermare. Ai posteri…
Ma, nel frattempo, i creativi continueranno a creare, semplicemente perché non possono farne a meno.