Walt Disney rifiutò tutta la vita di dare un seguito ai capolavori realizzati dai suoi Studios, fedele alla propria concezione di creatività riassumibile nella celebre formula “Always keep moving forward” (andare sempre avanti, e oltre). Il primo sequel ‘ufficiale’ arrivò solo nel 1990 (“Bianca e Bernie nella terra dei canguri“), ma a partire dal 1994 la politica della Disney virò radicalmente cominciando a sfornare sequel e prequel a profusione, con risultati a dire il vero non sempre all’altezza degli originali. Potete fare un bel ripasso, completo di video, grazie a questo esauriente elenco su Fumettologica.
5 risposte a “Quanti ‘sequel’ alla Disney: cosa penserebbe Walt?”
I commenti sono chiusi.
Questi sequel li conosco tutti e molti li ho visti. ‘Bianca e Bernie nella terra dei canguri’ fu il primo lungometraggio Disney che non mi piacque e ci rimasi molto male. ‘La sirenetta 2 è passabile e anche ‘Il ritorno di Jafar’, che diede il via a una bella serie televisiva. Il resto è solo ottima animazione sprecata nel tentativo di fare soldi sfruttando vecchie glorie. Anche se la recensione di ‘Bambi2’ fatta da Stefano Disegni (Rischio di morire come tua madre! Bambi, non è che porti sfiga?)è stata impagabile.
Manca all’elenco ‘Le follie di Kronk’, che per quanto imparagonabile al capolavoro ‘Le follie dell’Imperatore’ è un ottimo seguito e fa ridere di gusto.
Certo Disney ne sarebbe stato orripilato. Pieno di idee com’era (forse troppe, era ossessionato dalla creatività) non ne avrebbe mai ripreso una vecchia.
Beh, l’ottica è quella di spremere un limone finchè è esaurito… Peccato, perché le idee ci sarebbero, anche qui da noi (lo hai evidenziato tu stesso nel tuo post “Animazione in festa” del 15 maggio), ma è più facile/redditizio e meno faticoso realizzare un prodotto – ahimè – premasticato e predigerito
In realtà quasi tutti questi seguiti vengono prodotti per il mercato dell’home video, che è una voce fondamentale per il bilancio della Disney: la qualità minore dipende anche da questo, sono opere ‘minori’ realizzate in studios periferici (Winnie The Pooh, che peraltro ha visto anche sequel non male come ‘W. P. e gli Efelanti’, veniva realizzato in Australia) che di tanto in tanto vengono azzardate nei cinema confidando nella fiducia che il pubblico ha nel marchio Disney. Ma ormai puntano sulla creatività Pixar, i vecchi brand servono per monetizzare, e dopotutto è normale tenuto conto della quantità di personaggi di successo di cui dispone la Disney.
Penso che alcune cose non le prendano seriamente. Per ‘Lilo e Stich’ l’autore del lungometraggio è stato presente nei sequel e non erano molto peggio del film e cambiando studio penso che ‘Madagascar 3’ sia migliore dei precedenti. Se c’è la storia e la si sa raccontare tutto va bene, ma c’è la storia? Si hanno le idee giuste per raccontarla bene?
Il fatto che siano pensati quasi sempre per l’Home video non dovrebbe essere una scusa per fare robetta. Almeno in un mondo ideale, sigh.
Il cinema di animazione è anche una questione di gusti: personalmente ho trovato i sequel di Madagscar e de L’Era Glaciale molto meno belli dei film originali ma, ripeto, questa è (anche) una questione di gusto personale. Il problema vero di questi sequel è che, quando fanno riferimento ai ‘veri’ classici Disney il confronto con quei capolavori di arte, passione, studio indefesso e fantasia non regge … c’è un sentimento, un’anima in essi che spiega quale fosse la peculiarità disneiana e che, senza togliere nulla ai bravi professionisti che hanno lavorato ai seguiti, non si trova più, e forse non è nemmeno più possibile riprodurre. Anche Lasseter, che pareva possedere il ‘Disney Touch’ ora sta scadendo in un ludicismo superficiale e giocherellone che va a scapito delle storie: peccato.